Funerale di don Edmund Kaminski – Mons. Piemontese: “un uomo all’altezza dei tempi, un cristiano gioioso e un sacerdote zelante”.

Un temporale estivo, no, un tornado, una tempesta tropicale, improvvisa, repentina e distruttiva, ha seminato morte e disperazione e ha distrutto la vita del caro don Edmund in maniera violenta, brutale; e noi, lambiti da tale tempesta, siamo ancora increduli che don Edmund non sia più tra noi.
Pur consapevoli della ineluttabilità della morte, abbiamo bisogno di tempo per adattarci e accettare un evento tanto tragico.
La morte di don Edmund è l’ennesimo dramma, imprevisto, inaspettato e deflagrante del tempo del coronavirus. I nostri territori non sono stati spettatori di tragici cortei di morti, ma la pandemia e la tragedia ci ha ugualmente colpiti, centellinando ad uno ad uno la scomparsa dei nostri cari, che abbiamo pianto e onorato con la preghiera, soprattutto con il sacrificio eucaristico nei tempi e nei modi consentiti.
Proprio ultimamente la nostra Terni è stata colta da un sussulto tragico e imprevisto, un susseguirsi cadenzato di alcune morti, che hanno scosso migliaia di cittadini, legati da affetto, amicizia e stima per coloro che se ne sono andati. Vogliamo ricordarne solo alcuni.
I due adolescenti, Gianluca e Flavio, morti nel sonno dopo aver assunto una miscela letale di metadone e altri veleni. Due famiglie che si sono ritrovate nella disperazione per la scomparsa improvvisa di due figli; centinaia di ragazzi coetanei gettati nello sconforto per la morte di due compagni di giochi e di avventure; due comunità cristiane ferite e smarrite per la perdita di due fratelli, appena sull’uscio della chiesa; una città intera preoccupata per l’incertezza delle politiche giovanili.
Prima che passasse il tempo del dolore e del lutto, senza aver potuto interrogarci su cause e rimedi, ecco che un altro lutto ha colpito la nostra città: la morte improvvisa e prematura del notaio Fulvio Sbrolli, professionista competente e lungimirante e nello stesso tempo cristiano generoso e illuminato, che ha operato per il bene della Chiesa. Moltissimi cittadini lo hanno pianto. La città di Terni ha perso uno dei suoi figli migliori: un generoso, discreto e incisivo artigiano di cultura, di civismo e del tessuto comunitario. Era amico fraterno di don Edmund per la intensa e diuturna frequentazione.
E ora diamo il saluto al nostro caro fratello don Edmund, sacerdote di Gesù, pastore di questa comunità parrocchiale, figlio di questa chiesa diocesana.
Questa sera, davanti alla sua bara, non vogliamo tessere un elogio funebre, ma esprimere il riconoscimento e la gratitudine per il dono grande che il Signore ha fatto alla nostra chiesa e a ciascuno di noi che lo abbiamo conosciuto. Tanti, che hanno inviato messaggi di cordoglio e partecipazione, sono stati unanimi nel delinearne i tratti personali di uomo all’altezza dei tempi, di cristiano gioioso e di sacerdote zelante.
Uomo: semplice, mite, sempre sorridente, spirito avventuroso, sportivo, laborioso, generoso, dal tratto signorile, con buone relazioni verso tutti.
Cristiano convinto, l’amore per il Signore è stata la forza che ha motivato le sue scelte e a Gesù ha dedicato la vita dalla giovinezza, rispondendo generosamente alla chiamata al sacerdozio; un messaggio di condoglianze lo si definisce: “un vero testimone di Cristo”.
Sacerdote zelante. Ha lasciato la sua patria non tanto per venire tra noi, ma per annunciare il vangelo ovunque il Signore, tramite i superiori, lo inviassero. La sua esperienza missionaria in Africa a Ntambue nella repubblica democratica del Congo, ci dice questo. E il vescovo di Ntambue e alcuni amici hanno voluto rendersi presente con questa testimonianza: “Contento della sua missione, don Edmund si è inculturato subito e parlava bene la nostra lingua, Francese e Tshiluba senza problemi.
Ha accettato di vivere come noi, nella nostra povertà, ignoranza, guerra, senza paura o lamentazioni. Con tanta umiltà si è impegnato a lavorare nella pastorale, con semplicità e molta attenzione ai più poveri… Mangiava tutto come un africano e dormiva come loro, senza orgoglio, con tanta umiltà e discrezione, era disponibile a rispondere positivamente a qualsiasi domanda o problema dei Cristiani, si è africanizzato”.
Insomma, possiamo definirlo: sacerdote amante del vangelo, della Chiesa universale, uno spirito missionario, calato nella dimensione diocesana, ovunque si trovasse.

L’esperienza in diocesi di Terni-Narni-Amelia, si è espressa in due volti: il servizio pastorale alle anime nella parrocchia (Sangemini e san Matteo); il servizio pastorale nella diocesi: IDSC, Economato, collegio dei consultori. Entrambi molto impegnativi e faticosi:
con grande dedizione e relazione con la gente e con i parrocchiani.
Ha posto competenza, amore e dedizione nei suoi servizi pastorali alla diocesi.
Non nascondo che verso di lui ho nutrito una stima particolare, affidandogli complesse responsabilità, che egli ha accolto con docilità e sincera adesione: grazie don Edmund!
La visita pastorale, durante la quale egli mi ha accompagnato nelle varie realtà, è stata una ulteriore conferma del suo zelo.

