Commemorazione dei defunti al cimitero di Terni 2015

Eccoci ritrovati al nostro appuntamento annuale al cimitero, “luogo di riposo”, casa delle persone che non sono più tra noi, luogo della memoria dei trapassati, giardino del pianto, spazio della speranza.
Siamo venuti quasi per una festa sommessa o meglio per la commemorazione di coloro, che abbiamo amato, specie di coloro che di recente ci hanno lasciato, in un desiderio di custodire e ravvivare il ricordo e rinnovare la presenza e la relazione di persone familiari ed amici.
Siamo qui, come comunità ecclesiale per rinnovare la nostra fede e speranza nella risurrezione di Gesù, nostra e dell’umanità, con la Messa e la preghiera, la memoria.
Ma siamo qui anche come comunità civile, rappresentata dalle Istituzioni civili e militari, una famiglia unica che ricorda e piange i propri figli, tutti, specie quelli hanno lasciato questo mondo e la nostra comunità in maniera inaspettata per malattia, disgrazia o violenza: i morti sul lavoro, quelli nell’adempimento del dovere, il caro Davide Raggi (ucciso il 13 marzo 2015), la vedova Gabriella Zelli Listanti (uccisa il 13 gennaio 2015), Giulio Moracci (anziano 91enne ucciso il 28 aprile 2015). Tutti ci sono presenti nel ricordo affettuoso, deferente e orante.

Le nostre società camminano accanto alla morte: per esperienza diretta nell’assistenza alle persone care che muoiono per malattie, violenze e guerre; per il racconto cronachistico fatto dagli organi di informazione, o dalla narrazione cinematografica…
Ci siamo abituati, a volte avvertiamo un certo fastidio, mettiamo in moto azioni di rimozione, passiamo subito ad altro…
Per fortuna la nostra sensibilità e tradizione, patrimonio della nostra cultura, nei confronti della morte delle persone care si è conservata ed è custodita nella pietas humana, simbolo di una ricchezza di sentimenti e di umanità nei confronti di coloro che furono, che ci sono cari anche ora che riposano nel cimitero.
Ci viene spontaneo ed è fonte di consolazione sapere che coloro che abbiamo amato e che non sono più nella nostra società terrena, riposano qui. La parola “cimitero” significa “luogo di riposo”:

La nostra esperienza di oggi vuole aiutarci ad avere una corretta relazione verso la morte, che è parte della stessa vita. Siamo qui perché sospinti da alcune convinzioni e certezze che rendono meno amaro il pensiero della morte, realtà che nessuno può cancellare.
Cari amici, la morte non è il risultato di un gioco tragico e ineluttabile da affrontare con freddezza e cinismo. Per ogni uomo o donna consapevole dei limiti e della ricchezza della propria umanità, qualunque convinzione filosofica o religiosa abbracci, la morte resta il compimento della vocazione e missione di un’esistenza umana, racchiusa nell’arco di pochi o molti anni a beneficio di se stessi e della società.
Per i cristiani la morte e i morti vanno ricompresi alla luce di Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, primogenito e primizia di una umanità elevata e trasformata.
“Gesù è morto ed è risorto;
così anche quelli che sono morti in Gesù Dio li radunerà insieme con lui.
E come tutti muoiono in Adamo, così tutti in Cristo riavranno la vita”. (Antifona d’Ingresso 1 Ts 4,14; 1 Cor 15,22)
Nella morte e risurrezione di Cristo, e nella nostra fede, trova risposta la nostra vita non soggetta alla definitività della morte, ma riscattata ed assunta da Gesù Cristo.
“La morte è comune eredità di tutti gli uomini, ma per un dono misterioso del tuo amore, Cristo con la sua vittoria ci redime dalla morte e ci richiama con sé a vita nuova” (prefazio dei defunti).
Chi arriva a comprendere questo, e si pone nella prospettiva cristiana, raggiunge una condizione di serena speranza, nonostante i limiti dell’esistenza umana, nonostante la morte. Cfr l’esperienza di tanti santi e martiri, Francesco e Chiara d’Assisi).

Non siamo dei numeri o degli esseri generici. Siamo figli di Dio e Dio ci ama personalmente.
Dio non è come una specie di energia cosmica che spiega l’esistenza del creato e ne garantisce la continuità. Dopo che la ricerca astronomica ci ha resi consapevoli delle sbalorditive dimensioni dell’universo, sembra presuntuoso che gli esseri umani pretendano che Colui che tiene nel cavo della sua mano la danza di miliardi di galassie si interessi personalmente proprio di loro.
Le Scritture proprio questo ci testimoniano che Dio ci prende a cuore con un amore personalissimo di ogni uomo, ognuno di noi.
In particolare ciò ci è stato manifestato in maniera insuperabile nell’attenzione piena di amore di Gesù verso le persone che incontrava.
L’amore di Dio è per sempre. Ora, è nella logica dell’amore non darsi dei limiti. Perché Amore è nome di Dio. E se Dio ama una persona la amerà per sempre. È questo amore che fa da solido fondamento per la nostra speranza nella vita eterna.
È questo amore che ha risuscitato Gesù, così che la sua morte non è stata la sua fine, ma il doloroso parto ad un’esistenza gloriosa e piena. E ciò che Dio ha compiuto in e per Gesù è segno di ciò che egli intende fare per noi e con noi.
La nostra Commemorazione nella speranza. In questo giorno, insieme, ricordiamo le persone amate che i nostri occhi non vedono più e che le nostre mani non accarezzano più, di cui non udiamo più le parole né le risposte al nostro parlare. Ma proprio la tenace fedeltà del nostro ricordo, di noi persone così deboli, è un segno del ricordo d’amore di Dio. Le persone che abbiamo amato non le abbiamo perse, è stata donata loro una modalità diversa di esistenza, ma non è cassata la relazione che ci legava, e che dunque ancora ci lega a loro. Le nostre preghiere, suggerite dall’affetto, le raggiungono veramente e aggiungono luce alla loro gioia accanto a Dio. E Dio rallegra il loro paradiso consegnando a loro, alle loro preghiere per noi, gli aiuti che vuole donarci.

Il nostro ricordo e la relazione con coloro che ci hanno preceduto, Santi e defunti, acquista sollievo e conforto attorno a Gesù, nella celebrazione eucaristica e nella preghiera, nelle opere di carità. In questo momento fatto di Parola di Dio, comunione con Dio attraverso il corpo e sangue di Cristo, attraverso la preghiera fiduciosa e la condivisione solidale con i fratelli bisognosi ritroviamo la speranza e riceviamo e doniamo conforto ai nostri morti. In attesa della festa senza fine, che il Signore ci sta preparando.