Giubileo Mondo del lavoro — 19 marzo 2016

Celebriamo il Giubileo della Misericordia del mondo del lavoro alla vigilia della domenica delle palme e nella festa di san Giuseppe lavoratore, di Gesù lavoratore, modelli di santificazione del lavoro.
Tutti noi che facciamo parte del mondo del lavoro, operai, lavoratori di ogni appartenenza, che siamo qui per lasciarci abbracciare da Dio padre, dopo aver ascoltato il racconto della passione ci restano impresse due espressioni di grande conforto e consolazione anche per noi. La prima quella che ha pronunziato Gesù guardando i soldati, la folla che si accaniva contro di lui: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. E’questa la risposta di Gesù nei confronti di coloro che qualche giorno prima lo avevano acclamato re e messia, e ora lo hanno condannato a morte deridendolo e umiliandolo. L’altra espressione è quella che rivolge a uno dei due ladroni che condividono con lui la pena e che è mosso da un sentimento di compassione e si affida a Gesù che gli dice: “In verità ti dico oggi sarai con me in Paradiso”. Potremmo dire colui che si salva in extremis, il primo santo che Gesù conduce con sé, come risposta, non solo alla morte che gli è inflitta, ma alla richiesta di misericordia. Questa sera vogliamo sentirci dire dal Signore “Oggi sarai con me in Paradiso” così come siamo con le nostre pene e preoccupazioni ma anche con i nostri desideri di rinnovamento di vita.

E’ una giornata memorabile per la nostra comunità cristiana per il del nostro territorio: il raduno di lavoratori, non per una manifestazione sindacale, di proposta, di protesta, un corteo, ma per il Giubileo della misericordia del mondo del lavoro. E’ una celebrazione destinata ad ogni singolo lavoratore, oltre che alle associazioni e al mondo del lavoro, alle associazioni. E’ un evento per la nostra città e il su comprensorio, particolarmente operosi: Riconciliazione, pace, misericordia, preghiera corale , santificazione del lavoro, tutto ciò nella festa di san Giuseppe artigiano. Il santo che è di modello per coloro che con le proprie mani si procurano da vivere e rispondono alla loro vocazione . Tutto ciò nella domenica delle Palme e della Passione del Signore. Come abbiamo potuto vedere i due aspetti sono presenti e stridenti nella loro contraddittorietà: da una parte l’acclamazione di Gesù come re dei Giudei e dall’altra la condanna a morte. Questo nella domenica che apre la settimana santa, la più importante dell’anno, accompagnando Gesù nel suo ingresso a Gerusalemme. Questa occasione è l’unica volta, oltre che di fronte a Pilato, che Gesù lascia che lo acclamino Re. Un re che presto dimostrerà di governare non con la forza ma con il servizio e l’amore. Abbiamo fatto memoria dell’ingresso a Gerusalemme portando i rami di ulivo, le palme in segno di animo pacificato come operatore di pace. Portiamolo a casa, sul posto di lavoro, al cimitero nel segno della speranza nella resurrezione, perché in questo modo ci dichiariamo discepoli di Cristo e portatori dei valori di amore, di pace, di servizio.
Il racconto della passione ci indica il modello e la direzione verso la quale andare. Il Vangelo di Luca inizia con un censimento di Gesù tra gli uomini e termina con la registrazione del primo santo in paradiso, cioè il malfattore credente e salvato. Gesù ci salva non nonostante la sofferenza, ma proprio tramite la sofferenza. E oggi salva e usa misericordia anche per ciascuno di noi.
Nel contesto del Giubileo della misericordia, un anno santo speciale , nel quale siamo chiamati alla comprensione che la terra è di Dio, che noi apparteniamo a Dio, siamo la famiglia di Dio, aperti alla condivisione. Soprattutto ci riferiamo, oggi, alla realtà del lavoro e alle persone dei lavoratori e lavoratrici, chiamati a trasformare la terra. Il lavoro è partecipazione all’opera di Dio Creatore, che in sei giorni modellò l’universo. Ma il lavoro è anche partecipazione all’opera della Redenzione operata da Gesù, partecipazione al Mistero pasquale di passione, morte e risurrezione. Dobbiamo vigilare perché nessuno sia costretto a vivere in maniera disumana l’attività lavorativa, che deve avere per ogni uomo e specie per i cristiani, i connotati della creazione e della redenzione. La fatica, la sofferenza, il sudore, il dolore, la stanchezza, l’umiliazione, l’insuccesso, ma anche la trasformazione, la creazione di opere di grande utilità e bellezza, frutto della fatica, ci pongono sulla scia di Gesù e della sua passione morte e risurrezione da cui nasce la vita. Una fatica e un successo personale, ma anche una fatica e un successo collettivo… proprio quello che Gesù ha avviato con l’umanità intera, rappresentata dalla Chiesa.
Il Giubileo della misericordia, unito alla celebrazione della Pasqua, ci aiuta a leggere la nostra esperienza alla luce giusta della Redenzione operata da Gesù per noi, ma anche per l’umanità. Allora occorre riordinare la nostra vita, lasciarci riconciliare per limiti e peccati, accogliere la parola di perdono di Dio Padre misericordioso.
In conclusione, alla luce della Parola di Dio, questa sera, come famiglia, come lavoratori cristiani, dove ogni componente si prende cura degli altri, vogliamo esprimere alcuni impegni e sentimenti comuni: manifestare attenzione, vigilanza e cura per la dignità umana e cristiana dei lavoratori e la giustizia; vogliamo pregare per coloro che sono privi del lavoro, perché possano sperimentare la misericordia di Dio non solo nell’anima, ma anche inserendosi nel consesso del mondo del lavoro; vogliamo pregare per le aziende, perché finalmente escano dal tunnel delle ristrettezze e della crisi per produrre benessere per sé e per la società; una preghiera per tutto il mondo del lavoro perché possa rialzarsi e risollevarsi. Tutto ciò lo facciamo affidando a Maria e san Giuseppe le nostre speranze e i nostri desideri. Quest’anno sono 35 anni da quando papa Giovanni Paolo II fece visita alla nostra città e diocesi, alle acciaierie, momento epico potremmo dire, e in quella circostanza pronunciò una preghiera che è anche un augurio valido ancora oggi: “Prego Dio ardentemente per il bene di tutti: perché siano realizzate le vostre giuste aspirazioni; perché siano superati i momenti ed i motivi di crisi; perché il lavoro non sia mai una alienazione per nessuno; perché, al contrario, esso sia da tutti onorato come merita, così che vi trionfi la giustizia e ancor più l’amore; perché l’ambiente di lavoro sia realmente a misura d’uomo, e l’uomo possa apprezzarlo come un prolungamento della propria famiglia; perché il lavoro aiuti l’uomo ad essere più uomo; e perché, con l’impegno di tutti, si possa raggiungere la costruzione di una nuova società e di un mondo nuovo, nella piena attuazione della giustizia, della libertà e della pace”.