Natale 2022 – celebrazione all’Acciaieria

Avvicinandosi la celebrazione del S. Natale, la liturgia ci invita a considerare ancor più da vicino questo grande dono che Dio fa di sé stesso.
In modo tutto specifico il profeta Isaia, di cui abbiamo sentito nella prima lettura, indica la modalità con la quale sarà necessario prepararsi; tale modalità è espressa attraverso l’esercizio delle buone prassi date da Dio per il bene comune: osservare il diritto e praticare la giustizia. Riconoscendo, rispettando ed esercitando i diritti e la giustizia, allo stesso tempo avviene la realizzazione della persona e si vive la felicità, ciò che la Bibbia definisce col termine “beatitudine”.
Questi due modi di agire, con diritto e giustizia sembra vogliano riflettere sull’uomo le medesime caratteristiche di Dio, il beato per eccellenza; infatti così si esprime Isaia: “Beato l’uomo che così agisce e il figlio dell’uomo che a questo si attiene, che osserva il sabato senza profanarlo, che preserva la sua mano da ogni male”.
E a questa beatitudine/felicità/realizzazione della vita, sono chiamate tutte le genti, tutte le Nazioni. Il dono del Figlio di Dio infatti non è proprietà esclusiva di qualcuno, ma è per tutti. Tutti il Signore chiama alla salvezza.
Dio è padre/madre di tutti. Se il signore sceglie qualcuno, lo fa perché questi sia di esempio per gli altri e sia a loro servizio. (cfr. popolo ebreo)
La tentazione ad isolarsi è sempre presente e in agguato anche oggi, cioè ritenersi come l’unico, esclusivo, agli occhi di Dio e guardare gli altri dall’alto in basso. Capita un po’ dappertutto, anche all’interno delle religioni
Nel Vangelo che abbiamo ascoltato viene messa in evidenza da Gesù un altro genere di tentazione, che consiste direi nell’”assaggiare” fugacemente gli attimi della vita religiosa senza però compromettersi totalmente; rischiando così di rendere banale anche la vita totale e sociale.
Così era capitato a coloro che si erano messi in fila al fiume Giordano per ascoltare Giovanni Battista e ricevere il battesimo per la conversione. Tutto si era ridotto a un fuoco di paglia, a un flash.
Spesso anche la nostra fede si riduce a fuoco d’artificio fugace, bello, strepitoso, ma senza consistenza. Senza che tutta la vita ne venga irrorata, coinvolta e quindi plasmata.
Perciò quella sorta di rimprovero fatto da Gesù ai suoi contemporanei, penso sia attuale e valido anche per le persone del nostro tempo.
Pensiamo a quante occasioni della vita, pur vissute con intensità, poi non lasciano alcun segno.
Pensiamo ai sacramenti che comunque ancora vengono celebrati: battesimi, comunioni, cresime, nozze ecc. sembra che la sostanza di questi scivoli sopra come la pioggia sui vetri.
Ebbene, anche di fronte a questi nostri atteggiamenti, Gesù non ci nega la sua presenza che in questo periodo si concretizza nel dono della gioia del s. Natale.
Dobbiamo però stare attenti a non ridurre, banalizzandolo, questo tempo. /Spesso sentiamo parlare della “magia del Natale” facendo scoop e colpo soprattutto sui bambini.
La magia non esiste. Il Natale non è una favola o una fiaba. Non è un colpo di bacchetta magica, ma l’evento salvifico dell’incarnazione del Figlio di Dio che coinvolge tutta la nostra vita; il dono più grande che l’umanità abbia potuto. Si tratta del dono che Dio fa di sé stesso.
Per ogni persona, nella fattispecie per voi che lavorate in questo luogo, tutto questo si traduce nel saper accogliere il messaggio evangelico; non delle parole o dei bei pensieri ma il Vangelo, ossia la persona stessa di Gesù, tutta la sua vita e farla calare nella nostra; nelle nostre membra, affinché Lui in noi possa agire e rendere evidente la speranza in un futuro migliore, per noi, le nostre famiglie, la nostra società.
Maria Santissima ci aiuti ad accogliere Gesù come Lei ha fatto, nella fede e nella disponibilità piena al volere di Dio