Comunità di Sant’Egidio – festa dell’8 marzo al monastero benedettino di Amelia

La Comunità di Sant Egidio insieme alla Comunità delle Monache Benedettine di San Magno in Amelia, in occasione della festa internazionale della donna, propone un momento di meditazione su tre donne dell’Antico Testamento: Giuditta, Ester e Rut.
L’incontro si terrà ad Amelia presso il Convento di San Magno l’ 8 marzo alle ore 16.30.
Giuditta ed Ester – che danno il nome a due libri dell’Antico Testamento – sono donne che, attingendo forza da Dio, salvano il popolo di Israele in momenti in cui ai capi responsabili viene meno il coraggio. Giuditta,vedova, vive riservata nella sua casa sotto lo sguardo di Dio, prega e con la preghiera diventa forte e si illumina della luce che proviene da Dio.
Poi viene Ester, giovane ebrea, diviene lo strumento di salvezza per Israele. Il cuore di questa donna è interamente preso dall’amore del suo Dio e del suo popolo.
Su uno scenario di povertà e di debolezza si apre anche il libro di Rut. E’ una donna preziosa, premurosa con la suocera, riservata nei rapporti con la nuova gente che incontra, è una donna forte nel bene, forte nella umiltà, nella disponibilità al bene, nell’amore fino al sacrificio. Così Rut entra nel solco delle generazioni d’Israele, diventa antenata di Cristo, anzi, entra nel Nuovo Testamento, perché il suo nome compare nella genealogia di Gesù.

In questo nostro mondo confuso e spesso violento proprio nei confronti delle donne, la straordinaria forza di queste tre donne induce a trovare in loro, un messaggio di speranza, di forza per avere una vita coraggiosa destinata al bene dell’altro. Queste donne nella loro apparente debolezza mandano un messaggio forte, attraverso loro si salva il popolo di Israele ed addirittura una “straniera” diventa antenata di Gesù.
“In questo mondo spesso ostile soprattutto nei confronti dei deboli, allora il nostro grazie a tutte le donne, straniere, vedove, deboli o regine, che ci indicano la strada della salvezza attraverso l’impegno che le donne incontrano nella vita quotidiana e dimostrano con quel “genio femminile”, come lo chiamava San Giovanni Paolo II, di poter veramente trasformare il mondo in un mondo di convivenza, di solidarietà, di tolleranza, di “bene”.