Narni – festa di san Cassio 2022

Carissimi fratelli e sorelle, ringraziamo il Signore Dio per averci dato san Cassio; per poterlo annoverare tra i santi della nostra diocesi e per l’onore di averlo avuto come Vescovo di questa nostra Chiesa di Narni dal 536 al 558.
Egli resse come buon pastore questa nostra Diocesi durante le invasioni barbariche; affrontò personalmente il re Totila, che già aveva distrutto Terni e Carsulae, ottenendo che la città di Narni fosse risparmiata dalla distruzione
Come San Paolo, di cui abbiamo sentito nel brano della seconda lettera ai Corinti, Cassio poté controbattere con quella sola verità che appartiene ai credenti in Cristo: “Noi non annunciamo noi stessi, ma Gesù Cristo”. E questa è anche la nostra forza, perciò questo messaggio giunge fino a noi, affinché nel marasma delle molteplici invasioni barbariche che caratterizzano il nostro tempo, quelle cioè che attentano alla nostra fede e cercano la distruzione della nostra anima, abbiamo anche noi la capacità di annunciare, di testimoniare nostro Signore Gesù Cristo, nostro immenso tesoro e nostra forza.
Questo immenso tesoro, questa ricchezza -secondo la metafora usata da san Paolo- è come se fosse contenuta in vasi di argilla, ossia è estremamente fragile, e se esposto ai continui strattonamenti di opposte tensioni, rischia di frantumarsi e quindi di disperdersi.
Si rende perciò necessaria la dovuta cautela e la necessaria vigilanza; tutta l’accortezza affinché tale tesoro sia salvaguardato. E nella misura in cui il contenuto viene tenuto in debita considerazione, anche il contenitore si salva; anzi nella misura in cui il contenitore vien dato da conto anche il contenuto viene salvato. Ma a ben guardare le due azioni sono complementari affinché, come si esprime san Paolo “appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio e non appartiene a noi”. E san Cassio così si adoperò a favore della Chiesa, a favore del suo popolo. Egli si unì talmente a Narni tanto da poter quasi incarnare nella sua azione pastorale quanto abbiamo sentito espresso dalle parole del profeta Osea: “Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore”.
Per questo il Papa San Gregorio nei “Dialoghi” e nelle “Omelie” parla della sua vita e della sua santità. Si narra che morì attorniato da tutti i suoi presbiteri. Il suo culto è molto vivo fin dall’alto medioevo e così arriva fino a noi perché possiamo farne tesoro, unendolo all’unico tesoro: Gesù nostro Signore.
Egli, da buon pastore, porge a noi le medesime parole di Gesù, quelle che abbiamo sentite proclamate nel santo Vangelo: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi.”
Carissimi fratelli e sorelle che meraviglia quanto appena richiamato: il Signore Gesù dice che ci ama allo stesso modo con il quale il Padre ama lui. Se dovessimo soffermarci a comprendere concettualmente l’intensità e la potenza di tale amore penso che nessuno di noi sarebbe in grado di poterlo fare. Rimangono per noi però quelle affermazioni di Gesù mediante le quali possiamo comunque assaporare tutta la ricchezza di questo rapporto, in modo tutto particolare quelle che sono tenute insieme dall’ espressione ABBà, Padre. E in forza di questo egli consegna anche a noi tale ricchezza dandoci l’opportunità di chiamare Dio nostro Padre, indicandoci metodo, invocazioni e dono nelle singole parole contenute nella preghiera del Padre nostro.
E perciò ci esorta e raccomanda di rimanere nel suo amore. Di rimanere, cioè di non allontanarcene. Chi si allontana dall’amore, di qualsiasi amore si tratti (lettura studio ecc), significa che l’interesse si è raffreddato, che non si è coltivato, ci si è distratti in altre questioni e…. l’amore ardente e passionale di una volta finisce per essere tristemente consegnato all’oblio.
Gesù ci consegna anche il metodo con il quale si conserva tale amore; egli dice: “se osservate i miei comandamenti rimarrete nel mio amore”.
Alla mentalità del nostro tempo un tale modo di esprimersi desta molta perplessità, in altre parole è come se per essere sempre innamorati si dovessero osservare, dei precetti, delle norme. Ebbene sì! E questo perché l’unica norma per rimanere nell’amore è amare, continuare ad amare, amare sempre. Così, come per rimanere in vita si rende necessario respirare vita; allo stesso modo per rimanere nell’ amore è necessario amare. Gesù infatti condensa tutti i comandamenti nell’unico comandamento dell’amore: “Questo è il mio comandamento, che vi amate gli uni gli altri” e continua precisando “come io ho amato voi”. Inoltre, il Signore ci dà anche la misura dell’intensità dell’amore: essa è illimitata, ossia fino alla fine; e così dovrà essere anche per i suoi discepoli: dare la vita gli uni per gli altri (NON A TOGLIERLA come spesso capita). Tutto questo perché? Semplicemente per ottenere ciò a cui ogni essere aspira, ossia la gioia: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. A questo punto del discorso del Signore, seguono espressioni che a mio modo di vedere descrivono una sorta di danza dell’amore…..: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici se fate ciò che vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”.
Il centro, il cuore e il fulcro della elezione sarà la Missione: “Vi ho costituiti perché andiate….” (Missione..). Tale missione –così come fu per coloro che furono inviati da Mosè ad esplorare la terra promessa- avrà l’obiettivo di trovare e portare frutti: “perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”.
Carissimi fratelli e sorelle, a tale benevolenza ed elezione del Signore, non si può non rispondere così come abbiamo risposto nel versetto del salmo responsoriale: “Ecco, Signore, io vengo per fare l tua volontà”
San Cassio è tutto questo e ciò che ancora rimane da dire sull’infinita ricchezza dell’amore di Dio in Cristo Gesù, che egli ha testimoniato con apostolico zelo. A lui ci rivolgiamo come figli, affinché ci sostenga sempre nell’itinerario di fede, specie in questo tempo caratterizzato dal percorso sinodale, nella costruzione della santità che ci è stata data in dono fin dal Battesimo e siamo in grado di testimoniarla mediante l’amore vicendevole. Amen