Pasqua 2020 – la lettera del vescovo alla comunità diocesana. “Questi giorni santi, trascorsi nell’intimità delle nostre case, siano riempiti da una liturgia spirituale ed esistenziale, dalla adorazione in spirito e verità, dalla personalizzazione più diretta del nostro rapporto con Gesù”.

Cari fratelli e sorelle,
il mesto corteo di camion militari, che nel buio della notte, si dirigono verso i forni crematori, ha richiamato a tutti noi la tragica immagine dei militi ignoti, vittime della prima vera terza guerra mondiale, la prima globalizzata non dichiarata e senza eserciti nemici schierati. Cento, mille, duemila, diecimila e oltre, i morti, che nel silenzio, nella solitudine e nell’anonimato, dopo una breve sosta nelle chiese vuote di fedeli, hanno ricevuto l’ultimo saluto benedicente. A questa comunità di fedeli defunti, in attesa della risurrezione, è stato riservato un silenzioso e frettoloso commiato, che si ripete, con numeri altrettanto elevati, su più fronti di lotta in varie parti del mondo, con un nemico invisibile, prodotto e conseguenza di civiltà dal progresso smisurato e senza norme e da un orgoglio che ha come sbocco il suicidio della società stessa. E intere comunità locali e virtuali piangiamo i nostri morti: genitori, nonni, fratelli e sorelle, senza distinzioni di appartenenze; onoriamo col ricordo e la preghiera tutti, specie gli eroi, medici, infermieri e operatori vari, vittime dell’adempimento del dovere. Siamo angosciati per tante sofferenze dei malati, di noi stessi e di tanta gente costretta “agli arresti domiciliari” e preda di disagi vari oltre che di psicosi, claustrofobia, isteria. Anche la comunità cristiana, impedita di radunarsi nel giorno del Signore, soffre per il digiuno Eucaristico forzato e per la privazione della comunità dei fratelli. Ma non viene meno la Parola e la carità.
Ora la traversata del deserto quaresimale, particolarmente aspra e faticosa, condivisa con una umanità alle prese con la lotta, corpo a corpo, con il Coronavirus, intravede la città santa di Gerusalemme, quale oasi di ristoro e locanda di medicazione e guarigione. Qui, quest’anno, nei giorni della Settimana Santa, saremo in condizione di comprendere nelle ferite inferte alla nostra carne, al nostro corpo, ai nostri affetti, alle nostre comunità, particolarmente preoccupate per il presente e per un futuro incerto, la vicinanza di Gesù, che “si è addossato i nostri dolori” e per primo ha fatto sue le nostre insicurezze esistenziali. La passione della nostra società e della Chiesa, provocata dalla epidemia più che mai diventa la passione. di Cristo, viene assunta da Cristo che si fa nostro Cireneo, compagno di viaggio verso il Golgota della malattia e della solitudine, in attesa della guarigione-risurrezione. Gesù vuole associarsi a noi come conviandante nel cammino di ripresa e di guarigione, dentro e fuori della città, verso Emmaus della delusione per spiegarci e recuperare le ragioni di un nuovo significato della esistenza, provata dalla delusione improvvisa e inaspettata. Gesù anche quest’anno rinnova il suo esodo, passando attraverso l’umiliazione e la sconfitta della morte e ci annuncia la vittoria della risurrezione. E’ lui il maestro paziente, che ascolta le lagnanze impetuose e disordinate, cariche di lacrime di chi, quasi senza avvedersene, ha assistito da lontano alla morte dei propri cari. E’ Lui il mite Agnello, testimone delle pretese orgogliose e irrazionali di menti presuntuose che non hanno saputo prevedere né porre argine a comportamenti irresponsabili e solo galvanizzati dalla ricerca dissennata del benessere smodato, del consumismo fine a se stesso, a scapito della creazione sfruttata e umiliata.
E così, in questo tempo di ritiro forzato, ognuno può prendere consapevolezza della preziosità e bellezza della vita, della propria responsabilità in ordine alla vita sociale, al destino ultimo, che transita attraverso il passaggio della morte, ed è aperto all’orizzonte di Dio e dell’eternità.
Questi giorni santi, trascorsi nell’intimità delle nostre case, siano riempiti da una liturgia spirituale ed esistenziale, dalla adorazione in spirito e verità, dalla personalizzazione più diretta del nostro rapporto con Gesù, che sempre sta con noi e per noi muore e risorge, per promuovere e favorire la conversione delle nostre esistenze, per una fecondità di bene e di vita. La comunità cristiana, temporaneamente dispersa e in diaspora, si ritrova in Gesù. Il Papa, i vescovi, il vostro vescovo celebreranno i santi misteri della passione, morte, sepoltura e risurrezione di Gesù a nome di tutta la Chiesa, del Popolo santo fedele di Dio, di tutti voi. Troviamo il modo di manifestare partecipazione, vicinanza e comunione spirituale, sentimentale, virtuale. Il digiuno eucaristico sia saziato, per quanto è possibile, dalla condivisione del pane della Parola e del pane della carità, in famiglia, con i vicini, con chi soffre o è nel bisogno, ciascuno secondo le proprie possibilità e la ricchezza del suo cuore.
In questi giorni tutti abbiamo potuto vedere la gara di solidarietà avviata tra la gente: medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine, persone comuni. Anche nel mondo ecclesiale è accresciuta l’espressione della carità: tanti sono i sacerdoti, presenti nel territorio, nelle chiese per sollevare i bisognosi, sacerdoti e laici impegnati nella Caritas diocesana, nell’Associazione di Volontariato San Martino, presso la mensa San Valentino e in tante altre opere di emergenza; si è avuta la bella testimonianza dei giovani dell’AC, della Comunità di Sant’Egidio, del Cammino neocatecumenale, dell’Agesci, della Gifra e di altre associazioni che si sono attivati per servire anziani a domicilio. E tanti altri singoli che hanno inventato piccole e grandi forme di amore e di solidarietà direttamente e a distanza. A tutti grazie!
“Mors et vita duello conflixere mirando. La vita e la morte si sono affrontate in un prodigioso duello. Dux vitae mortuus, regnat vivus”. Il Signore della vita era morto, ma ora vivo trionfa
Nella tua morte, o Cristo, la morte è apparsa inerme di fronte all ‘amore. E la vita ha vinto. Tu, che sei il Risorto e “regni vivo” per sempre, resta accanto all’uomo, all’uomo di oggi che la morte col suo fascino tenebroso in mille modi tenta ed insidia. Concedi che egli riscopra la vita come dono che in ogni sua manifestazione rivela l ‘amore del Padre. (Giovanni Paolo II)
Auguro a ciascuno di voi, alle vostre famiglie, alle vostre comunità di trascorrere i giorni santi della passione, morte e risurrezione del Signore con speranza nel cuore. La Parola di Dio e la carità vissuta suppliscano alla privazione dell’Eucarestia. La fame di Gesù purifichi la nostra vita cristiana e ci prepari alla grande festa della Pasqua, quando potremo tornare a nutrirci del Pane della vita, conforto dei sofferenti e forza dei pellegrini. BUONA PASQUA!

+ P. Giuseppe Piemontese OFM Conv
vescovo