Pasqua 2023 – celebrazione nella concattedrale Amelia

“Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo”.
Carissimi fratelli e sorelle,
l’annuncio del giorno di Pasqua contenuto in questo ritornello al salmo responsoriale condensa in sé e dona a noi il senso profondo della nuova creazione operata dalla Pasqua del Signore Gesù mediante la sua morte e risurrezione.
Questo è il nuovo giorno, il giorno senza tramonto, che coinvolge l’intera creazione e la riconsegna salvata al Padre. Rallegriamoci pertanto per tutto questo.
Non possiamo non farlo se nelle ricerche affannate della nostra vita non avremo individuato la meta e incontrato il Risorto il quale, come fu per la Maddalena e gli apostoli, dischiuse e spalancò la nuova pagina di una esistenza impensabile, inimmaginabile: questo è il giorno che ha fatto il Signore.
In questo giorno, in questa nuova creazione, come fu per l’origine del modo, il Signore dà innanzitutto la luce, ma non più semplicemente come elemento fisico, Egli da sé stesso Luce del mondo. Il Signore è la luce che vince le tenebre.
Egli è la luce che illumina e dà il senso all’esistente; Egli è la luce che riscalda le fredde giornate della vita; disgela e scalda il cuore delle persone, dalle quali fa rinascere la primavera di un mondo nuovo.
Il Signore è la luce che vince il peccato. La luce del Signore risorto splende nelle tenebre e le mette in fuga.
Spalanchiamo pertanto le porte della nostra vita alla novità sempre attuale della Pasqua che già abbiamo ricevuto in dono nel santo Battesimo.
Ciononostante è necessaria una continua ricerca, una ininterrotta verifica di quanto è già stato ricevuto.
Capiterà di non incontrare più sulla strada della nostra esistenza la certezza della sua presenza e, come fu per la Maddalena ci si chieda dove sia andato a finire, oppure ancor più dolorosamente dovremo riconoscere di aver riposto definitivamente il Signore nel sepolcro dei nostri ricordi e, così come per i discepoli di Emmaus, ci capita di ritornare indietro, al punto di partenza, doloranti e delusi per non aver saputo cogliere la novità che pure stava davanti ai nostri occhi.
Ecco, cari fratelli e sorelle questa vita nuova ha inizio nel giorno di Pasqua: questo è il giorno che ha fatto il Signore.
A questo punto ci rendiamo conto che anche se dovessimo utilizzare tutte le parole a nostra disposizione non riusciremo mai a descrivere l’intera portata contenuta nel significato di “nuovo giorno” e questo perché il nuovo giorno non è costituito da una sequenza di minuti e di ore MA è lo stesso Gesù Risorto.
Non si tratta dunque di un’aggiunta artificiosa al calendario annuale o settimanale ma è la novità assoluta, la pienezza della vita nel nostro tempo. Spetta a noi farne tesoro ed impegnarlo esistenzialmente nell’agenda del tempo che ci è dato da vivere.
Spetta a noi accogliere il Signore che, viandante, si fa vicino al nostro cammino, aprirgli il cuore e abbandonargli l’anima; lasciarci ammaestrare sul senso delle scritture nell’oggi; non farlo passare oltre la sera delle nostre giornate; condividere con la sua presenza il dono del cibo e comprendere che da qui si rinnova attualizzata l’Eucaristia e si comprende la presenza del Risorto il quale in un istante, così come nell’attimo della sua risurrezione, irrompe nelle tenebre della nostra vita e le rinnova nello slancio dell’incontro, dell’annuncio, della vita nuova ritrovata. In questo itinerario di vita ci capiterà di vivere e condividere la stessa esperienza dei discepoli di Emmaus, della Maddalena, di Pietro e Giovanni e degli altri apostoli.
Pertanto facciamo nostro l’invito, la raccomandazione di san Paolo ai Colossesi: “se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!”
Immersi nella morte e risurrezione di Cristo viviamo nel tempo orientati alle cose del cielo per poterle, attraverso la vita nuova, inserire e far germogliare nella storia, che comunque procede ed anela ad essere vivificata attraverso la presenza del risorto nella esistenza di quanti si affidano a lui.
La risurrezione pur rimanendo inspiegabile razionalmente sarà comunque evidente in chi, seguendo il Signore sino alla fine, diviene testimone della sua risurrezione attraverso la propria esistenza completamente e pienamente rinnovata.
Così come abbiamo appreso durante il percorso quaresimale, illuminato dal Vangelo, si arriva a comprendere, ossia a prendere insieme, assimilare nella vita, la Risurrezione di Gesù solo a partire da quel “sino alla fine”.
Nella pratica siamo chiamati a visitare quei luoghi in cui la fine, purtroppo, costituisce e rappresenta la disfatta della vita.
Pensiamo certamente alla guerra ma anche a tutti quei luoghi più vicini a noi in cui le case, le strade, i luoghi di ritrovo, pur frequentati, sono spesso il documento di qualcosa che comunque non ha il sapore della vita, come fossero l’immagine delle tombe.
Come credenti siamo chiamati a non fuggire questi sepolcri ma, seguendo l’esempio degli apostoli Pietro e Giovanni, andarci di corsa e chiederci con la Maddalena: sarà mai possibile che il Signore sia stato trafugato? Oppure, nonostante il dolore e la dichiarata delusione dei discepoli di Emmaus, esser capaci di fare luce sul senso delle scritture e attenti alla condivisione del pane.
In questo periodo la Chiesa, impegnata nel cammino sinodale, è chiamata a questo tipo di cammino, di corsa, di ricerca, di testimonianza attraverso la condivisione
Il Signore Risorto non è stato trafugato ecco il luogo dove era stato deposto: la vita delle persone. Egli cammina accanto a noi e nella storia di oggi.
Chiediamo a Maria santissima, madre del Risorto, la gioia di poterlo riconoscere tale e testimoniarlo vivo attraverso la nostra vita rinnovata dalla presenza rinnovatrice della sua parola e dei sacramenti.