Il 14 maggio, ad Otricoli, si celebra la festa religiosa dei santi patroni Vittore e Corona, con la messa nella collegiata di Santa Maria Assunta che è stata presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese, con il parroco don Lisnardo Morales Serrano, don roberto Bizzarri, don Matteo Antonelli, don Tiziano Presezzi, alla presenza del vicesindaco Donatella Leonelli, e senza la partecipazione dei fedeli. Al termine della celebrazione, sul sagrato della chiesa il vescovo ha impartito la benedizione della città con le reliquie di San Vittore.
San Vittore, giovane di Otricoli, fu arruolato nell’esercito romano, nella milizia equestre di stanza a Damasco in Siria. Durante la persecuzione di Antonino fu accusato dal prefetto dell’Egitto e della Siria e capitano generale dell’esercito imperiale dell’Asia di nome Sebastiano, di essere seguace del cristianesimo. Dopo l’interrogatorio e vari supplizi – gli furono spezzate le giunture delle ossa – fu gettato in una fornace ardente, gli fu fatto bere potentissimo veleno, fu sospeso ad una trave e gli furono bruciate le carni, fu decapitato il 14 maggio del 168 d.C.
Il corpo di San Vittore, riportato in patria e sepolto presso la città antica di Ocriculum non lungi dal Tevere, fu ritrovato dal vescovo Fulgenzio verso la metà del VI sec.
Il Vescovo fece costruire sopra la sua tomba un altare, intorno al quale ebbe origine l’Abbazia intitolata al suo nome.
A lui nel martirio è associata una giovane donna di nome Corona, che impressionata dal coraggio di Vittore nel superare le prove, si professò pubblicamente cristiana.
Il vescovo ha ricordato l’importante testimonianza di questi giovani Santi martiri dei primi secoli del Cristianesimo che hanno dato la vita per la fede “che per noi diventa motivo di grazia, di incoraggiamento e di speranza” ed ha ricordato come la santità sia una vita spesa nell’amore paziente ed umile: “la santità della porta accanto, di quelli che vivono vicino a noi, è solo un riflesso della presenza di Dio, dei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, degli uomini e delle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane sono segno della santità della chiesa”.
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