Morte di don Andrea Kazimierczuk parroco di Calvi dell’Umbria – l’omelia del vescovo

Il 12 agosto, all’età di 49 anni, è tornato alla casa del Padre don Andrea Kazimierczuk parroco di Santa Maria Assunta e san Valentino a Calvi dell’Umbria e di San Giorgio Martire a Poggiolo di Calvi.
Don Andrea, nato Ciechanowiec in Polonia l’8 febbraio del 1966, è entrato in seminario a Lomza (Polonia) nel 1986 dove ha svolto il primo anno di formazione per poi trasferirsi, dal 1987, nella diocesi di Terni Narni Amelia e proseguire gli studi nel Pontificio Seminario regionale umbro in Assisi, conseguendo la licenza in Teologia. E’ stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1991.
Nel suo ministero sacerdotale ha animato le comunità parrocchiali a lui affidate con giovialità, semplicità, con grande spirito missionario e disponibilità verso il prossimo.
E’ stato viceparroco a Santa Maria Regina in Terni nel 1991 e a San Paolo in Terni dal 1993. Nel 1997 gli è stata affidata la parrocchia di San Giovanni Battista a Terni dove è rimasto fino al 2010 per poi essere chiamato a guidare la chiesa di Calvi dell’Umbria.
Uomo semplice dal carattere aperto, sempre attento e disponibile verso gli altri, amava particolarmente la musica e suonava il basso.
La morte per una crisi cardiaca è avvenuta all’ospedale di Terni dove era stato ricoverato lunedì scorso.

I funerali, presieduti dal vescovo Giuseppe Piemontese, si terranno venerdì 14 agosto alle ore 10 nella piazza della chiesa parrocchiale di Calvi dell’Umbria. La camera ardente sarà allestita presso la chiesa parrocchiale dal 13 agosto alle ore 19.
Tutte le offerte saranno destinate alla Caritas diocesana.

OMELIA DEL VESCOVO PIEMONTESE

La morte di don Andrea ci ha lasciati sbigottiti, increduli e affranti. Per la rapidità è imprevedibilità con cui è calata su di lui e su di noi.
Amici, confratelli sacerdoti, parrocchiani, parenti: tutti all’improvviso ci siamo resi conto di ciò che è venuto a mancarci, della preziosità di chi amiamo e della singolarità di questo confratello sacerdote.
La sua giovialità, la semplicità e la disponibilità al servizio, insieme al suo impegno per l’evangelizzazione sono caratteristiche che hanno contrassegnato la sua presenza tra noi, sempre presenti nel suo ministero sacerdotale. Esse resteranno impresse nella nostra mente e nel face book della nostra Diocesi e dei luoghi dove ha esercitato il ministero: parr. S. Maria Regina in Terni (1991-93), parr. S. Paolo in Terni (1993-97), parr.San Giovanni Battista in Terni (1997-2010) e ora a Calvi dell’Umbria..

Ho incontrato don Andrea varie volte. L’ultima un mese fa, quando l’ho invitato a venire da me perché avevo alcune cose da chiedergli e da dirgli. Lo avevo già congedato quando don Andrea mi invita a sedere e ad ascoltarlo. Mi ha aperto il cuore: progetti e speranze, pene e debolezze, propositi e impegni. Un cuore in piena che mi ha contagiato: non ho potuto fare a meno di abbracciarlo e benedirlo. Quel cuore che si è dilatato fisicamente e spiritualmente fino a cessare di battere qua giù per iniziate a battere Lassù.
Ora, dopo aver proclamato la Parola di Dio, desidero sottolineare alcuni spunti di riflessione-certezze collegati all’esperienza cristiana e sacerdotale di don Andrea.

