Epifania 2023

Carissimi fratelli e sorelle, vi ringrazio della vostra presenza a questa celebrazione eucaristica nel primo anniversario della mia Ordinazione Episcopale e del mio ministero apostolico in questa Diocesi di Terni-Narni-Amelia. Ringrazio il Signore per voi, e con voi chiedo la grazia di essere sempre strumento della presenza viva di Gesù Buon Pastore, avendo sempre la capacità di fare ogni cosa con e nella carità.
Guidati dalla Parola di Dio che abbiamo sentito proclamata nella solennità dell’Epifania del Signore, ci lasciamo condurre alla scoperta, sempre nuova del senso profondo della nostra vita. Lo facciamo in compagnia dei Magi dei quali l’evangelista san Matteo riporta atteggiamenti, parole e intuizioni.
I magi, una volta arrivati a Gerusalemme indagano e dichiarano:
1. “Abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti per adorare il Signore”.
Tra l’immensità delle stelle viste, visibili e osservate, essi ne scoprirono una tutta speciale. Davanti a tale fenomeno nacque in loro il desiderio di capire fino in fondo cosa poteva essere e significare. Tutto questo ha spinto i Magi a mettersi in movimento.
2. “Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti”. Ma prima ancora di questa attestazione vi è una domanda, un interrogativo, che è fondamentale per la comprensione, rivolto ad Erode e agli abitanti di Gerusalemme: “Dov’è il re dei giudei che è nato?”
In altre parole, i Magi intuirono immediatamente che una luce così speciale non poteva essere circoscritta, racchiusa entro un semplice fenomeno astrale, ma doveva contenere in sé già ciò che significava, ossia il RE, che è luce in sé stesso./
Il Signore è nato, e oggi anche nel nostro tempo, non si trova –diremmo- in un’altra dimensione. Egli si è fatto uomo, è il Dio fatto uomo, e perciò intende dare all’umanità la luce divina di cui essa necessita, affinché possa vivere bene orientandosi in mezzo alle tante tenebre.
Questa luce brilla comunque; cerchiamo perciò di scoprirla oppure di riscoprirla anche noi, oggi insieme ai Magi, mettendoci in viaggio, anzi in cammino, senza mai demordere dalla nostra ricerca, anche se impegnativa o faticosa. Nella certezza che, come sappiamo, “Il Signore si fa trovare da chi lo cerca con cuore sincero”.

3. Il mistero del Natale avvolge l’intera storia dell’umanità e in maniera tutta particolare investe la vita di ogni cristiano, di ogni battezzato, il quale ha già ricevuto il dono della vita nuova in Cristo.
Egli dunque abita in noi; la sua luce dissipa le nostre tenebre, perché in Lui noi posiamo essere luce.
Egli perciò desidera oggi essere ospitato nella nostra persona e nella nostra vita. Non perché abbia necessità di un luogo in cui potersi impiantare, come se fosse una sorta di parassita, quanto piuttosto perché senza di Lui la vita delle persone, la nostra vita, non ha senso, oppure naviga a seconda delle mode, delle emozioni, delle contingenze, dei successi o degli insuccessi ecc..
La domanda dei magi e la loro ricerca, possiamo dire, siano la domanda di ricerca di senso del mondo di oggi, della nostra società che, in maniera consapevole oppure indiretta, si rivolge a noi credenti, e ci chiede conto della luce di Cristo ricevuta nel Battesimo.
Non capiti che costoro, ossia i magi di oggi, del nostro tempo, i ricercatori di Dio, non vedano più in noi o dalle nostre parti, riflessa la luce di Gesù che ci è stata comunicata nel sacramento della nostra rinascita! Tale fu la “delusione/meraviglia” provata dai Magi al loro arrivo a Gerusalemme, quando si accorsero che la stella era scomparsa dalla loro vista.

