Il 2 maggio, alla vigilia della festa del patrono di Narni San Giovenale, si tiene la tradizionale cerimonia “De Cereis et Palii Offerendi”, l’offerta dei ceri e dei palii. La luminaria delle autorità comunali e pontificie, delle corporazioni, dei castelli, alla luce di ceri e fiaccole, porge il proprio omaggio al vescovo della diocesi di Terni, Narni e Amelia mons. Franceco Antonio Soddu. Si rinnova così il gesto delle autorità comunali della città di Narni, delle sue contrade e dei rappresentanti delle arti, per l’offerta dei ceri a san Giovenale nelle mani del vscovo suo successore secondo gli statuti della città del 1371. Un invito all’accoglienza, alla solidarietà e all’unità che trova la sua origine proprio nella testimonianza di San Giovenale primo vescovo di Narni vissuto nel IV secolo.
I rappresentanti delle contrade, dei castelli e delle arti sono convocati in un appello solenne, presenti con la loro identità e caratteristiche, per concorrere al bene comune.
La consueta simbolica liberazione del prigioniero è stata rappresentata da una raccolta a favore delle associazioni umanitarie pro Ucraina per le persone che hanno avuta la loro casa bombardata e il sostegno a una famiglia narnese in difficoltà a causa della perdita del lavoro.
“Sono emozionato questa sera – ha detto il vescovo – ricordando anche quando casualmente capitai a Narni nei giorni della festa e mai avrei pensato di vivere oggi in prima persona questa bella cerimonia. Siamo chiamati a fare una verifica sapienziale di ciò che san Giovenale in questo tempo ci testimonia e indica. Chiediamo la sua benedizione e illuminazione perchè a partire da questo giorno possa essere faro, luce e direzione per tutto ciò che comporta la nostra vita, in particolare l’attenziona per quelle grandi e piccole schiavitù che nella nostra vita, nelle nostre famiglie e quartieri vengono perpretate o non attenzionate, per cui troviamo difficoltà affinchè siano sciolte. Chiediano a san Giovenale di essere capaci, con il suo aiuto, di sciogliere tutti i vincoli di coloro che vengono soggiogati dalle moderne schiavitù”.
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