Natale 2015 – messa prenatalizia al Tubificio di Terni (Ast)

In questa quarta domenica di Avvento, il Natale del Signore viene anticipato nella celebrazione della santa Messa in questo luogo di lavoro, di condivisione di progetti umani e professionali e di narrazione della cronaca di un segmento di umanità che vive in questo territorio.
Perché questa celebrazione natalizia non in una chiesa, ma nello scenario grandioso della vostra attività lavorativa?
La nostra presenza qui non è dettata da ragioni di convenienza e comodità.
Questa celebrazione assume un significato altamente simbolico e vuole essere segno ed espressione del grande valore salvifico del vostro lavoro, condiviso tra tutti coloro che fanno parte della stessa famiglia delle Acciaierie a prescindere da ruoli, professionalità e responsabilità aziendali.
In questo luogo e in questo contesto sociale, direi in questa famiglia oggi torna a nascere Gesù Cristo per aprire ad un tempo di speranza e di pace ad ogni livello.

La Parola di Dio, che è stata proclamata, ci aiuta a comprendere l’accostamento e l’intreccio di questi due eventi: la memoria della nascita di Cristo, con la natura della sua missione, e questo luogo di lavoro.
Nella prima lettura, il profeta Michea, già nell’VIII secolo prima di Cristo, annuncia la nascita del Messia e che Egli sarebbe nato in una piccola città, un villaggio minuscolo e sperduto, Betlemme di Giudea, per portare sicurezza e pace:
“Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace!”.
Nel Regno di Gesù Cristo, nell’era cristiana non ha valore la grandezza fisica,la forza, la potenza militare, la muscolosità, la ricchezza di denaro e di beni. Gesù ha scelto uno stile di piccolezza e di umiltà: ha scelto una piccola regione, la Palestina e nella Palestina una minuscola frazione Betlemme, e in questo paese una grotta per nascere.
Inoltre il Figlio di Dio, e questo è il mistero e il senso del Natale, si è abbassato fino a rivestire, assumere la natura umana percorrendo tutte le tappe della condizione umana: il concepimento, la nascita da una donna dopo nove mesi, la condizione di bambino, la sua attività di operaio, la fatica del lavoro, tutti i problemi della relazione con la famiglia, con uomini e donne, la sofferenza e la morte.
Leggiamo nel Vangelo di oggi, sua madre Maria, dopo il concepimento, lo porta in grembo mentre rende visita a sua cugina Elisabetta, che era anch’essa incinta di Giovanni Battista, e viveva in una località distante 150 Km. Da Nazaret. Nell’incontro delle due donne si verifica una esplosione di gioia e di lode a Dio, che è venuto incontro alla loro fede e ha operato grandi cose, appunto a due donne povere, ma ricche di amore per Dio e per il prossimo.
Nella seconda lettura, la lettera agli Ebrei, ci viene spiegato il senso del natale, quale evento della nascita del Figlio di Dio, che si fa uomo, con un corpo in tutto simile al nostro. Quel corpo sostituisce gli antichi olocausti e sacrifici e diventa il nuovo sacrificio che ci rende graditi a Dio.
“Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà”
Al centro del Natale c’è Gesù Figlio di Dio, che diventa uomo e ci salva facendo la volontà di Dio.
Natale ci ricorda che Dio si è fatto uno di noi, sperimentando le sofferenze, il cammino di apprendimento, i problemi di lavoro e di sussistenza che abbiamo anche noi.
Il Natale alle acciaierie significa confrontarsi con “il figlio del falegname” che nell’adeguarsi alla volontà di Dio, che è al centro della sua esistenza, ha nobilitato, santificato e riaffermato la dignità di ogni uomo, in specie dell’uomo, che lavora, che ama, che prega, che si eleva, che collabora al benessere della comunità civile, si fa compagno di strada dei simili, che incontra nel cammino sulla terra.

Negli ultimi giorni Papa Francesco è tornato ripetutamente su alcuni temi, legati senso del Natale, all’anno della misericordia e in particolare legati al mondo del lavoro, che sono stati affermati fino alla morte dall’uomo Gesù.
Ha più volte ribadite il binomio lavoro e dignità umana:
“la qualità del lavoro «libero, creativo, partecipativo e solidale» esprima e faccia crescere sempre la dignità della stessa vita umana” (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 192).
Ai giovani del Progetto Policoro, ha proposto una riflessione magistrale su dignità, giovani, diritto al lavoro.
“Quanti giovani oggi sono vittime della disoccupazione! E quando non c’è lavoro a rischiare è la dignità, perché la mancanza di lavoro non solo non ti permette di portare il pane a casa, ma non ti fa sentire degno di guadagnarti la vita! Oggi i giovani sono vittime di questo. Quanti di loro hanno ormai smesso di cercare lavoro, rassegnati a continui rifiuti o all’indifferenza di una società che premia i soliti privilegiati – benché siano corrotti – e impedisce a chi merita di affermarsi. … Il lavoro non è un dono gentilmente concesso a pochi raccomandati: è un diritto per tutti!

Nella realtà dei nostri giorni, fatta di crisi generalizzata dal punto di vista economico, sociale e dei valori, grande è la sofferenza di tante persone e delle loro famiglie, che ancora non vedono spiragli di ripresa e l’avvio della soluzione a problemi esistenziali.
In questo contesto delle Acciaierie e in questa giornata natalizia vogliamo ringraziare il Signore per il percorso che questa azienda ha avviato e compiuto nell’ultimo anno, dando sostegno, lavoro e fiducia a tante persone. Vogliamo esprimere nella preghiera la nostra gratitudine a tutti coloro che sono artefici e protagonisti di questo progetto di ripresa: imprenditori, direzione, funzionari, maestranze, sindacati, operatori e collaboratori vari. E vogliamo cogliere il lieto annuncio , che a partire dal dono che Gesù è venuto a portare, facendo degli uomini un’unica famiglia di Dio, cresca la speranza, la solidarietà, il benessere condiviso da tutti, in questa azienda, nella nostra città e nel mondo intero.
In questo Natale dell’Anno Santo della misericordia lasciamoci affascinare dall’amore misericordioso che Dio Padre vuole donare a ciascuno, anche se appesantito da una vita di egoismo e di peccato.

Vorrei chiudere per me e per voi con le parole di Papa Francesco all’apertura della porta santa della mensa dei poveri a Roma:
«Se tu vuoi trovare Dio, devi cercarlo nell’ umiltà, cercarlo nella povertà, cercarlo dove lui è nascosto: nei bisognosi, nei malati, negli affamati, nei carcerati»..
«Che cosa ci chiederà Dio per aprirci la porta del cielo?» si è chiesto Papa Francesco. «Ero affamato, e mi hai dato da mangiare, ero assetato e mi hai dato da bere, ero senza tetto e mi hai dato una casa, ero ammalato e sei venuto a visitarmi, ero in carcere e sei venuto a trovarmi».
Potremmo aggiungere: ero disoccupato e mi hai assunto con giustizia e dignità; ero triste e solo e mia hai ridato speranza.
Sostiamo davanti al presepe, contempliamo Gesù, Maria e Giuseppe e impariamo la via della giustizia e della pace.