San Valentino 2023 – festa della promessa dei fidanzati

Carissimi fratelli e sorelle, in particolare voi copie di fidanzati che oggi celebrate la festa della promessa, ancora un caro saluto in questo giorno in cui la Chiesa che è in Italia celebra anche la 45° giornata nazionale per la vita.
Gesù, lo abbiamo sentito nella proclamazione del Vangelo, dice ai suoi discepoli, cioè a coloro che lo seguivano e lo ascoltavano: “Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo” e poi ammonisce richiamando una evidente realtà ossia, qualora il sale dovesse perdere la propria peculiarità e non potendola più riacquistare, il suo destino è quello d’esser buttato via.
Così anche per quanto riguarda la metafora successiva, quella della luce, dice che una città, se è costruita su un monte, perciò stesso non potrebbe rimanere nascosta, così come anche una lampada se accesa non può rimanere nascosta, ma andrebbe collocata ben in vista di modo che possa illuminare tutta la stanza.
Carissimi fratelli e sorelle queste parole di Gesù sembrano scritte per noi che oggi siamo qui; anzi vi dico di più, non sembra, ma sono parole che Gesù rivolge a noi, così come ha fatto allora e continua sempre a fare nel tempo.
Sono rivolte a voi carissimi fidanzati che, davanti a san Valentino, vi scambiate reciprocamente la promessa di un amore autentico.
S. Valentino accoglie queste vostre intenzioni arricchendole con la sua benedizione e, come fu per i giovani fidanzati del suo tempo, questa sua attenzione possa germogliare nella profumata fragranza della tradizionale rosa.
Tale segno possa allietare con la sua bellezza e col suo profumo la vostra vita donata. Ed essere sempre fresca, se alimentata dall’acqua della fede, che sarà l’anima robusta del vostro amore.
Le parole di Gesù sono rivolte a voi e a ciascuno di noi, perché le parole di Gesù sono sempre parole di vita per tutti.
Con il suo insegnamento Gesù non ci trasmette semplicemente una dottrina, quanto piuttosto la vita e il senso pieno della vita.
Essere il sale della terra significa essere e perciò dare, trasmette gusto ad ogni cosa che si fa, dare piacere e sapore, dare apprezzamento alla vita.
Per voi significherà dare sapore buono e senso allo stare insieme, oltre la legittima e naturale attrazione fisica iniziale; dandole quello specifico significato d’amore che coincide con la sublimità stessa di Dio.
E questo si può essere e fare in quanto si è già sale, ossia carichi in sé stessi, saturi di sapore. In altre parole non si è insipidi, senza sapore.
Permettetemi anche di dire che il sale per poter insaporire non deve essere né poco né molto, né insufficiente né troppo; deve essere giusto (come si dice nelle ricette della cucina QB); pertanto essere sale della vita comporterà allo stesso tempo capacità di conveniente equilibrio, moderazione, opportunità, sapienza.
Cari fratelli e sorelle questo sapore e tale equilibrio ce lo dà il Signore; Egli è la fonte della vita perché è la stessa Vita.
Così come anche è Lui la luce del mondo e partecipa ai suoi discepoli la sua luminosità.
Che bella, dunque, e che incoraggiante la conclusione del brano evangelico: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”.
Il fine di tutto, pertanto, non rimane, diremo oggi “con i piedi a terra”, ma avrà il riferimento apicale in Dio, fonte e culmine di tutte le cose.
Nel messaggio per la 45° giornata nazionale per la vita che oggi si celebra, dal titolo “la morte non è mai una soluzione”, i nostri vescovi hanno richiamato il testo del libro della Sapienza, dove viene affermato che “Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature sono portatrici di salvezza, in essa non c’è veleno di morte” (Sap 1,14).
Al diffondersi di una “cultura di morte” che vede questa come la soluzione ai più svariati problemi i quali spesso maturano in condizioni di solitudine, di carenza di cure, di paura dinanzi all’ignoto…
non possiamo non reagire con preoccupazione constatando come il produrre morte stia progressivamente diventando una risposta pronta, economica e immediata a una serie di problemi personali e sociali”. Inoltre è importante anche mettere in luce che all’interno di tale modo di agire “è possibile riconoscere importanti interessi economici e ideologie che si spacciano per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto”.
Il credente, noi, salvati dal mistero pasquale di Cristo, non possiamo che avere, porre e indicare questo nostro fondamento: il Signore crocifisso e risorto. ma anche la retta ragione che: “ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita.
Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa.
Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine.
Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri… offrendo relazioni intrise di amore, rispetto, vicinanza, dialogo e servizio.
Ci guida a lasciarsi sfidare dalla voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza.
Ci esorta a educare le nuove generazioni alla gratitudine per la vita ricevuta e all’impegno di custodirla con cura, in sé e negli altri. Ci muove a rallegrarci per i tanti uomini e le donne, credenti di tutte le fedi e non credenti, che affrontano i problemi producendo vita, a volte pagando duramente di persona il loro impegno”

Carissimi tutti qui presenti, la prima lettura, del libro del profeta Isaia, ci ha anche consegnato delle regole di condotta che direi sono, oltre che universali, valide soprattutto in questo tempo in cui tutti ci si augura possano rifiorire tempi di pace.
In altre parole questa parola di Dio ci dice che tutto ciò che di bene ci auguriamo, compresa la promessa che oggi vi scambiate e la preghiera per la vita che eleviamo a Dio, devono essere accompagnate da precise azioni concrete che facciano emergere la condivisione e la carità; “allora – dice Isaia- la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto….se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio”.

Carissimi fidanzati, rivolgete il vostro cuore al fulgido esempio di san Valentino il quale con il suo darsi completamente a Cristo nella Chiesa e nella società del tempo in cui egli è vissuto, ha saputo essere mediatore dell’amore umano autentico e perciò esempio vivente della metafora usata da Gesù del sale e della luce. La promessa che oggi vi scambiate davanti a lui, possa essere la base fondamentale di un amore bello, non insipido, vero, autentico, luminoso e fecondo.
Carissimi fratelli e sorelle chiediamo a Maria santissima madre di Gesù, madre della vita divina, che possiamo sempre custodire e difendere la vita in quanto tale attraverso i segni concreti di speranza che sapremo porre in ogni istante del nostro vivere quotidiano. Amen.