Ordinazione di padre Giuseppe Piemontese – l’omelia del cardinale Bassetti

Venerati fratelli nell’episcopato, reverendo Ministro Generale, carissimi sacerdoti, religiosi e religiose, distinte autorità, carissimi fratelli e sorelle della Santa Chiesa di Dio che è in Terni-Narni-Amelia, a tutti pace e consolazione dal Signore nostro Gesù Cristo, il Pane vivo disceso dal cielo per saziare la fame di ogni uomo!Accogliamo stasera in questa insigne cattedrale il carissimo padre Giuseppe Piemontese, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, che il Santo Padre Francesco ha mandato a noi quale vescovo di questa antica Chiesa umbra, che affonda le proprie radici nell’humus cristiano dei primi secoli, irrorate dal sangue dei martiri e fortificate dalla fede di tanti fratelli, che ci hanno preceduto sulla via della santità e che ora sono commensali del banchetto eterno.Il clima gioioso che caratterizza da sempre la Solennità del Corpus Domini stasera lo è ancor di più a motivo della tua consacrazione, caro fratello Giuseppe. Con il tuo ritorno in Umbria e l’arrivo in questa Diocesi, è tutto un popolo che ringrazia Dio per avergli mandato il nuovo pastore. Noi vescovi ci rallegriamo con te e ti accogliamo come fratello, per averti già conosciuto e stimato durante il servizio come custode del Sacro Convento di Assisi. Insieme a me e agli altri vescovi presenti, saranno i vescovi che ti hanno preceduto, mons. Vincenzo Paglia, e mons. Ernesto Vecchi, ad importi le mani e a consegnare alla tua paternità un popolo caro al Signore, che intorno alla mensa eucaristica si è sentito fratello e ha riconosciuto nel volto dei poveri e dei sofferenti quello luminoso di Cristo.Con la successione apostolica, è Gesù stesso a guidare la sua Chiesa: a pascerla con soavità nei tempi di pace e a radunarla e proteggerla in quelli difficili. Grazie, caro fratello Giuseppe, per esserti reso disponibile alla volontà del Signore e grazie a: mons. Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che per dodici anni è stato alla guida della Diocesi, per alcuni anni presidente della CEU, e tanto si è prodigato, specie per il mondo del lavoro, per le famiglie e per i poveri; e mons. Ernesto Vecchi, che, anziano di età, ma giovane di spirito, con la sua generosa, sapiente e intelligente opera ha preparato la tua venuta in questa Diocesi. A far festa sono stasera i tuoi confratelli francescani e gli amici dell’Umbria, ma anche quelli della Puglia (giunti in gran numero qui a Terni), che ti hanno apprezzato quale animatore della vita religiosa e infaticabile testimone del Vangelo, che hai saputo annunciare con la semplicità e la gioia di vero figlio di san Francesco. La Provvidenza ti ha destinato ora a compiere il servizio episcopale in questa terra umbra, ricca di fede e di tradizioni religiose, molte delle quali legate anche alla presenza francescana.Eserciterai questo ministero, che riassume la pienezza del sacerdozio ministeriale, per l’edificazione della Chiesa e del Popolo di Dio a te affidato, il quale aspetta di essere dissetato con la Parola di vita e sfamato con il pane, che ci fa pregustare il banchetto del cielo. L’Eucaristia, lo sappiamo, edifica e sostenta quotidianamente la Chiesa, perché ne è fonte e culmine.Come non ricordare in questo contesto l’indimenticabile espressione di san Giovanni Paolo II, consegnata a noi dall’enciclica Ecclesia de Eucharistia: «La Chiesa vive dell’Eucaristia. (…) La Chiesa vive del Cristo eucaristico, da Lui è nutrita, da Lui è illuminata. L’Eucaristia è mistero di fede, e insieme “mistero di luce”. Ogni volta che la Chiesa la celebra, i fedeli possono rivivere in qualche modo l’esperienza dei due discepoli di Emmaus: “Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero” (Lc 24,31)» (EdE N.1e6).Il legame tra la Chiesa e l’Eucaristia ci è stato ricordato da san Paolo, nella seconda lettura: “Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (1Cor 10,16-17). Tra la comunione all’unico pane e l’appartenenza all’unico corpo di Cristo, san Paolo scopre una vera relazione di causa e effetto: “Poiché