Il nostro pianto inconsolabile, umanamente spiegabile, deve trovare conforto e prospettiva nella Parola di Dio, che spesso leggiamo con leggerezza, ma che ci fa intravedere il piano di Dio:
Il libro della Sapienza: “Il giusto anche se muore prematuramente si troverà in un luogo di riposo…Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e, poiché viveva fra peccatori, fu portato altrove…”
La mentalità di fede, che dovrebbe essere il fine della nostra formazione cristiana e l’angolo di prospettiva di ogni nostra scelta non è sufficientemente all’altezza e certamente va irrobustita anche in circostanze come questa. Il Signore, mentre siamo di fronte alla bara di don Edmund, ci ricorda che la nostra meta è il Cielo e la realizzazione e la felicità di ciascuno sta nel fare la volontà del Padre. Come Gesù, nel Getsemani e sulla croce, ripetiamo: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46).
Certamente don Edmund vive nell’abbraccio del Padre vede il suo volto, e il suo corpo martoriato è lenito, medicato e guarito da Maria santissima, madre di Misericordia e patrona di Campitelli.
Questa comunità cristiana, colpita nel suo pastore, ha bisogno di un sussulto di conforto e di incoraggiamento per non disperdersi, stringendosi attorno a Gesù, l’unico nostro pastore, morto per tutti.
Il vostro pastore è stato trasferito in un altro campo di Dio, in pascoli erbosi da dove continuerà ad aver cura della comunità intera e di ciascuno di voi, che gli foste affidati 15 anni addietro e che ha imparato a conoscere singolarmente e personalmente.
Qualche settimana fa, mentre si parlava di avvicendamento di parroci, mi disse sottovoce: “Sono 15 anni che sto a san Matteo, se ritieni opportuno sono disponibile ad andare dove pensi possa esserci bisogno di me. Non chiedo di cambiare, ma sono disponibile”. Credo che sia stato un presagio…
Ora il Pastore Supremo del gregge ha deciso di trasferirlo. A noi, a voi raccogliere le consegne, gli insegnamenti, l’eredità che don Edmund ci lascia per rinnovare le nostre promesse battesimali e seguire non questo o quel pastore, ma Gesù, che per noi ha dato la vita.
Quale eredità lascia a tutti noi e ai parrocchiani?
La testimonianza della sua vita, di uomo, cristiano e sacerdote al servizio del Signore, di
fedele servitore e annunciatore del vangelo. La missione di ogni cristiano è quella di essere missionario del vangelo, annunciando e testimoniando l’amore di Dio.
Nella Seconda lettura abbiamo letto: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio… Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1 Gv).
Questa parrocchia, che ha come patrono san Matteo apostolo ed evangelista, dovrà fare propria la missione del suo patrono mettendosi al servizio del vangelo e non di altre faccende. L’amore per Dio e tra di noi sono le caratteristiche distintive dei discepoli del Signore. Altro è in aggiunta.
Questa comunità cristiana chiude un meraviglioso capitolo della propria storia e ne apre uno nuovo, arricchita dalla guida di don Edmund, continuando a sperimentare la sua assistenza spirituale e aprendosi a nuove prospettive di fede e di evangelizzazione in questo tempo di coronavirus. Non tutto sarà come prima, ma la forza dello Spirito santo e l’intercessione della Vergine di Campitelli, di san Valentino, di san Matteo vostri patroni e anche la presenza spirituale di don Edmund presso la sua comunità vi aiuteranno e rinnovare la vita cristiana delle vostre famiglie e della vostra comunità.
Certo, bisognerà provvedere ad un nuovo parroco per questa parrocchia, la qual cosa non sarà facile soprattutto perché i sacerdoti sono pochi e attraversiamo una crisi di vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. Voi che avete apprezzato il dono di un sacerdote zelante, avete il dovere di pregare e promuovere la cura delle vocazioni. Ma questa è un’impresa di tutta la diocesi, che ha davanti a sé tempi difficili e di scarsezza di ministri. In sei anni di ministero episcopale a Terni sono morti 19 sacerdoti mentre ho ordinato un solo sacerdote diocesano.
Lasciamoci guidare da Gesù, che oggi nella liturgia si presenta a noi come luce del mondo, risurrezione e vita… chiunque crede in Gesù vive per sempre, qui sulla terra e in Paradiso.

Un pensiero di Gratitudine e conforto alla mamma Eugenia e ai fratelli Kazimierz, Henryk e alla sorella Anna, oltre che una preghiera di suffragio per il papà Jan Marian. A loro, che sono entrati a far parte di diritto di questa comunità e famiglia, il Signore riserverà la ricompensa dei suoi ministri.
Un grazie alla diocesi di origine (Łomża -Polonia) e a quanti hanno voluto bene e hanno incoraggiato e sostenuto don Edmund nel suo ministero.
Grazie a quelli che si sono prodigati per organizzare questa celebrazione, dimostrando così affetto e riconoscenza concreta a don Edmund.
Grazie al personale del soccorso stradale, dell’ospedale e all’impesa di pompe funebri Barbanera.
Cari fratelli e sorelle, Gesù, pane della vita, che ci viene donato in questa celebrazione, sia la nostra forza, la nostra consolazione e speranza.

+ P. Giuseppe Piemontese OFM Conv