Pasqua 2023 – messa crismale

Carissimi fratelli e sorelle, la bellezza della Messa Crismale ci porta a considerare l’incommensurabile grandezza dell’amore di Dio, il quale si fa presente nei doni che oggi riceviamo.
Inoltre, inaugurando il Triduo Pasquale, già siamo collocati nel centro vitale della nostra fede, ossia nel cuore stesso di Dio che, nel suo Figlio, si è donato tutto a noi.
La Parola di Dio, che abbiamo sentito proclamata e di cui ci stiamo nutrendo, presenta e dona allo stesso tempo il protagonista ispiratore, motore, sostenitore e testimone delle azioni del Signore Gesù: lo Spirito Santo.
Gesù, come abbiamo sentito, proclama e commenta il noto brano del profeta Isaia entro un contesto particolarmente significativo e solenne, la Sinagoga: luogo dell’incontro della comunità, e di questa con il Signore della vita.
L’evangelista Luca sottolinea come Gesù fosse abituato ad andare settimanalmente nella Sinagoga e perciò adopera l’espressione: “secondo il suo solito”.
L’abituale presenza del Signore, potremmo dire la sua familiarità col luogo sacro dell’assemblea, sollecita tutti, ma in modo particolare noi presbiteri, ministri del Signore, nella cura da avere sia del luogo come anche della consuetudine nella frequentazione.
La presenza in questo luogo ha uno scopo ben preciso; ai tempi di Gesù era l’ascolto della Parola di Dio e il suo approfondimento. Di questa Parola l’artefice sempre vivo e agente è e continua ad essere anche per noi oggi lo Spirito del Signore. Perciò si tratta di un ascolto non limitato al mero senso dell’udito ma partecipativo, accogliente, attivo, generativo.
Lo Spirito del Signore fa sì che la Parola diventi vita, che cioè si avveri, prenda carne in noi.
L’abituale nostra presenza in Chiesa, nel luogo ordinario del culto, sia -come lo fu per il Signore Gesù-, non una sorta di abitudine, che con l’andar del tempo si trascina, fa trasparire stanchezza e noia, quanto piuttosto, evidenziando sempre di più la squisita familiarità che corrobora e alimenta l’amore, riceva e trasmetta vita; vitalità che incentiva la gioia di sentirsi figli amati, familiari di Dio e fratelli tra di noi.
Il nostro approccio alla Parola di Dio sia sempre accompagnato dall’invocazione allo Spirito, che ne è l’Autore; Egli saprà anche essere –se noi lo vogliamo- Colui che agendo in noi farà delle nostre azioni lo strumento attivo di quanto Egli ancora desidera creare nuovo.
Sarà perciò gratificante per tutti,… e in special modo per il Presbitero, poter entrare in questa dimensione vitale dello Spirito di Dio ed affermare con le stesse parole di Gesù: “Oggi si è adempita questa scrittura”.
Lo Spirito del Signore, lo abbiamo invocato all’inizio della celebrazione, prima della proclamazione delle letture, lo invocheremo sulle offerte, e oggi in modo tutto singolare, sugli olii che durante l’anno utilizzeremo per significare la corroborante Divina Presenza sugli infermi, sui catecumeni e su quanti riceveranno l’unzione crismale nei Sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine Sacro.
Carissimi fratelli e sorelle il senso e il fine dell’unzione, della nostra consacrazione lo rivela la stessa Scrittura, ripresa e commentata da Gesù: “mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”.
Le azioni da compiere sono sottolineate da 3 gesti identificati dai rispettivi verbi: portare, proclamare, rimettere; ma tutti sono sorretti dal verbo mandare: “mi ha mandato”/. Mi ha mandato a portare, proclamare, rimettere in libertà.
Carissimi fratelli e sorelle, ma in modo tutto particolare i cari confratelli presbiteri, noi –lo sappiamo- siamo innanzitutto principalmente, se non addirittura esclusivamente, dei mandati, degli inviati.
Tuttavia non siamo chiamati ad essere dei meri e freddi esecutori. Siamo, come il Signore Gesù, degli inviati in quanto primariamente amati, consacrati, eletti da Dio.
Fuori dal contesto dell’essere tali, mandati dal Signore, il nostro lavoro, le nostre attività, il nostro ministero cesserebbe di essere tale. Sarebbe niente di più di un qualsiasi mestiere.
Siamo invece mandati da Dio per essere servi della sua Parola, cioè del suo Figlio, Parola fatta carne. Tuttavia non servi nel senso negativo e mortificante del termine, quanto piuttosto espressione viva di un dono immenso: del suo ministero pastorale che egli prolunga ed attua attraverso la nostra povera persona.
Siamo perciò degli inviati e non dei liberi professionisti.
In virtù del Battesimo che ci rende tutti figli di Dio, quanto detto per i presbiteri è valido per ciascun credente in Cristo, perché tutti abbiamo ricevuto il dono della salvezza.
È valido per le donne e gli uomini, per i papà e le mamme, pe i preti e le suore, è valido per i catechisti, di cui oggi abbiamo una significativa presenza a questa celebrazione con i ragazzi che durante l’anno riceveranno il sacramento della Cresima. Questo messaggio è valido anche per voi cari ragazzi: non perdete la grande e splendida occasione della vita-bella … che ci proviene unicamente dal vivere, cioè mettere in pratica il Vangelo di Gesù. Mettetevi sempre a sua disposizione ed egli vi guiderà al bene; illuminerà la vostra intera esistenza riempendola del profumo unico della sua presenza.
Per tutti significa che, nella misura in cui ognuno concepisce la propria vita come la risposta a una chiamata del Signore, tutte le singole azioni di ciascuna persona non potranno che convergere verso un unico obiettivo.
Su questa prospettiva sarà necessario essere continuamente consapevoli della necessità di dover rinverdire sempre e continuamente il senso della chiamata di Dio; chiamata che ci ha resi suoi figli, costituiti ministri, pastori, servitori del Regno.
Siamo mandati a portare il Vangelo:
ad essere il segno concreto di speranza, di gioia e di vita rinnovata; nella nostra vita, con le nostre azioni, con il nostro modo di essere e di rapportarci.
Ma come potremo mai essere tali?
Davanti alle trasformazioni sociali, davanti ai mutati contesti ecclesiali, davanti al perdurare e forse peggiorare del clima generale, non più consono ad accogliere determinate proposte di vita, lo sappiamo, ma è salutare ridircelo sempre e con forza: abbiamo ancora maggiore necessità d’essere ancorati alla fonte/ sorgente della nostra salvezza e del nostro apostolato.
Credendo in questo, abbiamo anche la bella opportunità di poter accostare la nostra attuale missione a quella che caratterizzò l’inizio della storia della Chiesa, con tutte le fatiche e le prove, ma anche con quello slancio missionario di fede che ha fatto sì che –come si suol dire- il sangue di Cristo non fosse stato versato invano ma fosse fatto germogliare nella testimonianza di quanti aderivano alla fede.
In tal modo, per mezzo della nostra vita resa libera, in quanto totalmente orientata a Dio, sapremo anche essere segno eloquente e credibile della libertà proclamata da Gesù.
Maria Santissima, vergine fedele, madre della Chiesa e madre dei sacerdoti, ci raccolga uniti nella Pentecoste, ci guidi e ci sostenga nella via della verità e della santità. Amen.