Festa Preziosissimo Sangue 2022

Carissimi fratelli e sorelle in questa XXVI domenica del tempo Ordinario, durante la quale la Chiesa universale ricorda la giornata del migrante e del rifugiato, nella nostra Cattedrale di Terni, ormai da diversi anni, abbiamo la bella opportunità di celebrare la festa del Preziosissimo Sangue di Gesù. Il fatto che in questa Chiesa si conserva una speciale reliquia ci dà l’occasione per riflettere sul grande dono che Dio ha fatto all’umanità con il sacrificio del Figlio per la nostra salvezza.
Il sangue di Cristo è preziosissimo perché il suo esser stato versato rende vero attuandolo quanto era stato prefigurato nei sacrifici antichi degli animali. Primo fra tutti ricorderemo il sangue dell’agnello pasquale che segnò la liberazione del popolo dall’Egitto e tutti gli altri che nel corso delle diverse liturgie si sono susseguiti.
Il sangue di Gesù, come sappiamo, è l’unico che salva, riscatta dalla schiavitù del peccato e dalla morte, e perciò è preziosissimo. Preziosissimo agli occhi di Dio e preziosissimo per noi che da questo siamo stati salvati.
In forza di tale verità siamo sempre chiamati a rendere vivo nella nostra vita il mistero che celebriamo. La celebrazione dei sacramenti, in specie il sacramento dell’Eucaristia, ci danno tutti gli elementi affinché possiamo comprendere sempre meglio il senso del dono e di conseguenza incarnarlo nei nostri atteggiamenti.
Nella mentalità ebraica e non solo, il sangue stava a significare la vita. Ma anche nel nostro modo di intendere il sangue significa e rimanda alla vita. Cerchiamo allora di cogliere dal brano di Vangelo appena proclamato la sostanza della vita in esso contenuta.
Ma prima ancora vorrei far notare come il versetto alleluiatico abbia dato una bella e significativa nota interpretativa in merito con la citazione di quel famoso passo della seconda lettera ai corinti che, volendo sollecitare le persone alla condivisione nella carità, dice “Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”. Tutto ciò che riguarda lo svuotamento di Cristo è ridondato a vantaggio dell’umanità e tale atteggiamento non può che generare vita e quindi vitalità attraverso la condivisione del medesimo germe di carità.
Carissimi fratelli e sorelle, questo significa che la preziosità oggettiva del sangue di Cristo desidera diventare significativa per ciascuno di noi; che cioè sia sorgente di vita attraverso l’accoglienza di questa fonte di vita vera nella nostra esistenza, che talora si trova ad essere vuota e perciò priva di senso; peggio ancora se minata da autentici attentati alla vita stessa, alla sua manipolazione, al suo sfruttamento alla sua distruzione.
Capiamo dunque come la parabola raccontata da Gesù acquista un significato formidabile nella misura in cui si coglie che oltre uno stile di vita evidente, trasmette il senso profondo e ultimo della vita medesima, che si costruisce non tanto sul possedere ma nel condividere. Peggio ancora quando questo possedere è a sfregio e a sbaffo degli altri; peggio ancora quando tutto questo è a danno dei più poveri.
Proprio per questo la parabola, come sappiamo, mette in risalto un atteggiamento proprio del ricco che, travalicando i tempi abbraccia tutte le epoche e arriva fino a noi, ed è quello dell’assoluta indifferenza. Notiamo come questo ricco, preso unicamente dal proprio stomaco e dalle vesti che lo ricoprono, non si accorge neppure di quanto accade sotto il suo tavolo; non avverte minimamente la presenza del povero. È singolare notare che mentre durante la vita non si accorge di niente dopo invece, quando niente gli è più possibile, riesce addirittura a conoscere e a pronunciare il suo nome, Lazzaro.
