Comunità Famiglia Padre Pio – celebrazione nei 20 anni dalla morte di don Giuseppe De Santis

Nel ventennale della morte di don Giuseppe De Santis, avvenuta il 21 maggio 2003 al policlinico Gemelli, il sacerdote fondatore della Comunità famiglia Padre Pio è stato ricordato domenica 21 maggio con una solenne celebrazione nell’abbazia di Sant’Angelo in Massa in Taizzano, presieduta dal vescovo Francesco Soddu e concelebrata dal vicario generale della diocesi mons. Salvatore Ferdinandi, da don Roberto Adami attuale responsabile della Comunità famiglia, don Antonino De Santis, don Pino Creanza, don Marco Castellani assistente spirituale, don Sandro Castellani, don Adolfo Bettini, don Giuseppe Scarpellini da Rimini. Presenti il presidente della Fondazione “Don Giuseppe De Santis”, Paolo De Santis, il curatore dell’ultima pubblicazione “Don Giuseppe De Santis. Un tracciato verso il Paradiso. L’opera e le direzioni spirituali” il dott. Paolo Marianeschi, tanti fedeli e membri della Comunità famiglia Padre Pio.
Un momento di preghiera e ricordo di don Giuseppe che era nato a Penna in Terverina nel 1924 e che ha svolto i suoi studi prima presso il Seminario Diocesano di Amelia poi presso il Seminario Regionale di Assisi dove evidenziò una personalità ricca di valori umani, culturali e religiosi divenendo punto di riferimento dei suoi compagni tanto da essere additato come esempio. Fu ordinato sacedote ad Amelia il 17 luglio 1949. Durante i primi anni di sacerdozio sentì forte la chiamata missionaria, ma il Vescovo di Amelia non gli diede il permesso di perseguirla nominandolo, al contrario, Vice Rettore del Seminario Diocesano ove divenne anche docente di Latino e Greco. Sentito parlare di Padre Pio da Pietrelcina e incoraggiato dal Vescovo Lojali partì alla volta di San Giovanni Rotondo per conoscerlo. Dall’incontro con il frate con le stimmate sentì in se il desiderio di farlo conoscere ad altri. Ben presto presso la chiesa di Santa Lucia formò un primo gruppo di persone desiderose di vivere con maggior intensità l’impegno cristiano e con il quale si recava spesso in Puglia da Padre Pio. Accusato di essere un credulone visionario e di alimentare più la devozione mariana anteponendola al culto eucaristico, l’autorità ecclesiastica, pur avendo appurato l’inconsistenza delle accuse, per prudenza lo invitò ad allontanarsi dalla Diocesi per un certo tempo. Lo spirito di obbedienza e i segni incontestabili delle sue virtù fecero si che venne reintegrato in Diocesi.
Nel 1973 fu nominato Parroco di San Vito e Guadamello e nominato canonico della Concattedrale di Narni. Durante il periodo della sua permanenza in parrocchia molti furono i frequentatori della
canonica primo nucleo della comunità che si venne man mano formando intorno a lui. Il 14 settembre 1983 acquistò l’antica abbazia di Sant’Angelo in Massa nei pressi di Taizzano di Narni, come sede della comunità. Nel dicembre 1997 il Vescovo Diocesano Mons. Franco Gualdrini riconobbe la Comunità Famiglia Padre Pio come: “Associazione privata di fedeli con statuto approvato ed eretta con personalità giuridica privata”. Il 7 marzo 1998 fu fatta la presentazione ufficiale della Comunità e nello stesso giorno 24 membri interni professarono i consigli evangelici di povertà, castità ed obbedienza. Ammalatosi nell’agosto 2000 per tre anni visse con pazienza e serenità la malattia.
Hanno portato la testimonianza don Antonino De Santis, nipote di don Giuseppe, e il dott. Marianeschi che ne hanno ricordato la spiritualità, la personalità poliedrica e la figura semplice e nello stesso tempo autorevole, ricca di umanità accogliente, carismatica e schiva, disposta a pagare di persona e a farsi carico in modo incondizionato di pesi, ansie e dolori altrui.