Carissimi fratelli e sorelle, in questo giorno in cui celebriamo la festa di san Giovanni Bosco, sentiamo quanto mai viva e vibrante l’esultanza del Signore Gesù, in riferimento alla vita del nostro carissimo don Bosco, il quale ha saputo incarnare nella sua persona il segreto di quella piccolezza gradita a Dio che, lungi dalla insignificanza e banalità con la quale solitamente si è soliti identificare le cose piccole, rispecchia in tutto la caratteristica stessa del Signore, che nei piccoli e poveri si è voluto identificare.
Questa è per noi tutti una grande proposta affinché possiamo realizzare anche quanto espresso sempre da Gesù nelle beatitudini, le quali, dalla prima fino all’ultima fotografano, delineano e descrivono l’atteggiamento delle persone gradite a Dio: i poveri, i miti, i puri di cuore ecc.
E se talvolta siamo portati a scartare, per via delle questioni umane più disparate, questo criterio, ritenendolo passeggero o secondario dell’insegnamento di Cristo, abbiamo questa bella pagina del Vangelo che, pur se piuttosto nota, merita sempre d’essere letta e meditata.
Chi è il più grande? Chi è il più grande, cioè il più importante; e dato che si tratta del regno dei cieli, chi è colui che è degno di somma considerazione?
Ci si sarebbe dovuta aspettare da Gesù chissà quale risposta ad effetto, che potesse portare in primo piano l’immagine dell’Altissimo. Invece no. Il Signore Gesù chiamò vicino a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “in verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei Cieli”. Come possiamo notare Gesù non dà una risposta diretta alla domanda postagli, non dice subito chi è il più grande, dice invece come si deve entrare nel regno, ossia attraverso una sincera conversione che ha come base il metro del bambino, con la sua piccolezza, la sua innocenza, precarietà, necessità di tutto ecc. Perciò, continua dicendo “chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli”.
Carissimi fratelli e sorelle, questo significa che per essere grandi bisogna diventare piccoli. Ma perché? Lo sappiamo, lo abbiamo detto e sarà sempre necessario ripeterlo: perché questo è il metodo di Dio….fino a toccare la piccolezza più assoluta con l’annullamento di se stesso ….perché noi potessimo avere la vita.
Questo lo comprese molto bene la Madonna Santissima, la quale dopo il suo sì, al cospetto della cugina Elisabetta, proruppe con il cantico di lode “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”.
Purtroppo siamo anche costretti a sentire notizie di “piccoli”… i quali piuttosto che attenzione, cura e protezione, subiscono violenze, sopraffazione, ingiustizie di ogni genere. Per coloro che si macchiano di tali nefandezze il Signore ha già espresso uno tra i più gravi giudizi: “È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli” (Lc 17,2)
Carissimi fratelli e sorelle, rispondere generosamente e con umiltà al Signore genera lo stato di gioia che ogni persona desidera e ricerca. Fuori dalla fonte della gioia si ricercano e si trovano alternative che, non essendo autentiche, finiscono per condurre verso tutt’altro. Ecco allora l’invito ad accoglierla questa gioia, così come abbiamo sentito espresso nella seconda lettura: “Rallegratevi nel Signore sempre…tutto quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri”.
Come non vedere in tutto questo, in questi semplici accenni della Parola di Dio di questa nostra liturgia, come non vedere emergere i tratti caratteristici che furono di Giovanni Bosco? Umiltà, gioia, obbedienza, piccolezza, dolcezza… furono le caratteristiche che forgiarono il piccolo Giovannino e lo accompagnarono durante la sua formazione e lo irrobustirono negli anni fecondi del ministero pastorale. Ministero pastorale che però non iniziò quando divenne sacerdote; si può dire che abbia accompagnato la sua esistenza fin da ragazzo quando si intratteneva con giochi alternandoli alla preghiera e all’istruzione religiosa.
Da sacerdote continuò il suo apostolato tra i giovani più poveri fondando l’Oratorio e mettendolo sotto la protezione di san Francesco di Sales. Infaticabile in tutto san Giovanni Bosco traeva la sua forza dalla sorgente inesauribile del Signore e nell’affidamento in Maria che sentiva come ispiratrice e sostegno di tutta la sua opera.
Giovanni Bosco è per la sua famiglia, i suoi figli e per la Chiesa tutta l’immagine bella del Pastore di cui abbiamo sentito la descrizione dal libro del profeta Ezechiele, nella prima lettura. Il vaticinio di Ezechiele si realizza in Gesù, il quale raccogliendo su di sé quest’immagine biblica si definisce “il Buon Pastore”.
Egli è buono innanzitutto perché conosce le sue pecore, poi perché le chiama per nome. I verbi conoscere e chiamare esprimono il concetto sublime e profondo dell’amore: le conduce al pascolo e infine, contrariamente al mercenario il quale ha doppi fini, interessi personali e nefasti per il gregge, il buon pastore dà la sua vita per il suo gregge.
Quanto potremmo soffermarci a considerare ciascuna di queste caratteristiche e ognuno di noi applicarle al proprio stato di vita, in quanto ciascuno è chiamato comunque a una qualche responsabilità. Rimandiamo perciò alla meditazione personale anche oltre la presente celebrazione.
Mi preme però richiamare quanto Papa Francesco continuamente esprime a proposito del pastore, il quale deve avere la caratteristica di stare davanti, in mezzo, e dietro al gregge. Per essere così intriso del suo odore.
Questo non significa certamente che si debba essere sporchi, quanto piuttosto avere la capacità di sporcarsi le mani, gli abiti, la vita con in problemi e le questioni della gente.
Così come ha fatto San Giovanni Bosco. Egli ha saputo leggere i segni dei tempi, li ha saputi interpretare e per certi versi anche anticipare attraverso un tipo di discernimento che solo l’ispirazione dello Spirito Santo sa suscitare.
Carissimi fratelli e sorelle, sostenuti dall’esempio di San Giovanni Bosco affidiamo tutte le nostre intenzioni a Maria Santissima, affinché da lei possiamo ricevere luce, forza, conforto, carezze di Mamma per lo svolgimento del nostro compito di genitori, educatori, insegnanti, amministratori, e lei Ausiliatrice, col suo amato figlio Giovanni Bosco, non mancherà di sostenerci in ogni nostro proposito di bene.
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