Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Questo brano di Vangelo segue immediatamente quello di domenica scorsa. Comincia qui la giornata tipo di Gesù. Siamo di sabato, Gesù entra nella sinagoga, insegna e poi compie un esorcismo. Questo miracolo ha un valore particolare per la narrazione di Marco. Si tratta infatti di un’attività specifica del Messia: scacciando gli spiriti immondi Gesù spoglia Satana del suo potere.
Gesù profeta del Padre
– Gesù maestro. Insegna… come uno che ha autorità, autorevolezza, non ripete, sperimenta l’amore di Dio e lo trasmette
– Gesù guarisce: libera dal male, dal demonio, ridona la gioia di vivere
E’ il profeta che Dio ha scelto e inviato, più grande di Mosè per guidare il popolo verso la Terra Promessa, nonostante le ribellioni, i tentativi di tornare all’idolatria, e la prospettiva di una nuova schiavitù accomodante e comoda piuttosto che il rischio della libertà.
Il Signore ha stabilito la Chiesa, popolo santo fedele di Dio, comunità di profeti profeti per parlare in suo nome. Lungo la storia, tra i tanti profeti, novelli Mosè, ha chiamato e inviato i nostri santi fondatori e fondatrici quali sorgenti che hanno originato fiumi o hanno piantato alberi giganteschi e maestosi per dare rifugio, ombra, ossigeno, insomma fecondità umana e spirituale alle diverse generazioni, continuando l’opera di Gesù. Piccoli rami o rivoli di tali fiumi siamo anche noi, con la nostra storia personale, ai quali Gesù ha affidato una missione profetica di testimonianza, di insegnamento, di guarigione dal male.
“Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”».
La responsabilità del Profeta è grande: essere in sintonia col Signore, non avere la presunzione di dire in nome di Dio una cosa che Egli non ha comandato. Come può il profeta, noi, raggiungere la fedeltà a Dio?
Occorre essere permanentemente alla scuola di Gesù per essere profeti: vicino a Gesù, familiarità con la Parola, ascolto attento e docile dell’insegnamento dei Pastori: Papa e Vescovi; discernimento comunitario dei segni dei tempi secondo lo Spirito.
La Congregazione per gli Istituti di Vica Consacrata, nel gennaio 2017 ha indirizzato a tutti i consacrati una lettera, contenente orientamenti per sostenere la fedeltà dei consacrati nell’attuale contesto storico della Chiesa e dei singoli Istituti: “Per vino nuovo otri nuovi”.
Commentando la similitudine del loghion di Gesù, riportato da tutti i vangeli sinottici, vien detto che il vino nuovo “non si può contenere negli otri vecchi di schemi religiosi (o di tradizioni proprie) sclerotizzati, incapaci di aprirsi a nuove promesse.
Perché la novità del Vangelo, paragonata al vino nuovo, possa essere contenuta e custodita occorrono recipienti adeguati, otri nuovi dalle caratteristiche di pelli morbide, della elasticità per essere capaci di dilatarsi per favorire il respiro del vino novello in continua ebollizione”.
Vino nuovo in otri nuovi: otri resistenti, non incartapecoriti, ma morbidi, elastici e capaci di conservare la fragranza delle origini, ma capace di sopportare le trasformazioni della fermentazione per arrivare ad essere vino ottimo.
Il messaggio del vangelo “richiede l’apertura mentale ad immaginare modalità di sequela, profetica e carismatica, vissuta in schemi adeguati e, forse inediti. Tutta una serie di diaconie innovative che sono vissute fuori dagli schemi già collaudati nel passato, devono necessariamente trovare accoglienza anche in strutture istituzionali nuove”.
La VC in Diocesi: multiculturalità delle presenze, specie delle suore.
Sforzo di inculturarsi per incarnare nel nostro territorio il Vangelo. Rispetto delle tradizioni e delle sensibilità culturali e spirituali locali. Ma anche dialogo e accoglienza reciproca.
Un grazie ai religiosi impegnati soprattutto nelle parrocchie, infaticabili e generosi, ma a volte uniformati e omologati a modalità pastorali routinarie.
– Siamo invitati a portare nelle parrocchie e nella diocesi la profezia del cammino di fede e del primato di Dio;
– della vita fraterna, della comunione, della partecipazione;
– del distacco e della essenzialità,
– l’ardimento nelle opere di carità e l’attenzione alle periferie esistenziali.
Attenzione particolare alla Pastorale giovanile. Impressioni dalla visita pastorale, “la prima generazione di giovani non credenti”. Tutti lo sperimentiamo: negli Ordini e Congregazioni poveri di vocazioni, nelle parrocchie vuote di giovani, nei pochi oratori dal respiro corto.
Vangelo: chi è costui?
Cammino dietro a Gesù, profeta, maestro e guaritore.
Per imparare a conoscerlo e a professare la fede
– di Pietro: Tu sei il Cristo? (Mc 8,29).
– del centurione: veramente costui era figlio di Dio
Entrambe le Professioni scaturiscono nella prospettiva della Croce.
E’ la prospettiva della nostra vita consacrata: conformati a Cristo nella professione, divenuti Cristi nella osservanza dei voti e delle promesse di vita evangelica.