Pellegrinaggio Madonna del Ponte 2019

Uno degli appuntamenti annuali sentiti da tutti noi, popolo santo fedele di questo territorio, è questo di oggi, attorno al santuario che custodisce l’icona della Vergine Maria, venerata col titolo di Madonna del Ponte, intorno a Maria, la madre di Gesù.
In un periodo ancora di vacanza e di gioiosa rilassatezza per il prolungarsi del riposo estivo, mentre stiamo riprendendo l’attività lavorativa e il cammino pastorale ecclesiale del nuovo anno (ringraziamo i giovani di CL, che insieme ad altri fedeli, col loro pellegrinaggio ci ricordano che dobbiamo continuare il nostro cammino nel nome di Maria), abbiamo qui la possibilità di salutarci e di sostenerci amabilmente e amichevolmente come fratelli della stessa comunità cristiana e cominciare a rincuorarci nella ripresa degli impegni civili e cristiani: nuovo anno pastorale, nuovo anno scolastico, ripresa del lavoro dopo la pausa estiva.
Tutto ciò attorno a Maria e nel nome di Maria, la madre di Gesù.

La Chiesa ci ricorda che ogni percorso, ogni impresa per riuscire deve essere unificata da un preciso obiettivo stile. E il segreto di ogni impresa civile, sociale e cristiana è una sola parola: santità. La santità, come obiettivo e stile della vita cristiana, un cammino incontro a Dio, tre volte santo: santo santo santo.
E Maria, la madre di Gesù, risulta essere il modello, la maestra, lo stile del discepolo santo. Come ci viene indicato dal vangelo odierno.

Ancora una volta ci viene proclamato e offerto il vangelo delle nozze di Cana. Vogliamo soffermarci su alcuni aspetti e dettagli, che non abbiamo approfondito gli altri anni.
E’ riunito Gesù con gli apostoli, in una festa di nozze, con lo sposo, la sposa, i familiari e gli invitati, importanti e gente comune, i servitori, e vi è tutto l’occorrente per il banchetto. E’ la Chiesa, inizio e premessa del Regno messianico, dell’Alleanza rinnovata che è resa presente nell’evento de “il terzo giorno” e che indica il modo di procedere nel regno di Gesù.

Nel Vangelo delle nozze di Cana è centrale il ruolo di Maria “C’era la madre di Gesù”.
Maria, per la prima volta compare nel Vangelo di Giovanni, e risalta subito la sua autorevolezza nei confronti di Gesù, degli apostoli e dei commensali: immagine viva, festosa e prefigurativa del banchetto messianico.
Maria viene chiamata in tre modi e momenti:
“c’era la madre di Gesù”
E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me?”
“Sua madre disse ai servitori”.
E’ delineata la fisionomia, il ruolo centrale, simbolico, di rispetto e di guida di Maria, donna, sposa, madre di Gesù.
Questo brano ci trasmette anche le ultime parole di Maria, riportate dal Vangelo; possiamo dire che questo è il testamento di Maria per i discepoli, per noi. 
“Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 
Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
(5λέγει ἡ μήτηρ αὐτοῦ τοῖς διακόνοις· Ὅ τι ἂν λέγῃ ὑμῖν ποιήσατε”

La consegna della madre di Gesù ai servi, i diaconi (τοῖς διακόνοις) è decisa: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». (· Ὅ τι ἂν λέγῃ ὑμῖν ποιήσατε).
Nel testo greco i servitori sono chiamati διάκονοι. Un nome assunto nella tradizione della Chiesa per indicare e qualificare l’azione, il servizio di ogni discepolo e in particolare di coloro che nella chiesa sono scelti, chiamati e destinati ufficialmente a organizzare la carità, la cura dei poveri, appunto i diaconi.

Il messaggio e la funzione di Maria nella Chiesa sono sempre gli stessi in ogni tempo e in ogni parte del globo terrestre: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Ci esorta a fare ciò che dice Gesù, accogliere e vivere il vangelo di Gesù; non vi è un vangelo di Maria, che si rivelerebbe in questo o quel luogo. Maria ci dice di seguire Gesù dalla prima, iniziale manifestazione della sua gloria, fino al momento alto della croce quando la gloria di Gesù si manifesterà in tutta la pienezza.

