Ordinazione episcopale di mons. Francesco Antonio Soddu il 5 gennaio 2022 – la cerimonia e modalità di partecipazione

La Chiesa di Terni-Narni-Amelia annuncia con gioia l’ordinazione episcopale e l’inizio del ministero pastorale di mons. Francesco Antonio Soddu Vescovo di Terni-Narni-Amelia, mercoledì 5 gennaio 2022 alle ore 10.30 nella cattedrale Santa Maria Assunta di Terni per l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione di mons. Giuseppe Piemontese Amministratore Apostolico di Terni-Narni-Amelia e dei vescovi ordinanti mons. Gian Franco Saba Arcivescovo Metropolita di Sassari e mons. Stefano Russo Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana.

Il vescovo Piemontese in una lettera indica le modalità di svolgimento della cerimonia:
“Gli sviluppi della pandemia del Covid 19 stanno ostacolando la solenne e festosa organizzazione della Ordinazione episcopale di Mons. Francesco Antonio Soddu. Chiediamo a tutti gli invitati di prestare attenzione alle indicazioni, che seguono.
La diocesi di Terni-Narni-Amelia per una celebrazione dignitosa dell’ordinazione episcopale di mons. Francesco Antonio Soddu e per una adeguata accoglienza dei fedeli diocesani e degli ospiti provenienti da fuori diocesi, aveva previsto la realizzazione di una tensostruttura, attrezzata in piazza Duomo, per consentire la partecipazione comoda e decorosa di un gran numero di fedeli, anche con un notevole impegno finanziario.
Però, il Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico, che si è tenuto nella Prefettura di Terni, il 28 dicembre, ha tassativamente proibito la realizzazione della suddetta tensostruttura, stabilendo, di conseguenza, di ridurre drasticamente il numero dei partecipanti in presenza.
In tale situazione il comitato diocesano organizzativo, ha preso atto di queste decisioni ed ha dovuto ripensare tutta l’organizzazione, suggerendo una partecipazione dei fedeli secondo il seguente schema:
1. In Cattedrale saranno presenti i Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, Presbiteri e Diaconi, familiari e corregionali del vescovo ordinando e un numero ristretto di autorità civili.
2. Altri invitati, provenienti da fuori regione o che riceveranno comunicazione personale, potranno seguire la celebrazione liturgica dalle sale dell’attiguo Museo Diocesano e Capitolare.

Sia in Cattedrale che al Museo diocesano si accede muniti di super Green pass e mascherina FFP2 e con il lasciapassare che sarà recapitato agli invitati via mail dalla segreteria organizzativa diocesana.

Tutti gli altri fedeli della diocesi di Terni-Narni-Amelia potranno unirsi alla celebrazione nelle seguenti chiese, dove saranno predisposti degli schermi per la visione dell’evento:
a Terni: San Francesco di Assisi, Sant’Antonio di Padova San Pietro, Sacro Cuore Eucaristico, Santa Maria Regina, Santa Maria della Misericordia, San Giuseppe lavoratore
ad Amelia: San Massimiliano Kolbe e San Francesco di Assisi

La celebrazione dell’Ordinazione episcopale sarà trasmessa in diretta sui canali Facebook e Youtube della Diocesi di Terni-Narni-Amelia e su Umbria+ canale 15 del digitale terrestre.

Il vescovo mons. Francesco Antonio Soddu per incontrare i fedeli della diocesi di Terni-Narni-Amelia celebrerà l’Eucaristia nel giorno dell’Epifania 6 gennaio 2022 alle ore 11.30 nella cattedrale Santa Maria Assunta di Terni; domenica 9 gennaio 2022 alle ore 11 nella concattedrale dei Santi Giovenale e Cassio a Narni e alle ore 17.30 nella concattedrale Santa Fermina di Amelia.
Ci rendiamo conto che tali decisioni velano di delusione un momento bellissimo e significativo della Diocesi, tuttavia vogliamo imparare ad essere cristiani e Chiesa anche in tempo di pandemia.
La Vergine Maria, Madonna della Misericordia, e i santi patroni Valentino, Giovenale e Fermina accompagnino il vescovo Francesco Antonio e l’intera Chiesa di Terni-Narni-Amelia”.

