Saluto al termine dell’ordinazione episcopale

Al termine di questa celebrazione con l’animo colmo di gratitudine e di benedizioni, manifesto dinanzi a ciascuno do voi la mia professione di fede.

Rendo grazie all’Altissimo Onnipotente bon Signore, datore di ogni bene per il dono della vita, dell’amore, della vocazione cristiana e francescana, del ministero pastorale.

Benedico Nostro Signore Gesù Cristo, pastore delle anime nostre, che mi ha amato e ha dato la vita per me.

Adoro lo Spirito Santo che ha ispirato e guidato gli eventi della mia storia fino a questo momento.

Alla Santa Trinità ogni lode, ogni gloria, ogni grazia, ogni onore, ogni benedizione, e tutti i beni. (FF265).

Manifesto pubblico amore e devozione verso la Chiesa, che mi ha generato alla vita divina, mi ha più volte accompagnato all’abbraccio del Padre misericordioso, mi ha affidato la Parola e i Sacramenti e ora, tramite Papa Francesco e la vostra preghiera, mi consacra al ministero episcopale.

In questo momento solenne, la mia gratitudine si concretizza in sentimenti di emozione e commozione, mentre scorre nella mia mente, una lunga serie di volti, storie e luoghi della mia vita, segni palpabili dell’amore di Dio, che da sempre mi avvolge ed accompagna:

i genitori, che dal cielo seguono nello Spirito questo momento, i miei familiari, vivi e defunti, i confratelli francescani della famiglia dei Frati Minori Conventuali, in particolare il ministro generale p. Marco, e tanti volti di uomini e donne, attraverso i quali il Signore ha voluto incontrarmi, farmi sperimentare la gioia della vita e manifestarmi la sua tenerezza.

Rivolgo un pensiero grato e devoto a Papa Francesco, che mi ha chiamato a questo compito, e per l’amore e l’attenzione che ha verso la nostra Chiesa particolare di Terni-Narni-Amelia.

A te card. Bassetti, vescovo Paglia, vescovo Vecchi, a voi vescovi dell’Umbria, a voi vescovi della Puglia e vescovi confratelli, grazie per la vostra presenza, per la vostra unanime invocazione dello Spirito sulla mia persona e per avermi fatto sentire la presenza della Chiesa col vostro abbraccio.

Grazie a voi sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose e laici, volti familiari e nuovi fratelli che il Signore mi dona e mi affida, per aver affrontato i disagi di un breve o lungo viaggio per pregare con me, oggi.

Un affettuoso grazie a coloro che hanno preparato questo momento solenne (Commissione preparatoria, Ufficio liturgico, Comunicazione, coro, e altri), che ha comportato sacrifici e fatiche.

Grazie a coloro che seguono questo evento spiritualmente, da lontano.

A tutti dico grazie per tanta benevolenza e affetto.

Grazie alle autorità, civili e militari, ai sindaci e ai cittadini che essi rappresentano.

Alla stima che manifestate verso questa Chiesa particolare corrisponde il nostro rispetto verso l’Istituzione che rappresentate e la volontà della nostra Chiesa di collaborare spiritualmente e materialmente, al bene comune di questo territorio.

Cari amici di questo territorio e della Chiesa di Terni-Narni-Amelia, oggi inizia il mio servizio di vescovo tra voi, nel nome del Signore.

Insieme a voi e in mezzo a voi, fratelli e sorelle cristiani, religiose, religiosi, presbiteri, diaconi inizio una nuova tappa del cammino di fede, speranza e carità. Vengo a voi senza pretese, né ricette preconfezionate, né soluzioni a portata di mano.

Vengo con la missione di San Francesco, di promuovere “lo spirito del Signore e la sua Santa operazione”. Il resto ce lo manifesterà il Signore, mentre insieme, con umiltà, presteremo ascolto alla voce dello Spirito e ci lasceremo provocare per riparare la casa del Signore, come Francesco ha fatto prima con la chiesetta di San Damiano e poi con quella di… Gesù Cristo.

Ci porremo sull’onda del bene seminato in questa Chiesa, nel passato, da sacerdoti, religiosi e laici, guidati dagli ultimi vescovi, a cominciare dal servo di Dio Lojali, poi Gualdrini, e infine Paglia e Vecchi.

Al vescovo Paglia e al vescovo Vecchi va la nostra particolare gratitudine perché il loro servizio e magistero è stato ricco e particolarmente impegnativo e continua ad essere vivo nella vita cristiana di tantissimi di noi e della diocesi intera, come premessa feconda per traguardi futuri. Il Signore che legge nei cuori, darà loro la mercede, riservata ai suoi servi fedeli.

La strada è tracciata, cammineremo sulla scia del Concilio Ecumenico Vaticano II, delle numerose e ricche proposte pastorali contenute nelle lettere dei Vescovi precedenti, in particolare terremo presenti gli orientamenti suggeriti da Mons. Vecchi in “Ripartire da Cristo”. Sì, per avviare la nostra “conversione pastorale e missionaria”, vogliamo ricominciare da Gesù Cristo, avendo il Vangelo come guida, l’Eucarestia come centro e gli uomini come fratelli, secondo gli orientamenti di Papa Francesco nella Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium.

