Carissimi fratelli e sorelle
Il tema di questa 33ma giornata mondiale del malato, Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso, riprendendo l’esortazione di Gesù rivolta ai suoi discepoli, arriva fino a noi oggi e ci illumina sul fatto che possiamo e dobbiamo prenderci cura dell’altro in quanto prima l’Altro con la A maiuscola, Dio, si è preso cura di noi.
A tale riguardo papa Francesco nel messaggio per questa giornata scrive: “ci fa anzitutto volgere lo sguardo a Dio “ricco di misericordia” (Ef 2,4), il quale guarda sempre i suoi figli con amore di padre, anche quando si allontanano da Lui.
La misericordia, infatti, è per eccellenza il nome di Dio, che esprime la sua natura non alla maniera di un sentimento occasionale, ma come forza presente in tutto ciò che Egli opera.
È forza e tenerezza insieme. Per questo possiamo dire, con stupore e riconoscenza, che la misericordia di Dio ha in sé sia la dimensione della paternità sia quella della maternità (cfr Is 49,15), perché Egli si prende cura di noi con la forza di un padre e con la tenerezza di una madre, sempre desideroso di donarci nuova vita nello Spirito Santo”. (f.c)
Inoltre, ci stimola a comprendere meglio il fatto che se vogliamo restituire -per così dire- qualche cosa a Dio, come sentimento di gratitudine per il dono ricevuto, questo lo possiamo fare in quanto il prossimo, soprattutto quello sofferente, è il volto visibile di Dio. In altre parole non possiamo certamente essere misericordiosi con Dio, ma possiamo esserlo nei confronti di nostri fratelli e sorelle.
Perché questo possa essere possibile, Dio stesso ci fornisce tutta la forza necessaria: in quanto Lui è stato misericordioso con noi. La vicinanza nei confronti del prossimo deve perciò essere carica di un ricco sentimento di gratitudine e riconoscenza a Dio, il quale in quella specifica situazione è presente nella persona ammalata.
Il servizio nei confronti di chi soffre, in questo caso, si riveste del sapore squisito del ministero di restituzione grata di un dono, che soltanto Dio è in grado di dare: la carezza della consolazione, del perdono, della riconciliazione.
Il sottotitolo del tema è “porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità”
L’invito di Gesù a essere misericordiosi come il Padre acquista un significato particolare certamente per gli operatori sanitari: medici, infermieri, tecnici di laboratorio, addetti all’assistenza e alla cura dei malati, i quali, in forza delle loro specifiche competenze svolgono il delicatissimo compito della cura della salute; ma si rivolge anche ai numerosi volontari che donano il loro tempo prezioso a chi soffre.
Dobbiamo però anche dire che, da tutte queste figure “professionali”, l’invito a porsi accanto a chi soffre è rivolto ad ogni persona.
Carissimi fratelli e sorelle, la vicinanza al malato, pertanto, non può risolversi in un’assistenza episodica ma deve svilupparsi in un cammino di carità che porta sia chi la esercita sia il malato a crescere nella relazione di fraternità. E questa reciproca crescita umana e spirituale permette di cogliere nello stato di malattia uno spiraglio di luce che illumina di significato l’intera esistenza. E lo illumina in quanto i fratelli e sorelle sofferenti sono il luogo in cui si manifesta la presenza del Cristo sofferente, presenza sacramentale da rispettare, adorare e servire.
Questo modo di agire riflette e ricalca lo stile stesso di Gesù, il quale si è fatto vicino ai malati e li ha guariti con la sua presenza; e la sua presenza era sempre risanatrice. Il porsi accanto al malato, soprattutto ai casi più complessi e difficili, acquista un significato altissimo e profondo che si avvicina molto al concetto stesso di redenzione.
Sono infatti i rapporti, la vicinanza, lo stare a fianco che sanano e guariscono e che, in buona sostanza, sostengono anche nel percorso unico, delicato e prezioso verso il definitivo incontro col Signore nel transito da questo mondo.
Trent’anni fa san Giovanni Paolo II istituì la Giornata Mondiale del Malato per sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie cattoliche e la società civile all’attenzione verso i malati e verso quanti se ne prendono cura.
Scrive ancora papa Francesco nel suo messaggio per questa giornata: “Nel cammino di questi trent’anni, anche la pastorale della salute ha visto sempre più riconosciuto il suo indispensabile servizio. Se la peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri – e i malati sono poveri di salute – è la mancanza di attenzione spirituale, non possiamo tralasciare di offrire loro la vicinanza di Dio, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. A questo proposito, vorrei ricordare che la vicinanza agli infermi e la loro cura pastorale non è compito solo di alcuni ministri specificamente dedicati; visitare gli infermi è un invito rivolto da Cristo a tutti i suoi discepoli. Quanti malati e quante persone anziane vivono a casa e aspettano una visita! Il ministero della consolazione è compito di ogni battezzato, memore della parola di Gesù: «Ero malato e mi avete visitato.”
Carissimi fratelli e sorelle, faccio mia questa preoccupazione del santo Padre Francesco e l’affido oggi alla nostra Diocesi affinché possa essere accolta e trasformata col tempo in attenzione pastorale continuata, nella piena consapevolezza di dover impiantare sempre di più la nostra Speranza cristiana specialmente in questo tempo di pandemia che colpendoci nella salute, ci ha contestualmente impoverito nelle relazioni, oltreché compromesso la già precaria situazione economica.
L’ufficio nazionale per la pastorale della salute, in una lettera ai curanti per questa giornata, a tale proposito scrive: “di fronte alla pandemia abbiamo riscoperto l’amore e l’attaccamento alla vita. Non solo quella biologica, ma quella fatta di relazioni, di vicinanza, di attenzione a tutti, di sofferenze e preoccupazioni condivise”.
La memoria liturgica di Nostra Signora di Lourdes, ci mostra visibilmente lo stretto legame tra l’esperienza della grazia e la conseguente carità fraterna.
Ci sostenga la nostra cara Mamma celeste a comprendere sempre che abbiamo tutti bisogno di essere avvicinati al suo Figlio; che tutti abbiamo necessità di essere risanati; che tutti abbiamo necessità di essere l’un per l’altro strumento di misericordia e di amore. Lei, piena di grazia, sia per tutti noi Fonte a cui attingere ogni nostra attenzione e poterla tradurre in gesti concreti che trasmettano la paterna e materna carezza di Dio. Amen.