+p. Giuseppe Piemontese OFM Conv
vescovo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal settimanale della diocesi di Sassari “Libertà”
Testimonianze/La parola a don Francesco Soddu (intervista di don Salvatore Fois vicario episcopale per il clero diocesi di Sassari)
«Porto sempre gli ultimi nel cuore»

Il 29 ottobre scorso, nella diocesi di Sassari, l’arcivescovo Gian Franco Saba ha dato l’annuncio della nomina di monsignor Francesco Soddu a vescovo di Terni-Narni-Amelia. La notizia si è diffusa in pochi minuti, subito rilanciata dai canali delle due diocesi, dalle agenzie e dai giornali raggiungendo familiari, fedeli e gli amici più cari. Poi, come di consueto, la valanga di messaggi augurali per la prosecuzione del cammino iniziato proprio nella diocesi turritana. Il compito che attende don Francesco è impegnativo, la diocesi che andrà a governare è composta tre realtà con caratteristiche proprie che Libertà ha cercato di raccontare, nel numero 39, in un’intervista a doppia pagina con Elisabetta Lomoro, redattore capo del settimanale interdiocesano umbro La Voce e direttore dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi ternana. I giorni scorsi abbiamo incontrato don Francesco per rivolgerli, a caldo, alcune domande e fare con lui il punto della situazione prima della consacrazione in programma a Terni nelle prossime settimane.

Monsignor Soddu, Quali stati d’animo ha provato quando ha ricevuto la notizia della nomina come vescovo di Terni?
«Davanti a un così grande compito ho sentito la gravità della responsabilità, affidando a Maria Santissima, Madre di Dio e della Chiesa, la mia persona e il mio apostolato. Ma anche, da subito, ho avuto la consapevolezza di poter condividere questa responsabilità con quanti avrò il piacere di incontrare e conoscere, in questo significativo tempo di grazia caratterizzato dal percorso sinodale della Chiesa. Il Signore, mediante il ministero apostolico del papa, ci affida l’uno all’altro: a noi il compito di far germogliare e coltivare la sua Carità in ogni nostro atteggiamento».

Per noi cristiani la nostra storia personale è una storia salvifica, nella quale il Signore attraverso gli incontri, le persone, le situazioni si rende presente e apre strade impensate. Può raccontarci qualche fatto, per lei, particolarmente significativo.
«Quando sono diventato parroco della cattedrale di Sassari, che è nel centro storico, ho constatato in modo diretto che, come in tutte le medie città, il centro storico è bacino d’utenza delle povertà invisibili, che però appaiono chiaramente a chi sta sul territorio e si lascia “contaminare”. Conoscevo tutti, nome e cognome di tutti quanti, e ricordo che un giorno, rientrando dal campo nomadi, emanando un certo odore, mamma mi disse chiese: “dov’eri?” risposi: “al campo degli zingari, quanto mi sento bene quando sto con i poveri!” e mia madre mi rispose così: “se non stai bene con i poveri non vedo con chi tu possa star bene”. Lo stare con i poveri mi ha formato e continua a formarmi. “I poveri di ogni condizione e ogni latitudine – ci ha ricordato il Papa – ci evangelizzano, perché permettono di riscoprire in modo sempre nuovo i tratti più genuini del volto del Padre. Non sono persone “esterne” alla comunità, ma fratelli e sorelle con cui condividere la sofferenza, per generare fratellanza, restituire dignità, assicurare inclusione. Ancor più dopo il nuovo incarico che il Santo Padre mi ha affidato nominandomi vescovo di Terni-Narni-Amelia, proprio questo chiedo al Signore: aiutarmi a restare sempre “alla scuola dei poveri”, tra la gente, capace di ascoltarne i bisogni e di rafforzare percorsi di incontro e di condivisione, nel contesto attuale, caratterizzato dalla pandemia, da radicali fenomeni di trasformazione e cambiamento, a servizio del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia».

Cosa si porta nel cuore dell’esperienza fatta come direttore di Caritas italiana?
«Ringrazio quanti ho incrociato sul mio cammino in questi dieci anni da direttore di Caritas italiana: da ognuno ho imparato qualcosa che porto con me e che cercherò di mettere a frutto nella diocesi che mi è stata affidata. In particolare porto con me l’aspetto comunitario e la prevalente funzione pedagogica, la gioia e la bellezza del camminare insieme, portando gli uni i pesi degli altri. In questi anni la Caritas ha continuato a esserci, a operare, ad animare il territorio. Anche nei momenti in cui è sembrata meno visibile ha continuato sulle frontiere più difficili a praticare quella carità che tende a liberare le persone dal bisogno e a renderle protagoniste della propria vita. Questo per la Caritas, negli anni, ha voluto dire non tanto e non unicamente dare aiuti materiali, ma soprattutto garantire la presenza costante, condividere le difficoltà, aiutare ad affrontarle insieme e favorire lo sviluppo integrale di ogni persona. In questo ultimo periodo da direttore ho avuto il privilegio di vivere in modo pienamente sinodale il percorso di preparazione al 50° di Caritas italiana, ripercorrendone la storia che si intreccia e si fonde con quella delle Caritas diocesane, in primis attraverso la “pedagogia dei fatti” che – come abbiamo sperimentato in questo tempo di pandemia – impegna le comunità a partire dai problemi, dai fenomeni di povertà, dalle sofferenze delle persone, dalle lacerazioni presenti sul territorio, per costruire insieme a loro risposte di prossimità, di solidarietà e per promuovere partecipazione e corresponsabilità. Porto ovviamente con me le indicazioni e le prospettive che il Santo Padre ci ha dato in occasione dell’udienza del 26 giugno, indicandoci anche tre vie: “Partire dagli ultimi, custodire lo stile del Vangelo, sviluppare la creatività”. Continuando a essere “segni di speranza”, senza lasciarci scoraggiare, pronti a essere parte attiva nel percorso sinodale che Papa Francesco ha indicato alla Chiesa italiana come strumento per attuare il Concilio in questo cambio di epoca, aperti al nuovo e ai suggerimenti dello Spirito, per contribuire all’avvio di fecondi processi generativi.

