Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo appena sentito proclamato il noto brano evangelico dell’incontro di Gesù con la Samaritana, avvenuto durante il viaggio verso Gerusalemme, dove egli si sarebbe consegnato per la nostra salvezza.
Avvicinandoci alla celebrazione della Pasqua, tutti noi siamo invitati ad entrare in questa bella pagina di Vangelo ed attingerne la vitalità, così da rinnovare il Mistero, fonte della nostra salvezza, che ci è stato donato nel sacramento del Battesimo.
Gesù arriva nella Samaria; egli non ha timore di attraversare quella regione che, secondo i canoni storici, culturali e religiosi del tempo, avrebbe dovuto aggirare e quindi evitare. Attraversa quel territorio ritenuto ostile, infame, peccaminoso; lo percorre di proposito e senza fretta; al contrario egli si ferma e vi si trattiene.
Stanco dal viaggio ed oppresso dalla sete, sosta presso un pozzo e chiede l’elemosina: implora aiuto a una donna, che proprio in quel momento era andata ad attingervi acqua e con lei intesse un colloquio.
Anche qui Gesù compie dei gesti che di per sé avrebbe dovuto evitare, esponendosi così a palesi pregiudizi e a generale disapprovazione.
Eppure, proprio questi gesti svelano ed evidenziano il metodo pastorale di Gesù, come anche delineano l’itinerario di salvezza offerto a quella donna, che in fin dei conti è anche immagine della Chiesa e in essa di ciascuno di noi.
Quanto fatto da Gesù costituisce la metodologia, che siamo stati chiamati ad attuare nei cosiddetti cantieri del percorso sinodale, ossia entrare nel tessuto vitale di ogni situazione, per ascoltare, metterci in dialogo e accogliere, insieme alle persone incontrate, i segni della presenza dello Spirito.
Insieme alla donna samaritana siamo chiamati anche noi a percorrere il cammino di conversione, quello che ci ha condotti al Battesimo e che dovremmo continuamente rinnovare.
Per fare questo il Vangelo di oggi ci offre almeno tre azioni da compiere
La prima è rispondere a una precisa richiesta del Signore, il quale ancora invoca: “dammi da bere”.
Gesù si presenta come un povero che dichiara un bisogno fondamentale e perciò implora “dammi”. E Mentre egli fa una richiesta, allo stesso tempo, esige anche un affidamento totale.
Il dialogo con il Signore porterà gradualmente a scoprire in lui la Fonte della vita vera, l’unica capace di trasmettere un’esistenza rinnovata e quindi ritrovata.
La seconda azione consiste nel riconoscere i doni di Dio: il primo è riposto nella capacità di rispondere a colui che chiede.
In pratica, il povero, ogni povero, nel quale sappiamo che il Signore si è identificato e continua a identificarsi anche oggi, sarà per noi la chiave in grado di aprire la porta d’accesso verso la scoperta di tesori incalcolabili di grazia.
Il progressivo desiderio di scoprire e conoscere sempre più il Signore Gesù in colui che chiede, coinciderà con il cammino di conversione, che alla fine -così come fu per la samaritana- porterà a confessare e mettere nelle mani di Gesù i nostri fardelli, più o meno pesanti di situazioni di umana fragilità e di peccato; quindi al riconoscimento del Signore, come l’unica fonte zampillante di vita.
La terza azione è quella conseguente e consiste nell’apprendere che, da tale incontro, siamo noi a dover chiedere di essere dissetati, in quanto già divincolati, liberati dai piccoli pozzi personali, più o meno colmi dell’acqua stagnante delle nostre chiusure e del nostro egoismo; liberati dall’arsura letale delle giornate prive di senso e tuffati nell’oceano di grazia fatto di vita nuova, dove tutti ci si riconosce fratelli e sorelle, in quanto figli dell’unico Padre, in Gesù unico Redentore del mondo.
Carissimi fratelli e sorelle, in queste nostre azioni Gesù ci precede sempre con la sua presenza.
Come fu per la samaritana egli ci attende al piccolo e limitato pozzo dei nostri sogni, dei nostri desideri e progetti, ai quali ogni giorno cerchiamo di abbeverarci, attingendo ciò che è destinato ad estinguersi.
Egli ci attende; spetta a noi mettere a disposizione l’ “anfora” della nostra vita, della nostra fede, perché possa essere riempita di quella novità assoluta di salvezza che solo lui può dare in quanto egli è il Messia.
A questo punto ci accorgeremo che anfora e pozzo non avranno più senso e, come nel racconto evangelico, passando in secondo piano, scompariranno definitivamente per lasciare spazio solo a Gesù, sorgente zampillante di vita, per mezzo della quale germoglia anche la conseguente straordinaria energia della missione nel testimoniare con gioia la singolare magnificenza di quanto ricevuto.
Chiediamo a Maria Santissima il suo sostegno materno, affinché sappiamo accogliere l’acqua viva della grazia divina e in ogni nostra azione adorare Dio in spirito e verità.
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