Pellegrinaggio e supplica a san Valentino nel tempo del Coronavirus

Celebriamo l’Ottava di Pasqua, la domenica, il giorno che la chiesa ha consacrato alla memoria della risurrezione del Signore.
Il brano del vangelo di Giovanni è annuncio di Cristo risorto e nello stesso tempo esperienza del nostro incontro con Cristo, presente in mezzo alla comunità dei discepoli.
Il cristiano è l’uomo nuovo, rinato nel Cristo morto e risorto e che vive immerso in Lui, confortato dalla sua presenza, in attesa della Pasqua eterna senza fine.
“La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore”.

In quel giorno i discepoli avevano paura, certo perché si sentivano oggetto delle stesse minacce e violenze cui era stato sottoposto il Maestro, ma anche perché erano smarriti di fronte alla proposta di mondo nuovo, che Gesù aveva loro proposto. Erano aggrappati al vecchio mondo e facevano ancora resistenza di fronte alla proposta del Regno, che veniva da Gesù e che si era manifestata nei giorni tragici della passione e morte di Gesù.
Mentre erano intimoriti, smarriti “venne Gesù, stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!”. La presenza di Gesù, il Signore, che d’ora in poi non si allontanerà mai più da loro, li riempie di gioia e dona loro la Pace, lo Shalom, cioè l’abbondanza dei doni di serenità, sicurezza, amore, benevolenza, perdono, misericordia. La presenza del Signore risrto allontanerà per sempre la paura, il timore e col suo Spirito li trasformerà in uomini nuovi, veri apostoli del Vangelo, del perdono e della misericordia.
Anche noi, come gli apostoli, siamo rinchiusi nelle nostre case a motivo del Coronavirus e siamo assaliti da varie paure. E’ una sensazione nuova, che può aiutarci a comprendere gli apostoli e a fare l’esperienza del Risorto. Abbiamo sperimentato in queste ultime settimane cosa significhi vivere come comunità dispersa dei discepoli del Signore, impedita di incontrarsi per provare in pienezza la dimensione della Chiesa. Siamo stati privati della celebrazione della settimana santa, del Trisuo sacro, non abbiamo potuto celebrare e accostarci ai sacramenti pasquali del battesimo, dell’Eucarestia, della penitenza. Molti pensieri hanno affollato la nostra mente di cristiani e molti interrogativi sono in attesa di risposta.
Innanzituttoo deve affiorare una maggiore consapevolezza del dono che ci viene fatto quando possiamo incontrarci come comunità cristiana per celebrare i santi misteri. Troppi cristiani ritengono non necessario se non superfluo partecipare alle assemblee eucaristiche ed ecclesiali di vario genere.
Quale grande ricchezza ci è stata data: la comunità dei discepoli, la Chiesa, i Sacerdoti che ci amministrano la Parola, i sacramenti specie l’Eucarestia, il perdono!

La pandemia che ci intimorisce, ci limita ed è causa di sofferenze, morte e povertà, può costringerci e riscoprire alcuni aspetti della testimonianza cristiana, che abbiamo suerficialmente trascurato. Mi riferisco alla dimensione della famiglia quale chiesa domestica, all’importanza della preghiera personale e familiare,
alla riscoperta e condivisione nella famiglia della Parola di Dio, alla testimonianza dell carità nelle varie sfaccettature: in casa, nella società, nella cultura, nella politica, ecc. E tutto ciò potrà portarci ad alimentare la nostra fede, ad avere nostalgia e ad apprezzare la Liturgia e l’Eucarestia come culmine e fonte della vita cristiana, ormai in diaspora.

L’esplosione della pandemia quest’anno non ci ha consentito di portare a termine gli eventi legati alla festa di san Valentino. Nelle settimane passate, più volte, nella cattedrale ho invitato la comunità cristiana e cittadina a cogliere l’occasione per raccogliersi nella preghiera e lasciarci illuminare dalla Parola di Dio, ma anche a raccoglierci attorno al nostro santo patrono Valentino.
Oggi, in questo pellegrinaggio spirituale che insieme stiamo compiendo, vogliamo stringerci quasi fisicamente attorno al nostro Patrono per rafforzare la nostra identità di cristiani, crescere nella dimensione dell’amore e della carità e affidarci alla protezione e al patrocinio del nostro Patrono per uscire rafforzati da questo tempo di pandemia.
Desidero proporre alcune considerazioni in riferimento ai guasti che il Coronavirus sta provocando nelle persone , mentre sono inginocchiato davanti al santo dell’amore.
L’epidemia ha improvvisamente dato inizio ad un tempo oscuro e tragico, che ha portato sofferenze e lutti e messo a dura prova la resistenza e i sentimenti delle persone, uomini e donne del mondo intero.
Le migliaia di morti, persone anziane e giovani, che sono state falcidiate nella solitudine degli ospedali o delle case di riposo, prive della presenza e dello sguardo amorevole di figli, sposi, persone amate.
Ma pensiamo anche alla sofferenza di figli, sposi e persone legate da affetto che hanno ricevuto in maniera inattesa la notizia della morte dei loro cari e non hanno potuto nemmeno vederli, salutarli, onorarli con una liturgia funebre.
Certamente tante coppie e famiglie si stanno migliorando negli affetti e si stanno consolidando con la vicinanza e la convivenza prolungata.
Ma il pensiero va anche a quelle coppie fragili o in crisi, non preparate ad affrontare e superare dissapori e contrarietà, che scaturiscono dallo stare insieme, in spazi ridotti, in un tempo che sembra interminabile e in un clima emotivo ormai saturo e prossimo a esplodere.
Penso alle coppie o alle famiglie che si sono trovate divise, in ansia e confinate in luoghi lontani, impedite di ricongiungersi.
Pensiamo agli adolescenti e ai giovani che non possono incontrarsi per condividere gli abituali riti di socializzazione e amicizia.
Pensiamo a genitori, figli, sposi, fidanzati, innamorati, costretti vivere distanti e impediti a stringere abbracci o scambiarsi gesti di affetto.
Certo la lontananza dovrebbe purificare i sentimenti, accrescere il desiderio, fare apprezzare la bellezza e la preziosità dell’amore, in attesa di rincontrarsi in un rinnovato intreccio di sentimenti, di abbracci e di sostegno vicendevole.

Chiediamo oggi a san Valentino che col suo patrocinio protegga l’umanità, la nostra città, la nostra diocesi dalla pandemia del Coronavirus, così come in passato ha protetto la società da altri flagelli.
Ci aiuti a imparare l’amore verso Dio e verso il prossimo, incontrato secondo lo sguardo di Gesù.
Ci insegni il vero amore: tra genitori e figli, tra sposi, tra fidanzati; l’amore umano nella sua tenerezza e interezza, segno e orma di quello pieno che Dio ha seminato nel cuore dell’uomo, scala che conduce al Cielo.