Natale 2022 – messa della Notte santa nella Cattedrale di Terni

“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”.
Carissimi fratelli e sorelle, la luce è l’elemento che in questo tempo di Natale viene messo in particolare risalto, affinché ne possiamo comprendere ed accogliere tutta la ricchezza della sua portata.
La grande luce di cui parla la Parola di Dio, lo sappiamo, è NSGC
“Il popolo che camminava nelle tenebre” è certamente riferito al popolo eletto, ma in definitiva, possiamo dire, sia tutta l’umanità, della quale facciamo parte anche noi.
Alle tenebre, nelle quali siamo comunque continuamente immersi, si contrappone il fulgore di una luce singolare, che dilegua le tenebre, anzi le distrugge.
All’arrivo di siffatta luce le tenebre scompaiono, non ci sono più; addirittura sembra non essere più contemplata neanche una successiva alternanza, come avviene in natura, tra il giorno e la notte.
Che meraviglia, carissimi fratelli e sorelle l’annuncio di questa verità natalizia che è essenzialmente annuncio pasquale: Le tenebre sono vinte dalla luce.
Quali sarebbero quindi le tenebre che da ora in avanti oserebbero non dare spazio alla luce? Certamente esistono e sono quelle generate dalla cecità di quanti se le procurano; di quanti si rinchiudono a riccio; sono le tenebre di coloro che, ignorando la vasta immensità degli orizzonti disvelati dalla luce, si barricano nel buio del proprio piccolo mondo ed hanno anche la presunzione di inglobare, in questo piccolo mondo, tutta la realtà circostante, dando così origine a una sorta di vortice catalizzatore negativo, di buco nero –diremo- che, come sappiamo, fagocita tutto e divora perfino la luce.
A Dio-Luce, si oppone ancora la tenebra che nasce dall’uomo.
Ma a ben considerare le cose, non si tratta di annullamento della luce in quanto tale, quanto piuttosto di un annullamento di sé, ossia di una vera e propria autodistruzione.
La luce di Cristo infatti è la luce eterna che non potrà mai essere spenta o annullata da nessuna tenebra. Anzi la verità sta nel suo contrario, ossia la luce di Cristo ha vinto ogni tipo di tenebra: le tenebre del peccato e della morte.
Un popolo che continua a camminare nelle tenebre, che persiste nel permanere in questo stato, non vedendo e non potendo orientarsi, inevitabilmente rischia di smarrire la strada del proprio percorso; oltretutto, non riconoscendo i volti dei suoi simili va incontro alla dissoluzione di sé e alla propria autodistruzione. In pratica si riduce a non essere più un popolo ma una “cozzaglia” di individui non meglio definiti, in continuo contrasto ora con una parte ora con l’altra.
La luce di Cristo, carissimi fratelli e sorelle, ci svela le coltri che dovremmo rimuovere dal nostro essere, dalla società, dal mondo; ci fornisce i criteri e ci concede i doni attraverso i quali operare un autentico rinnovamento.
Oggi le tenebre sembra abbiano preso il sopravvento su tutto, e l’umanità sembra stia andando incontro a una catastrofe senza ritorno.
Ebbene proprio per questo il messaggio di questa notte è ancor più pertinente e quindi più forte; attende sia sempre più incisivo a partire dalla nostra persona (dal nostro comportamento) e, a cerchi concentrici, svilupparsi fino all’incontro con quanti riconoscono ed accolgono la medesima forza rinnovatrice di questa luce.
“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”.
Il popolo inondato da una tale luce non può chiudere gli occhi davanti a tanta grazia; non può rinchiudersi in un prolungato inverno privo di vita, tra gli eterni freddi ghiacciai che, ibernando l’esistente, lo consegnano a un futuro senza data. Al contrario, sciogliendo la durezza dei cuori, li apre a una prospettiva primaverile di promettenti germogli di bene, che già profumano e si realizzano in abbondanti frutti di grazia.
Gesù è il sole di giustizia; Colui che assumendo la natura umana diviene con essa pienamente solidale e la innalza fino a Dio salvandola ed affrancandola dalle tenebre eterne del peccato e della morte.
Facciamo in modo che questa grande luce, a causa della nostra negligenza, della nostra mancanza di desiderio di luce, non si affievolisca mai nei nostri rapporti interpersonali, ma sia accolta ed alimentata dalla carità operosa.
Cristo è luce delle Genti –dice il Concilio Vaticano II- Egli è dato all’umanità attraverso la Chiesa popolo di Dio in cammino,…
La Chiesa è il “Popolo di Dio in Cammino”. Questa bella immagine ripresa dal Concilio Ecumenico Vaticano II, nel tempo di grazia in cui ci troviamo ad esistere nella storia, ha l’opportunità di assimilare meglio e in pienezza i tratti caratteristici del proprio essere e del proprio itinerario, attraverso il percorso sinodale inaugurato ed affidatoci da papa Francesco.
La luce che è Cristo, risplende sul volto della Chiesa; e perciò la Chiesa dev’essere più che mai impegnata, affinché contrastando le tenebre del mondo, mediante l’accoglienza continuata di questa luce divina, tutti possiamo godere sia dell’universo, della creazione che ci circonda, come delle persone che camminano con noi; con le quali abbiamo la possibilità, anzi direi di più, abbiamo l’obbligo morale di stringere legami di fraternità, di amicizia, di concordia e di pace.
La luce Divina del Signore Gesù non viene mai meno, non si spegne e non si affievolisce mai. Abbiamo fede in questo e non saremo mai colti impreparati negli inverni bui e freddi delle nostre esperienze personali, familiari e sociali.
Come abbiamo sentito, l’accoglienza di questa luce, di questo dono di luce, produce gioia e letizia. Queste non sono circoscritte in un particolare momento o speciale circostanza ma, tale gioia e letizia, illuminate da Cristo hanno la capacità di generare ulteriore gioia e letizia, così come abbiamo sentito dalla Parola di Dio: “hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia…”.
“Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. Carissimi fratelli e sorelle, anche noi, insieme ai pastori, primi depositari di questo grande annuncio, mettiamoci in cammino fino all’incontro con la carne viva del Signore. Maria Santissima e san Giuseppe ci accolgano e soprattutto ci indichino come contemplare ed adorare nel nostro tempo e nella nostra società le fragili membra del bambino Gesù nei poveri del nostro tempo. È questa la luce di salvezza, l’unica capace di generare in noi speranza e gioia.