4. Il desiderio dei Magi è chiaramente espresso: trovare questo re e mettersi davanti a lui in adorazione.
Carissimi fratelli e sorelle il termine ADORAZIONE oggi così desueto, non più ordinariamente utilizzato; al contrario, a ben considerare la realtà, troviamo sia molto esercitato nella quotidianità dell’agire, in modo purtroppo fuorviante o comunque non corretto.
Adorare infatti, comprendendo i sinonimi di venerare, onorare, divinizzare, amare, riverire, idolatrare, prediligere, ci ragguaglia sul fatto che anche nella nostra epoca -che si ritiene emancipata- esiste un gran numero di adoratori di falsi miti o di falsi valori, i quali piuttosto che comunicare vita esprimono possesso, manipolazione, violenza, diseguaglianze e, in non pochi casi, anche morte. Ne deriva che l’adorazione in questo senso, invece di promuovere e liberare, genera una sorta di dipendenza, di asservimento e di schiavitù.
Dall’esperienza dei Magi, apprendiamo che l’atto di adorazione è così silenziosamente profondo che, da una parte conclude coronandolo un percorso, ossia quello della ricerca, e dall’altra illumina ulteriormente il successivo riprendere il cammino. Essi infatti, eludendo la nefasta raccomandazione di Erode, “fecero ritorno al loro paese per un’altra strada”.

5. Abbiamo visto la sua stella.
Ma come si fa a vedere le stelle, come si fa a scoprirle nel cielo? Semplice: unicamente scrutando nel buio e alzando il capo, lontano dagli inquinamenti luminosi generati dall’uomo. Chiediamo perciò al Signore che ci conceda la forza di attenuare e progressivamente spegnere tutti i finti bagliori che circondano la vita personale; e nel buio buono/positivo dello spazio che saremmo stati capaci di ottenere, essere in grado di intercettare, nel firmamento dei molteplici astri, l’unica stella polare capace di orientare e dare senso alla nostra esistenza.
Il re cercato dai Magi, infatti, Nostro Signore Gesù Cristo, tra l’infinità di luci che possono pur brillare, ha una luminosità particolare, unica, che si scorge anche da lontano, avvertibile addirittura tra le inevitabili nubi; e perciò la si desidera e la si ricerca, perché di Dio, sebbene qualcuno possa ritenere il contrario, non se ne può far a meno.
Egli è l’unico che accoglie, è l’unico che si è fatto umile sino alla morte per darci la vita, egli si è fatto carne, si è fatto debole. Infine si è donato totalmente fino a farsi pane perché potessimo nutrircene.
La luce di Cristo, insegna s. Agostino, non è fuori di noi, dobbiamo andare a cercarla nel nostro cuore, ossia nella nostra più sacra intimità.
Anche qui sarà necessario un cammino; un cammino di ricerca, probabilmente anzitutto di purificazione, certamente di riflessione e meditazione guidati dalla luce stessa di Dio presente nella sua Parola.
Carissimi fratelli e sorelle ecco la luce, a nostra portata di mano: la parola di Dio.
La Bibbia, il Santo Vangelo, sia la stella che guida i passi della nostra vita perché possiamo darle un senso, anzi di più: scoprire il compito che il Signore ci affida.
La vita, la vita di ciascuno di noi è una chiamata del Signore, un tempo si diceva “una vocazione”. Ognuno deve scoprire la propria vocazione, quella che Dio ha pensato unica, originale, irripetibile, per ogni singola persona e ogni giorno verificarla, di modo che si possa essere -così come detto dal Signore ai suoi discepoli- “sale della terra” e non a caso anche “luce del mondo”. Riflesso autentico dell’unica luce che è Cristo Signore.
Fuori da questo criterio ci sono soltanto sotterfugi, doppi giochi, progetti negativi di sopraffazione ecc. come fu per il Re Erode, il quale, non schiodandosi di un centimetro dalla sua postazione di prestigio, si mosse unicamente per fare terra bruciata intorno a sé.
Il mistero dell’Epifania sia per noi, per la nostra società, per la nostra diocesi, il criterio affinché, costruttori collaborativi del Bene attraverso la corale partecipazione, possiamo essere manifestazione luminosa e punto di riferimento anche e soprattutto in questi tempi complessi. Ci sostenga la materna intercessione di Maria Santissima e ci incoraggi in ogni progetto di bene.