Chiesa Sant’Antonio Terni – peregrinatio reliquie di Sant’Antonio 28 maggio

Cari fratelli e sorelle, in questi due giorni, questa sera in modo particolare, abbiamo fatto memoria di sant’Antonio e del suo pellegrinaggio verso Assisi nel 1221, 800 anni fa. Sant’Antonio ha voluto sostare, in questi giorni, nella patria dei suoi primi fratelli protomartiri, dei suoi primi compagni francescani originari di questa terra, di questa chiesa, testimoni ardenti e generosi della fede e dell’amore per Gesù, per il suo Vangelo e per la salvezza degli uomini. Restiamo sempre ammirati da questi Santi, giovani pieni di sogni e di avventure, l’età dei protomartiri e di Sant’Antonio insieme, l’età media era di 24-25 anni. Oggi sono di moda i cammini: specie i giovani si sentono cittadini del mondo e viaggiano. Anche Francesco d’Assisi, i frati, i suoi compagni, i cinque protomartiri sono continuamente sulla strada, pellegrini e itineranti per consegnare agli uomini il vangelo, la gioia di Gesù. Essi sono definiti i giullari di Dio, perché hanno la gioia, perché infondono gioia. I protomartiri, giovanissimi, ante litteram hanno partecipato al programma Erasmus per l’Europa, hanno vinto il Festival dei Due Mondi: l’Europa e l’Africa. Dall’Italia, anzi dall’Umbria, all’Africa passando per il Portogallo. E dal Portogallo all’Umbria passando per l’Africa. E in questo tour hanno arricchito nelle loro fila, il loro gruppo di nuovi fans, di amici predicando il messaggio di Gesù, parlando di Francesco d’Assisi un vero influencer ante litteram. Si sono aggiunti tanti giovani, adulti di ogni condizione, allargando la famiglia Francescana di persone, laici, religiosi preti, uomini e donne desiderosi di vivere come Francesco d’Assisi, sperimentando le sue stesse sensazioni di gioia e di felicità. Tra questi un giovane di Lisbona, in Portogallo, Fernando giovanissimo canonico sacerdote agostiniano desideroso di perfezione cristiana e di condurre a Gesù gli uomini del suo tempo. Aveva sentito parlare di Francesco d’Assisi e si sentiva attratto dal suo modo di vivere e di testimoniare Gesù. Il racconto della missione in Marocco dei cinque giovani francescani, la vista dei loro corpi straziati e martirizzati, rappresenta per Fernando il richiamo, la voce di Dio che lo porta a seguire la vocazione Francescana, a cambiare stile di vita per entrare nella fraternità Francescana con il nome di Antonio, proprio 8 secoli fa. Inizia il cammino di Antonio in cerca di popoli e luoghi dove annunciare il Vangelo e dare la prova più grande di amore per Gesù subendo il martirio. Ma mentre i vari cammini sono ben segnalati, il cammino di Dio va scoperto giorno dopo giorno, insieme ai fratelli e seguendo i segni del Vangelo. Nei disegni di Dio il cammino di Antonio non doveva essere il martirio di sangue, ma quello dell’amore e perciò la meta indicata da Dio segnava: Portogallo, Africa, Sicilia e poi la risalita della penisola, l’Umbria la patria dei suoi amici protomartiri, Terni, Narni e poi Assisi la culla e la patria del Serafico padre e poi la Romagna, l’Italia del Nord, la Provenza e infine Padova, dove l’attendevano le consolazioni di Gesù bambino e della Vergine gloriosa. Ma il Cammino di Sant’Antonio non è tanto quello stradale. Antonio ci indica il cammino spirituale, la ricerca di Gesù, la passione per Dio, per gli uomini fratelli, specie i poveri, i diseredati, l’ammirazione per Francesco. Si lascia istruisce Dal Vangelo che conosce a memoria. Antonio comprende che il suo martirio si compirà nell’annuncio del vangelo ai poveri, nel far comprendere a tutti che Dio ci ama.
Questa sera, cari fratelli e sorelle, siamo radunati attorno a Gesù, in compagnia di Francesco di Assisi, di Antonio di Padova, dei frati: Berardo da Calvi, Pietro da San Gemini, Ottone da Stroncone, Accursio e Adiuto di Narni detti i protomartiri francescani. Tutti noi siamo attratti da questi fratelli un poco pazzi, spregiudicati, giramondo, ma soprattutto innamorati di Gesù, della vita e dei fratelli. Indicano anche a noi il cammino, quello adatto per noi, uomini e donne del XXI secolo, attraversato dalla sofferenza della pandemia del corpo e dalla tragedia della pandemia dell’indifferenza e della perdita della fede.
Questa sera ringraziamo Dio per la Misericordia che ci va manifestando in questo tempo di pandemia, la provvidenza, la carità di tanti fratelli, i vaccini. E preghiamo che ogni uomo sperimenti i benefici della solidarietà di tanti fratelli e soprattutto la vicinanza di Dio che è amore e che vuole la felicità dei suoi figli.