Una piccola comunità, che sfiora appena i duecento abitanti, si ritrova ogni anno il 16 luglio per celebrare la Festa in onore della Madonna delle Grazie; festa storicamente legata ad una piccola e deliziosa chiesina, che risale al XVI° secolo, ricca di affreschi il cui restauro dovrebbe partire a breve grazie all’intervento della Fondazione Carit. Molte persone in realtà conoscono Collicello nel mese di luglio per la famosa Taverna che accoglie centinaia di persone ogni sera, attratte dalla Sagra della fava cottora dell’amerino, della Polenta alla carbonara e del Cinghiale. Racconta il parroco, che, quando due anni fa’ cominciò a prestare il suo primo impegno pastorale, scoprì solo all’ultimo momento, sfogliando i depliants della Festa, che tutto l’impegno della Taverna e delle varie serate danzanti si svolgevano in onore della Madonna delle Grazie, onorata con una processione ravvivata dalla Banda di Avigliano. Con pazienza certosina, cercando qualche buon alleato nel paese, l’anno successivo propose la celebrazione della Messa prima della processione e quest’anno addirittura il Triduo in preparazione alla festa: rosario, breve riflessione ed esposizione eucaristica con benedizione. Con meraviglia di tanti, quello che sembrava lontano e impossibile, è diventata una bella esperienza di comunità cristiana. Certo il Tantum ergo quasi nessuno lo ricorda più, ma vedere 25-30 persone che ritrovano il gusto di trovarsi la sera dopo le 21.30 insieme a pregare anche davanti all’Eucaristia solennemente esposta, è certamente stimolante e invita a fare anche qualche riflessione ulteriore. Se la gente la coinvolgi, se spieghi il significato di certi momenti liturgici, se fai le cose con solennità e dignità, pur nella semplicità e modestia dei mezzi a disposizione, vedi che la gente si innamora nuovamente della Liturgia e forse anche del Signore, dando nuovo vigore alle devozioni più radicate. Nella celebrazione della Messa di sabato sera, la benedizione e inaugurazione del nuovo ambone, realizzato in legno secondo le norme liturgiche e offerto da una famiglia in memoria di un proprio caro, insieme ad una processione molto composta e partecipata, è stata un’ulteriore occasione per una catechesi sulla Parola e sulla sua importanza radicale nella liturgia e nella vita cristiana. Mentre la nostra Diocesi sta riflettendo su una nuova geografia della sua realtà pastorale, forse sarà bene ricordare la potenzialità di queste piccole comunità, sfruttando al meglio le risorse che nonostante tutto esse hanno conservato, forse sotto la cenere, senza semplificare i problemi con facili soluzioni che guardano esclusivamente ai numeri.
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