partecipiamo all’unico pane, siamo un solo corpo in Cristo. L’Eucaristia realizza l’unità nella Chiesa”. E per i cristiani dividersi significa smembrarsi, come afferma sant’Ambrogio.Tra gli antichi Padri, chi spiega il rapporto tra la Chiesa e l’Eucaristia è anche sant’Ignazio di Antiochia, il quale, rivolgendosi ai fedeli di Filadelfia, li esorta a “darsi premura di avere una sola Eucaristia: una sola infatti è la carne del Signore nostro Gesù Cristo e uno solo il calice per l’unione nel suo sangue, uno solo l’altare, come uno solo il vescovo, insieme con il presbiterio e i diaconi”. Appare qui anche l’importanza e la centralità riservata al ruolo del vescovo. La Chiesa è costituita unicamente dall’assemblea eucaristica riunita sotto l’autorità del vescovo, come afferma in un altro testo sant’Ignazio: “Dove c’è il vescovo, lì sarà il popolo, come dove c’è Gesù Cristo, lì c’è la Chiesa cattolica”. Non ci può essere unità nella Chiesa se non si è uniti al vescovo, segno e strumento dell’unione con Dio. “Unica fede, unica Eucaristia, unico vescovo: sono per Ignazio realtà inseparabili”. Il tuo ministero episcopale, caro padre Giuseppe, inizia nella grande festa del Corpo e Sangue di Cristo, mentre risuonano in noi le meravigliose parole di Gesù: «Io sono il pane vivo, disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». È questa un’occasione propizia per ricordare a tutti, come ha fatto di recente Papa Francesco, che «episcopato è il nome di un servizio, non di un onore, poiché al vescovo compete più il servire che il dominare»; una ulteriore occasione per ricordare ancora che ogni ministero, ogni scelta di servizio e di amore a favore di qualcuno, specialmente dei più piccoli e poveri, nasce da Gesù e dal fatto che lui ha scelto di servirci, di “dare la sua carne”. L’Eucaristia è il segno di questo smisurato amore di cui ciascuno di noi è destinatario. Se ti scopri amato e salvato da Gesù sapendo che nell’Eucaristia questo mistero di amore si attualizza per te, allora diventi capace di servire con gratuità e gioia! Proprio di quella gioia di cui ha parlato il Papa nella Evangelii Gaudium, dimensione fondamentale del Vangelo e della vita di coloro che ne portano l’annuncio. Che grazia grande, allora, celebrare l’ordinazione episcopale nella festa dell’Eucaristia! C’è un altro aspetto su cui mi sembra importante riflettere in questa occasione, come ci ha suggerito la prima lettura. Anche l’Eucaristia è fare memoria di ciò che Gesù ha fatto: non si è cristiani se non si appartiene a un popolo che ricorda, che si ferma a contemplare l’azione di Dio e riconosce che la sua non è una storia abbandonata, ma abitata e amata dal Signore. La nostra è sempre una storia amata e abitata da Dio.Ma anche questo sottolinea una cosa molto importante del ministero del Vescovo: non si può guidare se non si ascolta la memoria del popolo e la sua capacità di discernere i segni dei tempi e di trasmettere la buona novella. Ecco perché il Papa ci chiede di essere pastori con l’odore delle pecore, pastori che confidano nel “fiuto” del popolo, pastori che a volte precedono, a volte accompagnano e a volte, anche, seguono il popolo. Non un semplice invito all’umiltà, ma un’indicazione importante su come vivere il ministero. Caro vescovo Giuseppe, con parole di Papa Francesco, noi ti chiediamo di «amare con amore di padre e di fratello tutti coloro che Dio ti affida: anzitutto i presbiteri e i diaconi, tuoi collaboratori nel ministero; i consacrati, l’intero Popolo di Dio, soprattutto i poveri, gli indifesi e quanti hanno bisogno di accoglienza e di aiuto. Esorta i fedeli laici a cooperare all’impegno apostolico e ascoltali volentieri. Abbi viva attenzione a quanti non appartengono all’unico ovile di Cristo, perché essi pure ti sono stati affidati nel Signore. E prega per loro. Ricordati che nella Chiesa cattolica, radunata nel vincolo della carità, sei unito al collegio dei vescovi e devi portare in te la sollecitudine di tutte le Chiese. Veglia, veglia con amore su tutto il gregge, nel quale lo Spirito Santo ti pone a reggere la Chiesa di Dio”. Amen!