E Gesù, pur con qualche resistenza, viene incontro al desiderio-richiesta di sua madre e rivolge ai servitori le sue parole, impartisce due ordini; il primo:

6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”; e le riempirono fino all’orlo.

Le anfore sono riferimento alla purificazione, sono di una grandezza enorme (sei anfore da 80 a 120 litri per un totale di oltre 500 litri), destinate ad accogliere l’acqua che si tramuterà in vino. E’ il segno dell’abbondanza, della trasformazione dalla purificazione inefficace (sei anfore e non sette) alla Grazia; segno della trasformazione dell’umanità purificata in umanità nuova, rinata nel battesimo, comunità eucaristica trasformata in Cristo per la gioia e la vita del mondo.
Sempre nel vangelo secondo Giovanni leggiamo che dal costato di Cristo, al momento culminante della sua ora sulla croce e della manifestazione della sua gloria scaturì sangue ed acqua, simbolo dei sacramenti del battesimo e dell’Eucarestia, che rinnovano l’umanità. Tutto ciò è anticipato a Cana, nella festa delle nozze, nella gioia degli sposi, nella prefigurazione dei tempi messianici, nello stupore dell’inizio dei segni-miracoli che la Chiesa nascente, il popolo di Dio con i discepoli e Maria attorno a Gesù pregustano.

Il secondo comando di Gesù ai servitori: 8Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Ed essi gliene portarono.
Gesù non ordina di servire direttamente ai commensali, ma di portare il vino al direttore di sala “architriclino”, colui che avrebbe dovuto accorgersi della penuria di vino.
Il maestro di tavola, “architriclino” rappresenta la classe dei sacerdoti dell’antica alleanza, che non si accorgevano della mancanza del vino dell’amore tra il popolo e Dio, e che ora sono messi di fronte alla nuova Alleanza, portata da Gesù, e che si manifesta nel dono del suo amore, attraverso il segno delle nozze di Cana, dell’acqua attinta dai servitori che si tramutava nel vino dell’amore.

Questa sera anche noi siamo commensali al banchetto delle nozze, con Gesù, con sua Madre, e con i discepoli del passato e del presente.
Siamo ammessi a far parte e a gustare la nuova ed eterna alleanza dell’amore di Gesù per noi.
Assistiamo, partecipiamo al segno che condusse gli apostoli alla fede in Gesù.
11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Anche a noi Maria dice «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
E noi siamo chiamati ad essere i ‘diakonoi’, non i servitori prezzolati, che devono servire, ma servitori volontari, quelli che per amore si mettono a servizio degli altri per distribuire la gioia del vangelo e il pane profumato della carità..
La vita cristiana, la santità consiste nel fare, seguire senza esitazione e per amore quello che dice Gesù: La volontà del Padre, la fede in Lui (credete in me), la celebrazione eucaristica (fate questo in memoria di me), il perdono vicendevole, l’amore per i fratelli e il servizio della carità (amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati).

All’inizio di un nuovo anno pastorale vogliamo rinnovare insieme il proposito di diventare santi, metterci in cammino con Gesù e con Maria, fare sempre ciò che Gesù ci ispira. E’ l’unica cosa che veramente conta.

Mi piace concludere con le parole finali della Esortazione apostolica di Papa Francesco sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo.
“Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo”. (15).
“Desidero che Maria coroni queste riflessioni, perché lei ha vissuto come nessun altro le Beatitudini di Gesù. È la santa tra i santi, la più benedetta, colei che ci mostra la via della santità e ci accompagna. Lei non accetta che quando cadiamo rimaniamo a terra e a volte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei ci consola, ci libera e ci santifica. La Madre non ha bisogno di tante parole, non le serve che ci sforziamo troppo per spiegarle quello che ci succede. Basta sussurrare ancora e ancora: «Ave o Maria…». (176)
+P. Giuseppe Piemontese OFM Conv