Natale 2023 – celebrazione nella concatterale di Amelia

La bellezza del Natale e il suo profondo significato inonda ancora una volta la storia; illumina il nostro tempo della luce di Dio e ne irradia abbondante il seme di speranza, nonostante i giorni colmi di incertezze e dolore causati dai numerosi conflitti in corso nel mondo e dalle violenze che si registrano ogni giorno anche nelle nostre città.
Proprio per tale motivo, la profondità del Natale non può essere confusa e scambiata come una sorta di allucinazione collettiva che, all’interno di una storia costellata di violenza e dolere, ha l’ardire di pronunciare parole di pace, di bellezza, di gioia, come quelle proclamate nella prima lettura.
Proprio per questo motivo il Natale non è quella festa che gradualmente, durante il procedere degli anni, anche nei nostri ambienti, vede sbiadire la propria identità.
Il Natale è la nascita del Signore Gesù, ossia il suo ingresso nella storia dell’umanità. Il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. La realizzazione delle attese del popolo eletto e di ogni persona di ogni tempo e di ogni popolo.
Realizza le attese di pace per le persone di buona volontà e perciò infonde speranza anche a questi nostri giorni, vissuti nella trepidazione e nell’angoscia.
Sarà perciò fondamentale che ciascun cristiano tenga bene a mente e nel cuore la verità pura e autentica del Natale; altrimenti, condotti dal vortice delle varie cose accessorie, saremo portati lontano dal senso profondo di quanto celebriamo e proiettati in un mondo irreale ed illusorio, mettendo in evidenza una sorta di immaginario collettivo che purtroppo sembra prendere sempre più piede, adoperando termini come “la magia del Natale” che, se ci pensiamo bene, va ad appannaggio esclusivo della sempre più nutrita catena consumistica a livello globale; tanto più e soprattutto in questo periodo, ripeto, in cui in molte parti del mondo e in particolare la terra che lo vide nascere e crescere, la Terra Santa, soffre a causa della guerra.
Il Natale è un Mistero: il Mistero del Figlio di Dio che si fa carne, che si fa uomo.
Dire mistero per noi significa entrare nella dimensione di Dio, anzi, cercare di comprendere il senso di questa dimensione di Dio che per grazia, ossia per dono, si abbassa fino a noi, a ciò che da Lui è stato creato, facendosi Egli stesso creatura.
Entra nella storia, Lui che coeterno al Padre e allo Spirito, si fa uomo, “Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
Egli è la vita! illuminati dalla sua luce, potremmo dare significato alla nostra e all’altrui vita. Egli è la luce! soltanto esposti lui a, cioè continuamente dinanzi a lui possiamo diradare e vincere ogni oscurità e tenebra.
Accogliere il Verbo fatto carne significa che siamo chiamati a vivere il Natale non come spettatori di una scena pur toccante; di rimanere a contemplare anche commossi davanti a un presepio statico, oppure come figuranti di una scena che non ci penetra nell’intimo. Al contrario, siamo chiamati ad entrare in essa, in quella vicenda, a viverla, affinché questa, illuminando la nostra storia, possa darle un senso; il senso contenuto nel significato dei termini adoperati dall’angelo quando diede l’annuncio ai pastori: Salvatore, Cristo, Signore.
Carissimi fratelli e sorelle, nelle vicende di ogni tempo, tanti usurpatori hanno costellato la storia dell’umanità fino al presente; basta sfogliare i libri, interrogare internet…. Ecc. Quanti usurpatori!? Nemici del genere umano i quali, paradossalmente si sono arrogati e che ancora si arrogano, la qualifica di salvatori o benefattori dell’umanità, divenendone invece coloro che opprimendola nei più svariati modi e con i più diversi strumenti, la soggiogano, la strumentalizzano votandola alla disgregazione e quindi alla più totale distruzione.
Ritorna a noi la struggente affermazione del Vangelo di oggi: “Veniva nel mondo la luce vera…eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”. Ci consola tuttavia e riempie di speranza quanto segue: “A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”//
Dal Vangelo di San Luca apprendiamo che la collocazione di Gesù dopo il parto fu nella mangiatoia. Quella mangiatoia della grotta di Betlemme è stato l’unico arredo che ebbe il privilegio di accogliere la regalità di Dio fatto carne….
Carissimi fratelli e sorelle, Cristo che viene nel mondo, deposto in una mangiatoia, attraverso le braccia premurose di Maria, attende di essere accolto nella semplicità della nostra vita, del nostro cuore, della nostra coscienza con lo stesso calore che fu di quella singolare culla, la mangiatoia, che è il cuore, la vita, il pensiero, la disponibilità di chiunque offre la propria umile disponibilità all’accoglienza del Vangelo, che poi si traduce praticamente nella sua testimonianza a 360 gradi.
Il canto degli angeli “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace in terra agli uomini, che egli ama” che da questa notte riprende anche la sua collocazione nella celebrazione liturgica, sia per tutte le persone anche e soprattutto il CRITERIO non solo per desiderare ma soprattutto per costruire la pace: nella misura in cui si rende gloria a Dio si può ottenere il dono della pace.
Carissimi fratelli e sorelle, nonostante il fumo nefasto delle bombe e la coltre delle macerie; oltre ogni tipo di odio e rancore di vendetta; oltre ogni buio di disperazione, sia il Natale del Signore, questo Natale, ad iniziare dal nostro cuore, un Natale di giustizia, di pace e quindi di vera speranza, per il mondo intero e per le nostre famiglie.