So che molte sono le attese, riposte in questo evento e nella persona e ministero del nuovo vescovo. Negli ultimi tempi si sono dette troppe parole, non sempre di speranza e miranti ad una riflessione serena, chiarificatrice e rispettosa delle persone. Tale questione un po’ mi preoccupa, Non so se saprò individuare e suggerire le giuste prospettive.

Ho però la consapevolezza che tutti siamo chiamati dalla Provvidenza ad essere protagonisti, “lievito e sale”, in questo momento storico e in questo luogo particolare, avvolti da una coltre di criticità molteplici e sofferenze. Richiamo brevemente alcuni ambiti individuati:

sociale: con la grave piaga della disoccupazione, specie giovanile, e con l’ombra di ulteriori disagi,

economico: con la crisi, che indotta da faccendieri senza scrupoli, sembra non avere fine,

morale: radice, premessa e segno di tanti disordini in una umanità che tutto vuole permettersi e che alla fine si autonega e spesso si distrugge,

civile: con la decadenza delle idealità che danno prestigio alle Istituzioni, unità alla nazione e serenità e fiducia ai cittadini,

religioso: con l’affievolimento del senso di Dio e della sua Provvidenza,

ecclesiale: con l’appagamento da parte di frange del clero, religiosi e laici in una routine pastorale, spesso ripetitiva e pigra, ancora titubante di fronte alle provocazioni evangeliche e agli scossoni lanciati da Papa Francesco.

Nella nostra Diocesi si aggiunge una ulteriore emergenza di natura economica e amministrativa, realtà grave di per sé, che forse è segno di un dissimulato malessere pastorale, che va affrontata con coraggio e spirito ecclesiale, senza indugiare all’infinito su inconcludenti sofismi sul passato e su proposte deresponsabilizzanti.

E’ sul bene e sulle potenzialità, presenti in ognuno e nella comunità ecclesiale, che bisogna far leva per risolvere le situazioni critiche, poter rinnovare la missione e dedicare tutte le forze, di cui disponiamo, alla Nuova Evangelizzazione.

Il Papa San Giovanni Paolo II, a conclusione della Esortazione Apostolica “Pastores Gregis sul vescovo servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo”, dopo aver trattato della complessità e delicatezza dei compiti episcopali, si pone la domanda su cosa debba fare un vescovo per non scoraggiarsi.

Anche ai vescovi di oggi viene detto quanto Gesù suggerì di fare agli Apostoli, nei confronti del popolo stanco e affamato che lo seguiva: « Dategli voi stessi da mangiare » (Lc 9, 13). Conosciamo bene la conclusione del racconto: « Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste » (Lc 9, 17). Quell’abbondanza residua è presente ancora oggi nella vita della Chiesa! (PG73) e noi siamo chiamati a farne tesoro.

Confidando innanzitutto nel primato della Grazia e della provvidenza del Signore, ho fiducia che la missione del vescovo avrà successo. Ma il Signore chiede un impegno concorde

di tutte le componenti del Popolo di Dio. Il Vescovo dovrà poter contare sui membri del presbiterio diocesano e sui diaconi, ministri del sangue di Cristo e della carità; sulle sorelle e sui fratelli consacrati, chiamati ad essere nella Chiesa e nel mondo testimoni eloquenti del primato di Dio nella vita cristiana e della potenza del suo amore nella fragilità della condizione umana; sui fedeli laici, infine, le cui accresciute possibilità di apostolato nella Chiesa costituiscono per i Pastori una fonte di particolare sostegno e un motivo di speciale conforto”. (PG, 74).

Papa Francesco, scegliendo il nome per il suo pontificato, ha voluto indicarci in Francesco d’Assisi un metodo e una via: la conformazione a Gesù Cristo, il Vangelo come programma, una vita semplice e povera, la fraternità gioiosa con ogni essere umano e creatura, specie con i poveri. Forse per ribadire questo programma ha voluto inviarvi un francescano come vescovo.

Ricordando a me e a voi che vescovo delle anime nostre è Dio Padre, io mi sforzerò di richiamare con la mia presenza tale paternità, “nella misericordia e nella letizia“. Anzi, come il Padre San Francesco ha insegnato, cercherò di essere allo stesso tempo “padre e madre” verso quanti il Signore porrà sul mio cammino.

San Giuseppe da Copertino, che nella terra di san Francesco, ha confortato con amicizia la devozione del Santo vescovo di Terni, cardinale Rapaccioli, oggi ha voluto accogliermi in questa cattedrale. Il Santo dei voli, patrono degli esaminandi, nel cui santuario di Copertino ho servito nell’ultimo anno, voglia sostenermi nell’affrontare “l’esame da vescovo”, a cui mi ha chiamato Papa Francesco.

Il Serafico Padre S. Francesco, come già fece a suo tempo qui a Terni, voglia ispirarci come predicare il Vangelo e guidare le anime a Cristo.

Conto sulle preghiere speciali delle monache di clausura, dei malati, dei sofferenti e dei bambini, speciali categorie predilette dal Signore.

Affido il mio ministero ai santi patroni Valentino, Giovenale e Fermina, in particolare a Maria, “vergine fatta chiesa”, patrona della Diocesi col titolo di Madonna della Misericordia.

Su tutti voi, che vi siete rallegrati per la mia chiamata a questo servizio, incombe il dovere di pregare ogni giorno per me.

A tutti rivolgo l’augurio del Padre san Francesco: Il Signore vi dia la Pace!