Innanzitutto, anche se a qualcuno poteva apparire “leggero”, aveva ben chiara la qualità precaria della nostra esistenza e il valore dell’affidamento di noi stessi a Dio:
“19Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno. 20Ben se ne ricorda la mia anima e si accascia dentro di me. 21Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza.
Per chi frequenta la gente, per i sacerdoti che vivono in mezzo al popolo di Dio è esperienza quotidiana l’amarezza del disagio, della malattia, della precarietà economica ed esistenziale personale e di chi si incontra. Il ministero sacerdotale di don Andrea era un continuo ripetere “22Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie”.
La scomparsa improvvisa di don Andrea, richiama alla nostra mente la precarietà esistenziale cui siamo tutti sottoposti e che ci viene ricordata dalle parole del Vangelo.
“Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”.
Nella nostra società abbiamo rimosso la morte. Pur sentendo ogni giorno notizie di morte, pensiamo che essa riguardi solo gli altri non noi. Gesù viene in un’ora a noi sconosciuta, a volte all’improvviso, non necessariamente nella vecchiaia. Per don Andrea è avvenuta nella pienezza della maturità, molti dicono: era giovane! Ed è avvenuta inaspettata.
Cari fratelli sacerdoti predichiamo la bellezza della vita, ma anche che la nostra vita è un andare incontro a Gesù salvatore e giudice, che renderà pieno il nostro essere figli di Dio.
Ma Gesù ci esorta anche ad attenderlo e ad andargli incontro con “con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”,le vesti del nel servizio, e e le lampade della vigilanza soprattutto nella notte.
Solo così potremo partecipare alla festa dello sposo.

Francesco d’Assisi ricorda come vivere la vita per morire degnamente nella lettera ai reggitori dei popoli:
“Ricordate e pensate che il giorno della morte si avvicina (Gen 47,29). 4 Vi supplico allora, con rispetto per quanto posso, di non dimenticare il Signore, presi come siete dalle cure e dalle preoccupazioni del mondo. 5 Obbedite ai suoi comandamenti, poiché tutti quelli che dimenticano il Signore e si allontanano dalle sue leggi sono maledetti e saranno dimenticati da Lui (Sal 118,21; Ez 33,13). 6 E quando verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credevano di avere saranno loro tolte (Lc 8,18). E quanto più saranno sapienti e potenti in questo mondo, tanto più dovranno patire le pene nell’inferno (Sap 6,7).
Perciò vi consiglio, signori miei, di mettere da parte ogni cura e preoccupazione e di ricevere devotamente la comunione del santissimo corpo e sangue del Signor nostro Gesù Cristo in sua santa memoria. (FF 211-12)”.

Don Andrea, salutandomi l’altra sera, mi aveva manifestato il desiderio e il proposito di riprendersi fisicamente, spiritualmente e pastoralmente. Ciò mi aveva ulteriormente rallegrato e lo avevo incoraggiato. So che diversi parrocchiani lo aiutavano apertamente; altri forse avrebbero voluto aiutarlo, ma sono riusciti solo ad inviare in maniera anonima critiche e accuse. La fine delle lettere anonime è il cestino delle immondizie. L’amore vero si esprime nella sincerità e nella lealtà.
Grazie a tutti coloro che gli sono stati vicini; grazie ai confratelli sacerdoti che palesemente (molti) o riservatamente (molti di più) sono stati vicini a don Andrea, esempio di fraternità sacerdotale che deve ancora crescere attorno a Gesù Sacerdote e Maestro.
Questa liturgia di commiato avviene alla vigilia della festa dell’Assunta, che insieme a San Valentino, è la titolare e patrona della Parrocchia.
In Maria, assunta col corpo al cielo si manifesta pienamente la vittoria pasquale di Cristo, si compiono i misteri della nostra salvezza.
In questa “Pasqua mariana dell’estate”, insieme a san Valentino, a san Pancrazio, ai nostri santi patroni, celebriamo anche la nostra Pasqua e soprattutto quella di don Andrea con la sicura speranza che insieme vivremo in Cristo, anche col nostro corpo, benedetto e consacrato nel battesimo e nella ordinazione sacerdotale.
Maria SS. Madre di Misericordia, accompagni questo suo figlio, sacerdote, nella gioia del Paradiso.