Stiamo vivendo un tempo di snodi culturali e sociali importanti, Papa Francesco ci sta invitando a riscoprire la dimensione sinodale della Chiesa, per affrontare in modo evangelico le sfide del nostro tempo. Ci sono, secondo lei, alcune sfide decisive che non possono essere ignorate?
«Nei recenti summit dei grandi della terra, forte è stata la voce dei “piccoli”, il grido della terra e il grido dei poveri che ci chiedono di “abbandonare un modello di sviluppo consumistico che accresce le ingiustizie e le disuguaglianze, per adottarne uno incentrato sulla fraternità tra i popoli. Si tratta di “ricercare un diverso modo di essere, animato da amore per la terra e per le creature che la abitano”. Se è vero – come è emerso in modo chiaro dall’emergenza che stiamo vivendo – che siamo in un’unica barca e abitiamo una casa comune, è altrettanto vero che la pandemia ha accentuato le differenze e oggi i dati ci confermano tristemente come la forbice delle diseguaglianze, a iniziare dall’accesso al vaccino e al diritto alla propria salute, si è allargata in modo esponenziale. È tempo allora di unire gli sforzi per una progettualità creativa, che ha bisogno del contributo di ognuno di noi per generare un nuovo modello sociale e per dar vita a processi di sviluppo in cui si valorizzino le capacità di tutti. Avendo come bussola i due verbi utilizzati da Papa Francesco al numero 207 di EG: “occuparsi creativamente e cooperare con efficacia”. Occuparsi creativamente dei più poveri e dei meno tutelati, ossia non in maniera estemporanea, né approssimativa e neanche ripetitiva, ma creativa, in maniera sempre nuova, dinamica, generativa… E poi cooperare, ossia operare con, cercando, come insegna san Paolo, ciò che ci unisce e non ciò che ci divide».

Cosa si sente di dire alla sua chiesa di Terni?
«Come ho detto sin dal mio primo messaggio, saluto e abbraccio tutte le famiglie: mamme, papà e figli; che sono la cellula della Chiesa e anche la sua forza. Un pensiero particolare va ai bambini, ai ragazzi, agli studenti, in generale ai giovani che – come ci ha ricordato Papa Francesco – sono le vittime più fragili di questa epoca di cambiamento, ma anche i potenziali artefici di un cambiamento d’epoca. “non sono l’avvenire, sono il presente, ma protagonisti dell’avvenire”. Abbraccio con affetto anche gli adulti e gli anziani, i lavoratori e coloro che faticano a trovare o a ritrovare il lavoro. Una particolare carezza va ai malati, ai sofferenti nel corpo o nello spirito e a quanti le prove della vita hanno riservato giorni difficili e sono tormentati da solitudine e povertà. Un pensiero anche a tutti coloro che sono impegnati nel campo delle diverse istituzioni amministrative e del sociale, insieme ai quali auspico di poter collaborare per il bene comune. Ecco dunque il mio auspicio: riuscire, insieme, a dare spazio e alimentare i fatti che vengono da persone consapevoli e appassionate del proprio tempo. Che partono da realtà anche piccole, ma che sono capaci di provocare, di moltiplicare attenzioni, azioni, cambiamenti. In questo moltiplicarsi consiste la testimonianza di speranza che intendiamo assumere come impegno, nello sforzo costante di promuovere nelle comunità e nel territorio iniziative progressive e diffuse di responsabilità: per la pace, la giustizia, la difesa e la cura della vita».

“LO ACCOGLIEREMO A BRACCIA APERTE” SETTIMANALE LIBERTA’ SU FACEBOOK IN COLLEGAMENTO CON TERNI ELISABETTA LOMORO