Chiesa Sant’Antonio – celebrazione conclusione VIII centenario Protomartiri Francescani

1. Lode a Dio per l’ottavo centenario
La celebrazione odierna intende esprimere e manifestare lode a gratitudine al Signore per averci concesso di ricordare e vivere l’ottavo centenario del martirio dei Santi Protomartiri francescani, figli di questa terra e fratelli e padri nella fede della nostra comunità cristiana.
Un tempo di grazia, iniziato con tanta festa e santi propositi, con un programma di eventi e un percorso di conversione e di santità sulla scia dei nostri eroi-campioni, che da oltre 10 anni hanno in questa chiesa, centro della loro terra natale, il loro memoriale e il santuario. E in verità molti erano i propositi e le proposte, scaturiti dalla buona volontà di vescovo, dei sacerdoti, di religiosi e laici.
Ma il giubileo dei Santi Protomartiri, arricchito dal dono dell’Indulgenza Plenaria, concessa dal Santo Padre Francesco a questo luogo benedetto, ha dovuto subire alcune limitazioni e modifiche a causa della pandemia del Coronavirus. Questa, tuttora in corso, ha provocato e stimolato tutti noi non solo a meditare sul martirio dei Protomartiri, ma anche a sperimentare sulla pelle di ciascuno un altro martirio, quello procurato dal Covid-19 e il valore salvifico della sofferenza, della malattia e, in taluni casi anche della morte, suprema assimilazione e adesione a Cristo.

Un anno fa, in questo stesso luogo, dopo aver riflettuto insieme, proponevo alcuni obiettivi pastorali dell’Ottavo centenario:
“In questo centenario credo che la famiglia francescana e la nostra Chiesa diocesana debbano dedicarsi a riscoprire il senso e l’attualità di questi santi martiri, che certamente hanno fecondato la Chiesa, l’Ordine e la stessa diocesi.
Ma la ricorrenza celebrativa deve condurre e spingere tutti noi a imitarli nel desiderio di diventare santi, nella testimonianza=martirio efficace ai nostri giorni.
Al centro sta l’amore e la sequela di Gesù, Agnello di Dio che si offre, si dona per amore di tutti gli uomini.
Papa Francesco nella Esortazione apostolica Gaudete et Exultate, invita ognuno a trovare la propria via di santità.
Questo santuario, che unisce nella venerazione i protomartiri e s. Antonio di Padova, diventi, per la nostra diocesi, memoria e testimonianza di martirio e di santità, di ricerca della pace e di dialogo per la comprensione tra i popoli, le religioni e le nazioni, secondo gli insegnamenti attuali della chiesa, nello stile trasmessoci dal padre san Francesco”.

La conclusione dell’Ottavo centenario è tempo di bilanci e ognuno deve interrogarsi sulle opportunità colte, sul progresso spirituale compiuto, sui propositi da rinnovare confidando nella misericordia del Signore.
Proprio all’inizio di un nuovo anno, aiutati dalla Liturgia e dalla Parola di Dio di questa seconda domenica per annum, rinnoviamo la disponibilità a lasciarci plasmare dal Signore, sostenuti dall’aiuto della Vergine Maria, regina dei martiri, e dalla testimonianza dei Santi Protomartiri e di s. Antonio di Padova.
2. Chiamati alla sequela dell’Agnello di Dio
L’inizio del nuovo anno trova luce dalla Parola del Vangelo di Giovanni, che narra l’avvio del ministero pubblico di Gesù e ci incoraggia a riandare con la memoria agli inizi della nostra storia con Gesù.

La vicenda di Gesù adulto, all’inizio della sua vita pubblica, è descritta nel susseguirsi regolare di giorni, “il giorno dopo”; soprattutto viene narrata la prima manifestazione pubblica di Gesù, uomo tra gli uomini, confuso tra i peccatori, riconosciuto figlio di Dio, presentato nella identità di Agnello di Dio.
Giovanni Battista, dopo aver riconosciuto Gesù nel suo incontro personale, il giorno dopo, guardandolo con uno sguardo profondo, “fissando lo sguardo su Gesù che passava (καὶ ἐμβλέψας τῷ Ἰησοῦ)”, lo presenta ai due discepoli quale Agnello di Dio: «Ecco l’agnello di Dio!».
Nel racconto vivo del testimone oculare, si intreccia quella successione di chiamate e di risposte, di dialoghi e di decisioni che spingono i primi apostoli a lasciarsi sedurre dallo sguardo, dalla voce imperiosa e nello stesso tempo dolce e amorevole di Gesù.
“Maestro dove dimori?” è la domanda, mista di curiosità e di adesione dei due discepoli del Battista. In realtà i due non intendono conoscere semplicemente l’abitazione del Maestro, ma mirano direttamente al cuore dell’interlocutore, come a dire: “chi sei veramente”. Tale è il significato vero della loro domanda “Dove dimori?”.
“Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio”. Videro … inizia una storia di conoscenza, di amore con Gesù, di familiarità, di convivenza, di aiuto e di misericordia, di scuola di vita fino al dono supremo per amore del Maestro e dei fratelli.
E’ quel giorno che resterà indimenticabile fissandosi nella mente dei primi discepoli e anche di tutti coloro che “sono rimasti” con Gesù, come l’esperienza dell’innamoramento, che non si potrà dimenticare mai. Potremo anche sbandare, ma quel ricordo sarà la nostalgia che ci incoraggerà a tornare alla piena comunione.