Carissimi fratelli e sorelle, impariamo da questo racconto, non tanto la morale di una sorta di favoletta, quanto piuttosto lo stile di Dio che in Gesù Cristo si è fatto povero, ha versato il suo sangue. E come nel racconto del povero Lazzaro, facciamo in modo che non siano i cani a leccare le ferite sanguinanti del Cristo, che continua a vivere nella storia di ogni epoca nella vita di ogni povero.
Facciamo nostro quello che fu l’invito di san Paolo a Timoteo di cui alla seconda lettura: “Evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità alla pazienza, alla mitezza” di modo che appaia in noi lo stesso modo di agire di Cristo, il quale nel dare la sua vita per noi, ci ha lasciato il memoriale della sua Pasqua perché da questo nutrimento di salvezza possa scaturire in noi tutta la forza necessaria per la testimonianza.
La ferita dalla quale noi abbiamo il sangue di Cristo è quella che si apre in ogni celebrazione Eucaristica e si offre nei segni del pane e del vino, così come ben sappiamo e il Congresso Eucaristico Nazionale, che oggi si chiude a Matera con la presenza del santo Padre, ha ben evidenziato. Nutriamoci di questo cibo di vita eterna. Ma il Signore ci dice che egli è in ogni fratello e sorella affamato, nudo, abbandonato, povero. Facciamo in modo che il sangue, ossia la vita di questi nostri fratelli non sia bruciata per nostra negligenza, per nostra disattenzione, per nostra distrazione, per nostro egoismo.
Il sangue di Cristo è preziosissimo e il sangue del povero cioè la sua vita, nella misura in cui lo accogliamo e ce ne prendiamo cura diventa per noi strumento di salvezza e di santificazione. Lo sappiamo perché il Signore Gesù ce lo ha detto chiaramente: ogni volta che avrete fatto tutto questo a uno solo di questi miei fratelli più piccoli lo avete fatto a me. Chiediamo dunque al Signore di renderci sempre attenti e vigilanti anche perché solo così facendo contribuiremo al progresso della civiltà.
In un mondo in cui i sogni di un progresso sembrano progressivamente svanire a causa delle guerre e dell’egoismo umano in generale, ciascuno di noi ha la splendida opportunità di seminare germi di speranza attraverso l’adesione alla civiltà dell’amore.
La 108° giornata Mondiale dei migranti e rifugiati ci offre un ulteriore spunto motivazionale: col tema Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati, Papa Francesco ci esorta all’impegno, affinché ciascuno sia attivo nella costruzione di un avvenire che risponda al progetto di Dio, senza che nessuno ne sia escluso.
Cari fratelli, per fare questo non siamo chiamati alle urne per esprimere la nostra preferenza a uno o all’altro partito, all’uno o all’altro leader; ciascuno di noi è chiamato in prima persona ed impegnarsi, a prendersi le proprie responsabilità di modo che, apprendendo dal Vangelo, possiamo far in modo che non ci siano persone escluse dalle mense e dai tavoli della comune convivialità.
È preziosissimo il sangue di Cristo, è troppo prezioso il sangue dei nostri fratelli sofferenti. Adoriamo l’uno nel rispetto e nell’accoglienza dell’altro.
È preziosissimo il sangue di Cristo, è troppo preziosa la vita dei nostri ragazzi e dei nostri giovani; perciò chiedo al Signore che nel mistero Eucaristico essi possano trovare il senso della loro vita: la fonte di ogni loro progettualità e il culmine di ogni loro azione.
Chiediamo non solo il dono della pace ma gli strumenti necessari per poterla costruire, per essere costruttori, artigiani di pace.
Mettiamo tutto nelle mani premurose di Maria Santissima, la madre di Gesù, che ai piedi della Croce ha assistito all’effusione di questo sangue, al dissanguamento del Figlio; chiediamo a lei la luce e la forza necessari per poter essere nel mondo testimoni della forza sanatrice del Mistero Eucaristico, che dall’altare delle chiese si riversa in quelli dell’esistenza umana, affinché sia sempre ad immagine del Figlio di Dio che ha offerto la sua vita in riscatto per tutti.