Celebrazione per la giornata della Vita Consacrata 2022

Carissimi fratelli e sorelle, come abbiamo avuto modo di pregare, raccogliendo l’invito della liturgia nel sottolineare la Parola di Dio, così anche noi siamo qui in Cattedrale guidati, illuminati e riuniti dallo Spirito Santo.
Come fu sin dai primissimi istanti in cui l’intera storia della salvezza stava realizzandosi con l’avvento del Signore Gesù, così ancora oggi, nella festa della Presentazione di Gesù al tempio, vengono rilevati per noi gli atteggiamenti di movimento dei personaggi evangelici, i quali esprimono il profondo desiderio di conoscere, di incontrare e di rendere lode a Dio.
In modo particolare per noi, per coloro cioè che rispondendo alla chiamata del Signore, hanno inteso consacrare a Lui la vita, deve essere sempre vivo l’elemento che accomuna queste tre realtà del conoscere, incontrare e rendere lode; questo elemento, appunto, è il desiderio.
Definire cosa sia il desiderio sarebbe ardua impresa se non fossimo persone in relazione, in relazione le une alle altre, in relazione con la natura, con il mondo che ci circonda, in relazione con Dio.
Ecco, credo proprio che dalla consapevolezza del nostro essere in relazione… nasca quel sentimento appunto del desiderio di entrare sempre in rapporto dinamico con queste realtà. Il Desiderio in questo senso potremmo anche definirlo come uno stato della creatura umana di essere coscientemente parte viva del complesso mondo che lo circonda e di cui esso è parte.
La parola del Vangelo proclamata oggi ci dona degli esempi di vita che esprimono questa ricchezza. Tuttavia, a mio avviso, è bene sottolineare e mettere ben in evidenza il fatto che tutti gli elementi sono tenuti insieme, si fondano e quindi hanno la forza di ritornare a noi oggi, in tutta la loro freschezza e attualità, grazie all’anima che sostiene e orienta l’intero complesso delle immagini; quest’anima è lo Spirito Santo. Lo Spirito infatti è sopra Simeone; a lui aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte…quindi, mosso dallo Spirito si recò al tempio…
Mantenendo in filigrana l’anima dello Spirito andiamo ora ad analizzare brevemente i tre stati del desiderio di cui parlavo prima.

Il desiderio di conoscere.
A dire il vero il desiderio di conoscere è un tantino preceduto dall’incontro, e mi spiego:
il Signore rende possibile il fatto che lo si possa incontrare. Così è capitato per Simeone, così è capitato per Anna…e così deve avvenire per noi. Incontrare il Signore realmente, concretamente, nella preghiera, nell’Eucaristia e in tutto ciò che lega preghiera ed Eucaristia, ossia i rapporti interpersonali a partire dai più fragili, in tutti i sensi e secondo le diverse accezioni. E tanto più si esercita e fortifica l’incontro, tanto più si tiene vivo il desiderio di conoscere, innescando così anche la dinamica che lo alimenta;// e si alimenta semplicemente per il fatto che per noi conoscere equivale ad amare. Pertanto, tanto più si ama, tanto più l’amore cresce, si rigenera, si rafforza e produce i suoi frutti. Conoscere Dio, amare Dio; conoscere le persone e perciò, di conseguenza, amarle. (cfr. PaoloVI)
Carissimi fratelli e sorelle, chiediamo allo Spirito Santo, Spirito d’amore di essere sempre guidati e fortificati in questa bella dimensione dell’amore, che è la stessa essenza di Dio; infatti come ben sappiamo: Deus Caritas Est. E da qui, la sua conseguenza operativa: Caritas Cristi urget nos,…(cfr.) ossia, in ultima analisi, l’amore non ci lascia in pace.
Il desiderio di incontrare, è la conseguenza, il ritorno, il risvolto e l’anima dell’amore; è una sorta di martellamento della mente, dell’anima, finanche dell’immaginazione, la quale anticipa e proietta nella dimensione che, anche se non già realizzata, comunque la sostiene e fortifica, ossia l’attesa dell’incontro. Chi prova l’esperienza dell’innamoramento sa molto bene che cosa tutto questo significhi. E quindi dovremmo ben saperlo anche noi ed alimentarlo costantemente con l’ascolto delle dolci parole dello sposo o della sposa che sempre sono indirizzate al sacrario più intimo della nostra anima; le parole di Nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha amato e ha dato sé stesso per noi.
Il desiderio di incontrare abbatte le distanze; potremmo anche dire che, in forza di questo, sia capace di smaterializzare addirittura il tempo, e perciò ci si trovi a vivere una dimensione singolare e continuata, ossia la realtà della ricerca in vista dell’incontro (come fu per i Magi, come nell’esperienza del Cantico dei cantici e, come abbiamo appena sentito, per i due vegliardi Simeone ed Anna del Vangelo di oggi.

(infine) Il desiderio di rendere lode non è altro che l’effusione, anzi l’esplosione dell’amore stesso, il quale unisce e sintetizza le altre dimensioni della conoscenza e dell’incontro in un inno, fatto di parole e di gesti, non fine a sé stessi ma generativi e che perciò coinvolgono tutta la vita.
Tutto questo esprime le nozze di Dio con il suo popolo. Nozze che pur già sigillate in nostro Signore Gesù Cristo per ogni persona, per la vita consacrata esprimono la pienezza, già nell’ora, della dimensione escatologica che ancora nel tempo deve realizzarsi.
Carissimi fratelli e sorelle, dico a me prima di tutto: alimentiamo sempre il nostro desiderio. E se questo talora fosse affievolito, ricorriamo pure alla nostalgia. Attenzione però che sia nostalgia costruttiva; che cioè favorisca ed alimenti ancora il desiderio e non lo soffochi ulteriormente come speso capita nell’ordinarietà delle cose. Alimentiamo il desiderio di Dio attraverso il ricorso alla preghiera, anzi non al ricorso ma alla costanza nella preghiera; e la preghiera ci installerà in maniera permanente nel fuoco del suo stesso essere.
E qui il Signore, che ci conosce profondamente -assai più di quanto noi possiamo conoscere noi stessi- non cesserà di appagare con i suoi doni questo nostro desiderio. Amiamo pertanto ogni dono, ogni proposta ci provenga da Lui, perché se così non fosse il nostro desiderio sarebbe falso (ricordiamo il giovane ricco); oppure sarebbe strumentale come fu per coloro che amavano rivolgere a Gesù le domande a trabocchetto; peggio ancora se avessero, anche in forma inconsapevole, lo scopo di dividere.
Il desiderio di conosce il Signore, di amarlo, si costruisce, si struttura e cresce con questi doni della sua presenza, la quale si esprime praticamente mediante il ministero e i compiti che egli ci affida tramite l’azione della Chiesa, attivando così e realizzando il desiderio di incontrarlo nella concretezza di tutto il nostro essere.
Infine il desiderio di rendere lode sarà per noi il canto della vita, espressa nel nostro straordinario quotidiano: bella, luminosa, pura; ad immagine di Maria Santissima la quale -così come nelle parole dell’arcangelo Gabriele- si rallegra, deve rallegrarsi, semplicemente per aver trovato grazia presso Dio.
La Madre di Dio, che col suo sposo Giuseppe portò il piccolo Gesù al tempio, lo presenta ancora al sacrario della nostra vita, vivo, in carne e ossa nelle membra dei più piccoli e fragili della storia, perché lo possiamo accogliere tra le nostre braccia e, nello stupore del mistero che si attualizza, riconoscerlo ancora come il Salvatore. Amen.