Chi ha scoperto la gioia dell’esperienza con l’Agnello non può tenere per sé tale gioia.
Chi ha incontrato Cristo, si è innamorato di L
ui sente il bisogno di raccontarlo a tutti. Andrea che è stato nella casa di Gesù va dal fratello: abbiamo trovato il Messia. Non il messia potente, dominatore, giudice di cui avevano sentito tante volte dal Battista, ma l’Agnello di Dio, il servo del Signore, che con la mansuetudine dell’agnello, ha annunciato un mondo nuovo, ha preso su di sé il peccato del mondo, intende trasformare il mondo delle belve, in un mondo di agnelli.
“Fissando lo sguardo su di lui”, (ἐμβλέψας αὐτῷ ὁ Ἰησοῦς εἶπεν) Gesù disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro”.
Gesù vede dentro, coglie l’intimo della identità di Simone.
“Figlio di Giovanni, sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro”. Finora sei stato nella casa del Battista (figlio di Giovanni), … devi lasciare questa casa, questa spiritualità, ed entrare nella nuova casa, nella nuova famiglia, quella di Gesù, dove sarai Cefa, Pietro.

Nella celebrazione eucaristica il celebrante riprende le parole del Battista: “Ecco l’agnello di Dio”. A quell’Agnello indicato dal Battista è riservato un destino speciale. Dio ha scelto di iniziare un nuovo mondo inviando un Agnello per far comprendere al mondo, dove vige la violenza, spesso dominato da belve, che solo l’agnello incarna l’immagine del Figlio di Dio che dona tutto per amore.
Mentre Gesù ci ricorda che si è fatto pane di vita, che si è messo a disposizione del fratello, ci invita ad assimilare la sua storia di vita donata come agnello.
Siamo invitati anche noi ad essere agnelli: prendere e mangiare per unire la nostra vita a quella di Gesù. Questa è l’eucarestia.

3. I protomartiri e noi
Non possiamo archiviare il racconto dei Protomartiri francescani: Berardo da Calvi, Pietro da S. Gemini, Ottone da Stroncone, Accursio e Adiuto di Narni. Essi hanno saputo manifestare il loro amore per Gesù e per i fratelli fino a donare la vita. Hanno “rappresentato” l’Agnello immolato per la salvezza del mondo.
Altre sono le sensibilità dei nostri giorni, ma uguale è la necessità di seguire oggi le orme dell’Agnello di Dio, che porta il peso, il peccato del mondo. Con Gesù, Agnello che si fa pane, nutrimento del corpo e dello spirito, anche in questo tempo di pandemia, pieni di ardore e di amore amiamo questo mondo portando e donando il pane della Parola, il pane eucaristico, il pane della carità, quello quotidiano, il conforto e la speranza.

La dimensione martirale è carisma della nostra Chiesa diocesana: quello del sangue, con Valentino, Giovenale, Fermina, i Protomartiri; quello della testimonianza quotidiana della sofferenza, con i tanti santi vescovi, sacerdoti, religiosi e laici: sant’Anastasio, san Cassio, il beato Antonio Vici, la beata Lucia Broccadelli, la beata Lucia Bufalari, la serva di Dio Madre Maria Eletta di Gesù, e più recentemente il servo di Dio mons. Loiali e qui a Terni il venerabile Giunio Tinarelli, di cui domani ricordiamo il 65° anniversario del transito (14 gennaio 1956), esempio di martirio prolungato, oltre 20 anni, vero agnello che ha portato speranza nel nostro mondo.
Sappiamo che il martirio dei Protomartiri fu l’ultimo e decisivo tassello della vocazione francescana di Antonio di Padova. Quest’anno vogliamo approfondire e lasciarci aiutare anche dalla testimonianza di S. Antonio, nell’Ottavo centenario della sua vocazione e del suo arrivo in Italia e nel passaggio dalla nostra regione.
Tuttavia anche per noi sono di monito le parole del Serafico Padre san Francesco:

“Guardiamo, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce. Le pecore del Signore lo seguirono nella tribolazione e nella persecuzione e nell’ignominia, nella fame e nella sete, nell’infermità e nella tentazione e in altre simili cose e ne ricevettero dal Signore la vita eterna. Perciò è grande vergogna per noi servi del Signore il fatto che i santi operarono con i fatti e noi raccontando e predicando le cose che essi fecero ne vogliamo ricevere onore e gloria”. (VI Ammonizione) FF. 155.
«Ognuno si glori del suo proprio martirio e non di quello degli altri». (FF 2330)