Cordoglio in diocesi per la morte di Don Carlo Romani

Il 31 gennaio 2024 si è spento alla vita terrena per aprirsi al Paradiso mons. Giancarlo Romani, 93 anni, parroco della Cattedrale di Terni per 57 anni e decano dei sacerdoti diocesani.
Nato a Terni il 13 maggio 1930 è stato ordinato il 27 giugno 1954, parroco emerito di Santa Maria Assunta nella Cattedrale di Terni, Priore del Capitolo della Cattedrale di Terni, Cappellano di Sua Santità, commendatore dell’Ordine Equestre Santo Sepolcro di Gerusalemme, Assistente Ecclesiastico Unitalsi. Nel suo lungo ministero sacerdotale il diocesi ha dato impulso e sostegno a tante realtà caritative, sociali e culturali della chiesa locale, la San Vincenzo de’Paoli, l’oratorio della Cattedrale, vicepostulatore della Causa di Beatificazione del venerabile Giunio Tinarelli che aveva conosciuto negli anni del dopoguerra nell’oratorio del Duomo guidato da don Giuseppe Lombardi. E’ stato a lungo direttore dell’ufficio pellegrinaggi diocesano organizzando in particolare pellegrinaggi in Terra Santa e Lourdes, ed insegnante per 40 anni nei licei scientifici Galilei e Donatelli di Terni. Conoscitore profondo della storia di Terni, la sua città, si è sempre impegnato nel tramandare la conoscenza storica, artistica e culturale di Terni. Ha pubblicato diversi libri sulla storia della Cattedrale e della città, ed ha collaborato con il settimanale regionale “La Voce”. Il suo dialogare con tutti cittadini, istituzioni, associazioni, mondo della scuola e della cultura, per esprimere il suo pensiero sagace e sempre propositivo, lo ha portato ad essere un punto di riferimento per la chiesa e la città.
Le esequie saranno celebrate giovedì 1 febbraio alle ore 15 nella Cattedrale di Terni. La camera ardente sarà allestita in Cattedrale dalle ore 16 del 31 gennaio fino alla celebrazione delle esequie.

IL RICORDO PER I 50 ANNI DI PARROCO IN CATTEDRALE (da La Voce 2009)
Don Carlo Romani, da 50 anni parroco della Cattedrale
E’ l’estate del 1959. A Roma Giovanni XXIII ha annunciato da sette mesi la convocazione del Concilio Vaticano II; a Terni il vescovo Giovan Battista Dal Prà sceglie come parroco della Cattedrale un giovane prete cresciuto proprio in quella parrocchia: è don Carlo Romani, che ha 29 anni ed è prete da cinque.
Ordinato nel 1954, don Carlo è stato viceparroco della Cattedrale e direttore dell’oratorio fino al 1957, quando è stato mandato “a farsi le ossa” a Rocca San Zenone e Collicino.
Animatore di pellegrinaggi diocesani e insegnante di religione, in 50 anni vissuti come parroco del Duomo don Romani si confronta con quattro vescovi: Dal Prà, Santo Quadri, Franco Gualdrini e Vincenzo Paglia (negli anni successivi mons. Ernesto Vecchi, mons. Giuseppe Piemontese, mons. Francesco Soddu).
Don Carlo è stato, in questi anni, una presenza esemplare anche per la preghiera e attento nel curare le grandi solennità dell’anno liturgico. A lui si deve il restauro della cappella della Madonna della Misericordia e la sistemazione della cripta della Cattedrale.
Un prete all’antica, don Romani, l’unico in diocesi che indossa ancora la vecchia talare, ma anche l’unico ad aver mantenuto quell’oratoria da predicatore di un tempo, capace di tenere sempre desta l’attenzione del fedele. E lo dimostra anche durante la sua festa con un’omelia incentrata sulla figura di San Giovanni Maria Vianney, conosciuto come il Curato d’Ars, che Benedetto XVI ha scelto come modello di prete per l’anno sacerdotale iniziato lo scorso giugno.
“Cinquant’anni rappresentano una buona fetta nella vita dell’uomo, ed è difficile ripercorrerne tutte le tappe” scrive sul periodico La voce del Duomo. “Durante questo mezzo secolo ho ricevuto tante grazie, ho incontrato migliaia di persone, ho amministrato tantissimi sacramenti, ho predicato in larga misura, ho condiviso gioie e dolori dei parrocchiani. Non cesserò di ringraziare il signore per il dono del sacerdozio, né potrò dimenticare il volto di tutti coloro che in questi cinquant’anni ho avuto la grazia di incontrare”.
“Il sacerdozio – aggiunge don Carlo – è una paternità spirituale che si dilata nel tempo. Facendo il bilancio di questi 50 anni, lascio a Dio il giudizio sul mio operato sacerdotale, ai parrochiani chiedo benevolenza nel giudicare il mio ministero parrocchiale, perché nei miei evidenti limiti, posso affermare in piena coscienza di aver amato appassionatamente questa chiesa e tutti i parrocchiani”.
Dopo cinquant’anni don Carlo non è stanco di guidare la parrocchia, e non ha perso un grammo della sua grinta. “Nessuno è immortale” dice però. “I parroci passano, le parrocchie restano. Per questo oggi invito la comunità parrocchiale a pregare Gesù perché provveda ad inviare un successore nella guida di questa parrocchia”.
Ma di successori, per ora non se ne parla, e don Carlo resta saldo al timone della nave ammiraglia della diocesi.

“Don Carlo però è stato ed è tutt’ora una figura significativa della chiesa ternana e della città di Terni. Come, allora, tacere? Pensare a lui, per me, significa pensare a quelle parole del Vangelo che dicono che colui che costruisce la sua casa sulla parola del Signore la costruisce sulla “roccia”, e anche se cade la pioggia, soffiano i venti, imperversano le inondazioni, quella casa non va in rovina perché è fondata sulla “roccia”. Ecco, mi sembra che don Carlo rappresenti quell’aspetto di solidità del cristianesimo che resta al di là del fluttuare delle “mode”. Certo non è facile mantenere la rotta tra una fedeltà assoluta ed una traduzione nel tempo di una “parola che non passa”. La responsabilità è tanto più grande quanto più questa “parola” contiene la vita vera delle persone.
E queste, le persone, amano don Carlo perché ad esse dà questo senso di sicurezza, di orientamento certo, di consiglio affidabile perché va sul sicuro dei contenuti della fede e della morale cristiana”. (ricordo di don Gianni Colasanti 2009)