Corpus Domini 2022

Contemplando ed interiorizzando la Parola del Vangelo appena proclamato, insieme allo stupore che ne deriva ogni qualvolta lo si legge o lo si ascolta, veniamo invasi anche da una sorta di smarrimento. Dallo stupore per il miracolo compiuto dal Signore e dallo smarrimento per il comportamento degli apostoli i quali, forse in nome di un eccessivo filiale rispetto per il Maestro gli suggeriscono di assumere atteggiamenti opposti all’indole del suo ministero.
Carissimi fratelli e sorelle, in virtù di quanto accaduto quel giorno, preghiamo il Signore che allontani da noi la tendenza, spesso frequente anche nelle nostre comunità, di congedare le persone. Di lasciare cioè che ognuno si possa arrangiare come vuole e come può.
Dal Vangelo di oggi apprendiamo piuttosto che chi segue il Signore, ossia chi fa parte della comunità dei figli di Dio, non può mai esser congedato, non può esser tenuto ai margini, né tantomeno lasciato andare alla deriva.
Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, derivato da una piccolissima ma totale condivisione di quanto si aveva a disposizione, insegna molto sul Mistero dell’Eucaristia, ossia la sua ineffabile ricchezza in quanto dono e il suo significato anche in chiave sociale di solidarietà.
Il Signore ci illumina sul fatto che ogni tipo di contabilità, nella misura in cui passa attraverso la condivisione, ha in sé la capacità di generare il miracolo della moltiplicazione; e questo anche a fronte di quanto accaduto e continuamente succedere nella nostra società opulenta e molto spesso egoista, dove ogni genere di moltiplicazione iniqua non fa altro che generare disparità, diseguaglianze e quindi il continuo proliferare della povertà.
Il Signore ripete anche a noi oggi quanto allora detto ai suoi apostoli: “voi stessi date loro da mangiare”. Questo indirizzo del Signore, tradotto nella pratica, significa e veicola un’azione continuata, riassumibile col sostantivo compartecipazione. Da questo possiamo comprendere che non sarà strettamente necessario andare a comprare qualcosa, non sarà neanche necessario spendere del tempo per andare a cercare chissà che cosa. Sarà piuttosto necessario mettere a disposizione qualcosa, anzi mettersi a disposizione in prima persona. E conseguentemente ricondurre tutto al Signore, affinché dalle sue mani, quanto dato dalle nostre mani, possa ritornare arricchito, sufficiente per tutti, sovrabbondante ed anche rimanente. Nella piena consapevolezza però che quanto noi possiamo mettere a disposizione, prima ancora d’esser una nostra proprietà è invece dono di Dio.
Ancora, perché si possa avere un tal genere di miracolo sarà anche necessario fare come ha fatto Gesù, ossia alzare gli occhi al cielo. Alzare gli occhi al cielo significa non tanto compiere una sorta di gesto magico che non esiste; non significa neanche distogliere la nostra attenzione dalla realtà dei fatti concreti, quanto piuttosto avere la capacità di presentare –ossia di offrire- questa realtà al Padre per riaverla da lui decifrata attraverso il suo stesso metro di misura. Compartecipare al volere di Dio sarà la missione fondamentale nel far sì che tutti possano avere il nutrimento completo per la vita: Nutrimento completo costituito dalla sua parola e dal suo corpo, visibilmente presente attraverso l’azione comune e corresponsabile dei suoi discepoli.
L’Eucaristia è per noi il Dio fatto uomo; Egli desidera essere celebrato nel rapporto concreto della vita delle persone, affinché sia resa verità al volere di Gesù espresso con le parole: “Fatte questo in memoria di me”.
L’Eucaristia è la carne del Figlio di Dio, l’agnello pasquale; la remissione dei nostri peccati, il pane della vita e il nutrimento celeste necessario in questo cammino.
Nell’Eucaristia si condensano tutti i doni del Padre e da essa scaturisce la fonte vitale di salvezza. L’Eucaristia è perciò il culmine e la fonte della vita della Chiesa./
Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, noi ti ringraziamo perché con questo cibo ci edifichi, ci alimenti e ci dai la forza nel cammino.
Ci edifichi; come persone e come comunità, ossia come salvati dal tuo mistero pasquale e costituiti, non tanto come singoli individui, quanto piuttosto come membra vive di un corpo: della tua Chiesa, per la quale hai dato la vita e che hai generato dal tuo fianco squarciato. Per questo ti ringraziamo e ti invochiamo affinché possiamo sempre e di più prendere consapevolezza che qualsiasi cosa noi possiamo avere in animo di attuare, questa non può essere disgiunta dalla fonte che sei tu. Ci edifichi dunque come pietre vive, ossia consapevoli e attivi, affinché siamo collaboratori corresponsabili nella costruzione del tuo corpo vivo.
Ci alimenti perciò di te stesso, del tuo corpo e del tuo sangue, da cui proviene l’incommensurabile ricchezza della forza rigeneratrice della Grazia. Ci alimenti, e con questo criterio naturale per la nostra sussistenza, desideri trasmetterci il nutrimento sovrannaturale di te per la ricomposizione e la salvaguardia dell’immagine Divina di figli di Dio che ci hai donato mediante il Battesimo. E alimentandoci di te abbiamo la forza e la capacità di accogliere, valutare e comprendere ogni parola del Vangelo, affinché possa essere, e col nostro apporto ridiventare, parola di Dio incarnata nel tempo. E nel tempo, in questo nostro tempo – sia pur con tutte le contraddizioni che porta con sé- gustare la vita eterna che hai promesso ai tuoi discepoli con le parole “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”.
Ci dai la forza del cammino nell’itinerario della vita; nel cammino della storia e in quello che come popolo di Dio, di Chiesa –sotto la guida di coloro che tu stesso hai posto come servitori e guide- intendiamo percorrere insieme come unico popolo, sia pur con le diversità di ciascuno in quanto essere unico e irripetibile, ma con il comune progetto di salvezza verso la meta da raggiungere nella compiutezza del tuo Regno. Ma quale sarà mai la mappa di tale cammino, o Signore Gesù? A questo interrogativo rispondi con le nota espressione: “Io sono la via la verità e la vita….”e sappiamo che la via certa che ci conduce alla vita ha avuto in te il culmine e la compiutezza nel mistero Pasquale di passione morte e risurrezione. È questo un cammino arduo, ma è il cammino della vita; è l’unico percorso che ci ricongiunge a te e ci affratella gli uni agli altri. O Gesù, non farci mai mancare il pane che ci dà la forza del cammino.
Allontana perciò da noi la tentazione che ci inclina a spezzettare e frantumare le nostre azioni distogliendole da questo progetto di vita, da questo itinerario, isolandole dalla via, da questa via progettuale, riducendole a singoli eventi, dove ciò che emerge è il frazionamento distruttivo piuttosto che quello positivo della condivisione (da cui deriva, eucaristicamente parlando la fractio panis) e da cui l’unica soddisfazione che ne consegue è quella di aver potuto occupare uno spazio. In merito il santo padre Francesco illustra come il tempo sia superiore allo spazio. Questo tempo -lungo o breve che sia- è il tempo della salvezza, nel quale ciascuno di noi è collocato dalla provvidenza, ma di cui nessuno di noi è il proprietario.
Facci perciò comprendere, o Signore, che inseriti in una siffatta dimensione, totalmente antropologica e pienamente teologica, saremo anche maggiormente predisposti a comprendere il pieno significato del memoriale della tua Pasqua, che si fa presente nell’Eucaristia e che in te unisce, in un unico pane, l’intera umanità. Amen