Chiesa San Francesco Terni – ingresso nuovo parroco don Carlo Zucchetti

Carissimi Fratelli e sorelle, oggi festa di San Francesco d’Assisi, in questa chiesa parrocchiale a lui dedicata abbiamo la gioia di accogliere il nuovo parroco nella persona di don Carlo, che già anni orsono lo è stato.
La figura di san Francesco ben tratteggiata nei particolari più significativi dalla Parola di Dio proclamata in questa liturgia lo presentano – così come abbiamo sentito pronunciato nella preghiera colletta prima della proclamazione della Parola- come immagine viva di Cristo povero e umile.
Ed abbiamo anche invocato il Signore che camminando sulle sue orme, quelle di Francesco, abbiamo noi la certezza di seguire il Signore Gesù.
Carissimi Fratelli e sorelle la storia di san Francesco, a ben vedere è strabiliante, come lo è anche la storia di don Bosco, padre della tua famiglia carissimo don Carlo e don Piero. Ed è strabiliante nel senso che la vita dei santi è non tanto la riproposizione asettica, quasi ripetitiva, come se si trattasse di fotocopie dell’immagine di Gesù. Essi sono stati immagine viva del Cristo nel tempo storico da loro vissuto. Non sono stati delle statue, pur a stampo religioso, rinchiusi in nicchie dorate. Non sembri perciò strano se questi Santi, come i profeti del Signore, come lo stesso Signore Gesù, gli apostoli abbiano, insieme alla simpatia e all’accoglienza, dovuto sopportare anche l’incomprensione; l’indifferenza o la dura opposizione, talora di coloro che erano loro vicini.
Francesco è immagine viva di Cristo. E noi contemplando questa verità siamo chiamati a confrontarci su quanto costituisce il suo opposto, il suo contrario, ossia l’immagine non viva, sterile. Peggio ancora se morta o ammazzata; in pratica diremo oggi un’immagine falsa.
Carissimi fratelli e sorelle, carissimo don Carlo e don Piero, san Francesco immagine viva di Cristo ci sollecita e ci sprona a fare i conti con il nostro essere credenti; col nostro essere immagine di Gesù. Ma non quello delle cartoline, il Gesù del Vangelo, di tutto il vangelo e non di quello parziale o di un vangelo di parte, che non esiste.
Carissimi fratelli, siamo davvero cristiani immagine viva, vitale, dinamica del Cristo, oppure ci accontentiamo di ciò che in altre situazioni costituisce il minimo sindacale? Lo sappiamo bene carissimo don Carlo e don Piero questa non fu la condotta di San Francesco e neanche di don Bosco, il quale ha dovuto sopportare e fare i conti con i venti contrari di chi gli proponeva un cristianesimo da salotto.
Francesco d’Assisi è per tutti noi immagine viva di Cristo povero e umile. Egli realizza nella sua vita, mediante condotte e atteggiamenti profetici, l’eterna giovinezza dello Spirito; ed è per questo che Gesù esulta come abbiamo sentito nel Vangelo: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Tutte quelle verità che Gesù esprime attraverso le parabole e quelle delle misericordia così come ogni padre, così come ogni vescovo, ogni pastore deve essere l’immagine del buon pastore, del padre misericordioso che attende il suo figlio quando si allontana e cerca di conciliare le due anime, oppure come il buon pastore che non si dà pace fin quando non trova la pecorella smarrita.
Francesco d’Assisi – così ci tramandano le fonti – incontrò effettivamente il Signore Gesù vivo e vitale presente in tutti i fratelli e sorelle, dal lebbroso purulento, allontanato e perciò scomunicato, fino all’ancor più lontano sultano musulmano e quindi ancor più scomunicato. Tale incontro ha operato in lui una rivoluzione tale da generare tra i cosiddetti benpensanti di allora grandissimo e gravissimo scandalo: lui che si spoglia di tutto, davanti a tutti apparendo così agli occhi di tutti vergognosamente ridicolo, abbandonato e seguito sempre.
Francesco è immagine viva del Cristo anche quando nel suo corpo vengono impresse le piaghe e i segni della passione del Signore Gesù, le stimmate. Anzi proprio questo atto, proprio questa situazione di morte, segna il vertice del suo essere immagine viva del Cristo. Non abbiamo paura dei segni della passione di Cristo che sono i segni della sua redenzione.
Tutto questo ci sprona, carissimi, fino alle midolla, affinché il percorso sinodale che Papa Francesco ha voluto per tutta la Chiesa e quindi per la nostra chiesa di Terni-Narni-Amelia, sia non tanto la ripetizione, forse fin troppo stanca e perciò inutile, di alcuni moduli di condotte religiose, quanto piuttosto – così come abbiamo sentito sempre nella preghiera – camminando sulle orme di Francesco, possiamo seguire il tuo Figlio e unirci a te in carità e letizia.
Francesco d’Assisi continui anche oggi a parlare così come ha fatto durante la sua vita alla nostra città di Terni; continui a parlare da questa parrocchia a lui dedicata attraverso, carissimo don Carlo e don Pietro, la tua persona di parroco a partire dall’ accoglienza fraterna di tutte le persone, di qualsiasi ceto sociale, nazionalità o cultura esse siano, soprattutto dei giovani, così come è caratteristica della vostra missione.
Il “Vangelo sine glossa” di cui san Francesco si fece portatore, garante e immagine viva, guidi ciascuno di noi affinché non ci vergogniamo mai di rendere a lui testimonianza, costi quel che costa.
Dio ti aiuti in tutto questo, carissimo don Carlo, ti affido alla intercessione dei santi Francesco e Giovanni Bosco e alla materna e premurosa intercessione di Maria Ausiliatrice.