In prossimità della ricorrenza del 71° anniversario del primo bombardamento sulla città di Terni, il vescovo Giuseppe Piemontese ha celebrato nella chiesa santuario di San Francesco di Terni la santa messa di suffragio, sabato 9 agosto, alla presenza degli ex allievi di Don Bosco di Terni, che hanno promosso l’iniziativa, e del sindaco Leopoldo Di Girolamo.
L’11 agosto 1943 Terni venne colpita dal primo devastante bombardamento nel centro storico della città. Dolore e distruzione segnarono quel giorno e molti altri nei 101 bombardamenti che subì la città nella seconda guerra mondiale. Il vescovo ha ricordato , “Fu quello un giorno di pianti, sgomento, dolore distruzione – ha ricordato il vescovo -. Un’azione condotta da 44 apparecchi americani, con 1220 case su 2500 del centro abitato che furono rase al suolo e migliaia in quel giorno furono le vittime senza contare i feriti. Questa stessa chiesa con l’oratorio e il convitto subirono l’insulto della devastazione. Facciamo memoria nella pietà e compassione di tante sofferenza impressa nella carne viva e nei sentimenti di tanti nostri genitori, parenti e amici”.
La memoria di quegli eventi bellici si lega alla situazione contemporanea cove ancora ci sono tanti paesi in guerra come ha ricordato il vescovo Piemontese: “Oggi, magari, il ricordo è affievolito, perché le distrazioni e le rimozioni ci portano a dimenticare la lezione della storia, e purtroppo a ripeterne gli stessi errori con copioni più raffinati e dalle identiche conseguenze di distruzione, di sofferenza e di morte. Guardiamo ai nostri giorni. Chi ha orecchie e cuore resta ancora stordito a piangere morti, ad assistere impotente e rassegnato all’ennesimo massacro: Gaza, Ucraina, Libia, Siria Sudan, i tanti scenari che non meritano nemmeno una notizia sui telegiornali. Il califfato che caccia i cristiani da Mosul e fa esplodere le moschee. Ma Dio non è nella violenza, questo vorrei che capissero coloro che continuano ad uccidere profanando il nome di Dio. Dio non è nella violenza ne nei grandi eventi naturali o nei prodigi, ma nell’intimo di ciascuno di noi, nella brezza del mattino, nella voce del silenzio. Abbiamo disimparato ad ascoltare Dio nel silenzio ma è lì il luogo dove incontriamo Dio. L’assenza di Dio è quando sono lontane le emozioni della preghiera, la fede entusiasta che fa cantare di gioia, lontana la comprensione della Parola che sembra essere tornata un insieme di parole senza significato. Allora tutto diventa faticoso, dolorante, inutile. I dubbi crescono. Gesù ci ripete coraggio sono io non abbiate paura”.
Facendo poi riferimento alla situazione di crisi che sta vivendo Terni ha ricordato come “Siamo storditi e confusi perché per la nostra città è un autunno anticipato, in una crisi economica che spegne anche la voglia di reagire mentre ci sembra di affondare lentamente. Ma bisogna avere fiducia nel Signore perché Gesù padroneggia le paure più terribili che possiamo immaginare e che impediscono di gioire: la malattia, la morte, l’abbandono, la solitudine. Non basta il coraggio per camminare sulle acque del dubbio, bisogna crescere ancora nella fede. Anche noi di fronte ai dubbi della fede che ci vengono procurati da queste situazioni di violenza e sofferenza incomprensibili vacilliamo, non ci fidiamo più del Signore, siamo abituati ad altre esperienze. Mentre ricordiamo gli eventi del 1943 che hanno colpito questa città, mentre assistiamo impotenti alle tante violenze della guerra, mentre vediamo vacillare tanti posti di lavoro nella nostra città come già nel 1953 quando vi furono 2000 licenziamenti, in questa situazione ascoltiamo Gesù che ci dice: ” non abbiate paura, coraggio”. E noi con la forza che ci viene dalla preghiera e dalla fiducia nel Signore preghiamo per tutte le vittime delle violenze, per i carnefici, per coloro che insensatamente spargano semi di violenza nel mondo; vogliamo pregare perchè alla nostra città sia risparmiato un nuovo bombardamento che sconquassi migliaia di famiglie e ci ponga in una difficoltà insanabile. E’ la nostra preghiera la sola che potrà cambiare il cuore dell’uomo”.
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