Carissimi Fratelli e sorelle,
la festa odierna del Battesimo del Signore al giordano, compie il tempo del Natale ed inaugura quello successivo, detto Ordinario.
Il santo Vangelo proclamato ci spiega il senso di questo mistero e ci indica anche il modo con il quale esso si fa presente nella nostra vita; quindi ci consegna la chiave di interpretazione affinché questo mistero possa divenire vero, cioè attuale nella nostra vita.
Innanzitutto il fatto stesso, ossia Gesù che si fa battezzare da Giovanni.
Come sappiamo il Signore non aveva nessuna necessità di ricevere quel battesimo: lo stesso san Giovanni Battista lo fa presente….. Eppure Gesù, si mette in fila ed insieme al popolo, ai peccatori, si sottopone a quel rito.
E in Gesù, quel rito, non solo acquista un altro significato, ma mentre lui scende nell’acqua del fiume giordano conferisce all’acqua la capacità di santificare.
Carissimi, come non rimanere stupiti, in contemplazione e in profondo rendimento di grazie per tanta benevolenza di Dio, che nel suo unigenito figlio, si è abbassato fino a noi, per raccoglierci dalle nostre immondizie ed elevarci fino a lui!
“Battezzato il Signore, si aprirono i cieli e come una colomba lo Spirito scese su di lui, e la voce del Padre disse questi è il mio Figlio l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento”.
Bellissima l’immagine del cielo che si apre. Come se fosse un sipario…ma non un sipario di un teatro in cui si eseguono commedie o opere.. no! Il cielo si apre per effondere sul mondo, sull’umanità intera, su noi che siamo qui, tutta la ricchezza nel cielo contenuta.
Qual’ è questa ricchezza? Carissimi fratelli e sorelle è Dio stesso: lo Spirito Santo parte dal cielo in forma corporea come di colomba ed irrompe nella scena del mondo e non va ad “appollaiarsi” da nessuna parte se non sopra il capo del Figlio di Dio. Su di Lui pone il suo stato e il suo essere, perché anch’egli è Dio. E la voce del padre: questi è il mio Figlio, l’amato…..
Io credo che quanti di voi, quanti di noi, hanno ricevuto la grazia della paternità o della maternità, udendo queste parole si sentono coinvolti esistenzialmente ed emotivamente. Quasi la soddisfazione del Padre nel presentare al mondo il Figlio. Egli è l’amato, cioè viene nel mondo a manifestare, incarnare e far radicare non un amore qualsiasi, ma l’amore stesso del Padre. “in te ho posto il mio compiacimento”: il Padre si compiace del Figlio, lo attesta lo Spirito Santo, e Lui il Figlio fatto uomo, in unione e comunione col Padre e lo Spirito, inizia la sua missione santificatrice nel mondo…in mezzo agli uomini e alle donne
Carissimi Fratelli e sorelle, come abbiamo potuto notare, la vita pubblica di Gesù inizia con un rito; un rito “antico”, ma pur sempre un rito. E questo ci collega direttamente al rito del Battesimo che noi abbiamo ricevuto. Le acque del fiume giordano sono sostituite dal fiume di grazia che è Gesù stesso: Lui che come pioggia benefica è disceso dal cielo per innaffiare, irrorare, e rivitalizzare le nostre arsure, le nostre secchezze e ridar vita alla nostra morte.
Tutto questo diventa per noi dono, bella opportunità per dar vigore al sacramento del Battesimo, con il quale abbiamo ricevuto la vita nuova; lo abbiamo pregato, lo abbiamo invocato: “Dio onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume giordano proclamasti il Cristo tuo amato Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo, concedi ai tuoi figli di adozione, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore”.
Sarà mai possibile, cari fratelli e sorelle vivere SEMPRE nell’amore di Dio? In altre parole sarà possibile prestare fede al dono grande della vita di Dio che abbiamo ricevuto nel Battesimo? Ciascuno di noi può dare la propria risposta personale. Io vi dico però che il valore di tale grandezza di dono non lo potremo mai scambiare né tantomeno barattare con nessun’altra realtà.
Tutti siamo peccatori, fragili, soggetti al peccato.
A quanti si sentono o sono lontani; quanti si sentono o sono abbandonati giunga oggi la consolante presenza del Signore il quale, come abbiamo sentito nella prima lettura, si presenta con le caratteristiche del forte condottiero valoroso che riscatta il suo popolo e del mite pastore che conduce il suo gregge.
A ciascuno di noi, come ampiamente abbiamo avuto modo di riflettere e meditare durante il periodo prenatalizio, sono richiesti gli atteggiamenti messi in evidenza dai verbi abbassare, raddrizzare, colmare. Abbassare le nostre alterigie e superbie; raddrizzare le nostre storture e tornati di vita che ci disorientano; colmare i fossi o le voragini che ci fanno impantanare e stare fermi ed imbrattati. Allora, in seguito a questa operazione cosa succede? Sentite la bellezza delle espressioni della Bibbia: ALLORA SI RIVELERÀ LA GLORIA DEL SIGNORE. Questa gloria noi l’abbiamo ascoltata proclamata nella pagina del Vangelo.
Chiediamo al Signore di poterla sempre contemplare nella nostra vita attraverso il ministero reciproco della consolazione. La consolazione, cioè il rinvigorimento della nostra vita ricevuto col Battesimo. Consolazione che non sono parole di circostanza quanto piuttosto PRESENZA. Presenza del Signore, presenza nostra con il Signore in noi in ogni ambiente della nostra vita.
Carissimi Fratelli e sorelle, anche per me, possiamo dire, che con questo rito inizia la mia “vita pubblica” in mezzo a voi. Sono contento di essere oggi qui a Narni…..ad accogliervi come pastore di questa Chiesa e ad essere accolto come nuovo figlio, fratello e padre.
Pregate perché nel mio ministero sia sempre evidente quanto abbiamo sentito nel libro del profeta Isaia: “Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna: porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”.
Che il Signore ci illumini e faccia sempre risplendere su di noi il suo volto. Amen
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