“Teresa scrittrice”, conferenza a cura della prof.ssa Dianella Gambini (Università per gli Stranieri di Perugia), sabato 26 settembre 2015 ore 17,00 presso la Basilica carmelitana di San Valentino Terni
Lo stile comunicativo di Teresa che trapela dalle sue molteplici opere di vario titolo ed argomento (libri spirituali, poesie, lettere, esclamazioni, relazioni, pensieri sull’amore di Dio, le costituzioni dei suoi monasteri, il modo di visitare i monasteri) caratterizzato da freschezza, ma al tempo stesso da grande profondità, ci appare oggi, in un tempo in cui viviamo una cultura del frammento ed in una cultura di narrazioni brevi, ancora più da apprezzare non solo per la sua capacità di “raccontare l’ineffabile” (lei ha descritto in modo minuzioso le sue esperienze mistiche di incontro con Gesù), ma anche per la sua capacità di coinvolgere ed appassionare il lettore e di evangelizzare. La lettura del Libro della “Vita” di Teresa ha convertito la filosofa ebrea Edith Stein, il filoso Henry Begson e molte altre persone nel corso dei secoli. Ma Teresa, oltre ad essere stata oggetto di ricerche e biografie, ha esercitato un influsso anche su scrittori come Charles de Foucauld, Flannery O’Connor, Vita Sackville West e tanti altri autori e perfino poeti.
Il segreto della grande capacità scrittoria di Teresa risiede in primis nel suo amore per la lettura che è stato già trattato in un precedente incontro del Festival di spiritualità teresiana (conferenza di Padre Angelo Gatto del 2 maggio 2015 dal titolo “Teresa amante dei libri”). Teresa sa scrivere bene intanto, perchè legge tanti “buoni libri” da giovane, continua a leggere da adulta, fa leggere le sue monache.
Teresa evita la retorica e trasgredisce le regole formali della scrittura del tempo, pur mantenendo eleganza, delicatezza, chiarezza comunicativa. Teresa scrive come parla. Il suo stile, inconfondibile come la sua grafia, è molto spontaneo (anche perché scrive di getto, ispirata, senza fare bozze), colloquiale ed attinge spesso alla fraseologia popolare. E` uno stile non erudito, ma improntato a “verità e semplicità” in linea con l’umiltà, che è una delle cifre del Carmelo riformato.
Lo scopo di Teresa è quello essere ben compresa da tutti, anche se la platea dei destinatari dei suoi scritti era al tempo piuttosto ridotta (Dio stesso, Re di Spagna, monaci e monache carmelitane, confessori, maestri spirituali, teologi, censori, familiari, amiche/amici). Teresa modula sempre la comunicazione a seconda dell’interlocutore a cui si rivolge. Per essere più transitiva fa ampio ricorso, specialmente nei suoi scritti spirituali, a metafore, a simboli e ad immagini (il castello, la farfalla, il cristallo, l’acqua, etc.).
La sua scrittura è esperienziale e non concettuale, nel senso che parte sempre dal suo vissuto, in contrasto con la teologica maschile solo speculativa del suo tempo.
Ricorre tatticamente spesso all’“automoderazione”, all’ammissione dei suoi limiti, all’autoironia per catturare la complicità del lettore. Spesso invoca a garanzia del suo pensiero il Signore stesso anche perché scriveva in un secolo in cui le donne scrittrici in campo teologico venivano considerate con sospetto e sottoposte a censura. Spesso per prudenza glissa su alcuni argomenti controversi (la sua discendenza ebraica, i giudizi dell’Inquisizione, etc.).
Oggi quello di Teresa potrebbe a buon titolo essere un vero e proprio esempio di “scrittura creativa”.