La morte di don Gianni, preceduta da un tempo di sofferenza, pazientemente sopportata in comunione con la Passione di Cristo, rappresenta per tutti noi il suo ultimo atto di magistero e di annuncio evangelico. In questa celebrazione, mentre manifestiamo attraverso la preghiera il nostro amore per lui, vogliamo cogliere le sue ultime provocazioni e l’annuncio della speranza cristiana.
La sua vita, ricca di doni e di ministero, si è palesata ad un’intera generazione di Ternani.
Possiamo sintetizzarla su tre movimenti di una sinfonia, che si è alternata e intrecciata a beneficio della società e della Chiesa: sacerdote – studioso – maestro.
Il Libro dell’Apocalisse, che proclamiamo nel tempo di Pasqua (Seconda Lettura) invita i credenti, avvolti dalle prove quotidiane, a proiettare lo sguardo fuori dal tempo, nell’eternità di Dio, nella quale don Gianni ora vive, per trarre coraggio. Ci piace pensarlo nella schiera di coloro che sono attorno al trono di Dio, tra coloro che gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio, collaboratore dell’Agnello, nell’annuncio dell’Evangelo della gioia e della contemplazione del Dio vivente.
Sacerdote per sempre, insieme ai tanti sacerdoti defunti della nostra diocesi, raccoglierà i frutti di quel ministero svolto con convinzione, amore e zelo come parroco nella cura pastorale ordinaria, come assistente e guida del mondo del lavoro, delle associazioni e dei movimenti laicali. Il ministero della Parola, la celebrazione dei sacramenti e soprattutto il sacrificio eucaristico, che ha offerto, lo ha portato ad assomigliare all’Agnello dell’Apocalisse: sacerdote e vittima. Specie negli ultimi anni, sull’altare, insieme a Gesù, aveva posto in maniera più consapevole la sua persona. Possiamo riferire a lui, come a tutti i sacerdoti defunti, le parole della scrittura che abbiamo proclamato:
Dio lo ha purificato dalle scorie, come si fa con l’oro, e lo ha accolto come un sacrificio,
l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il suo pastore e lo guiderà alle fonti delle acque della vita.
Insieme alla sua vita sacerdotale, che esprime la sintesi della sua esistenza, vogliamo rendere lode e grazie al Signore per il suo magistero.
Studioso e investigatore della verità e delle dottrine scientifiche, ha prestato grande attenzione alle odierne correnti di pensiero. Molti hanno apprezzato il costante dialogo con le varie realtà culturali della città. Notevole è stato l’impegno per promuovere la trasformazione della società secondo la dottrina sociale della chiesa
Questa sua personalità, solidamente strutturata di dottrina e fede, come già accennato, non è rimasta chiusa in un circolo ristretto, ma si è profusa in un magistero di cultura, di vita e di fede per intere generazioni di giovani e adulti. Si è speso nell’insegnamento di discipline filosofiche e teologiche, nella organizzazione e conduzione della scuola di Teologia, nell’accompagnamento umano e spirituale di singole persone e associazioni cattoliche, nella testimonianza della fede all’interno della società.
Ora che non è più tra noi fisicamente, molti possono essere presi dallo sconforto. Ma la Parola di Dio ci invita ad allargare il nostro cuore:
“1 Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà.
2Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura,
3la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace”.
Sappiamo bene che il modo migliore per esprimere gratitudine per quanto abbiamo ricevuto e per onorare la memoria dei nostri maestri è quello di sapere che “essi sono nella pace”, far tesoro di quanto appreso, approfondire e trasmettere a nostra volta gli insegnamenti di vita ricevuti.
La pagina del Vangelo proclamato ci proietta al giorno del giudizio, il giorno della verità per ogni uomo.
Ognuno di noi, che ha ricevuto il dono dell’esistenza e talenti particolari, si presenterà all’appello del Signore, con quanto ha saputo compiere nella ricchezza dei frutti maturati e nella intensità, intelligenza e passione con cui ha vissuto.
Le parole del Signore sono un monito per ognuno di noi a non sciupare l’esistenza in imprese futili, in pigrizie deresponsabilizzanti e soprattutto sono un invito a cercare la presenza di Dio, che in Gesù ci ha mostrato il volto di Padre.
Oggi ci piace sentir rivolte le parole del Signore a don Gianni: Vieni servo buono e fedele, hai operato con tutte le tue forze operando bene come uomo, sacerdote zelante, maestro di vita e di fede per i tuoi fratelli…prendi parte alla gioia del tuo signore. Amore verso Dio e verso i fratelli: è sempre la sintesi consegnataci da Gesù.
Permettetemi una nota personale.
Tra me e don Gianni, in alcuni momenti, vi sono state diversità di vedute su alcune scelte pastorali. Non sempre i chiarimenti sono stati sufficienti a dissipare dubbi e ad uniformare le prospettive. Ma mai il rapporto personale è stato influenzato dalle opinioni personali. Ciascuno, secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità, ha continuato a promuovere il bene della Chiesa e della nostra Diocesi. Entrambi ci siamo impegnati a pregare per ottenere dal Signore il dono del discernimento e della carità fraterna.
Negli ultimi tempi ho avuto modo di incontrarlo più frequentemente, oltre che per avere notizie sulla sua salute, per uno scambio di idee sulla parrocchia Cattedrale, sulla scuola diocesana di teologia pastorale, al momento della nomina del vicario per il Laicato. Durante l’ultimo periodo di degenza in ospedale, nelle mie visite, più volte, a tu per tu, gli ho chiesto se avesse qualcosa da dirmi o da chiedermi. Egli, sempre con un sorriso, mi rispondeva: grazie! E partecipava devotamente alla preghiera che insieme facevamo.
Penso che la riconoscenza di tutti noi verso di lui debba esprimersi soprattutto con la preghiera.
La fragilità dell’esistenza pone ogni uomo ad aver bisogno del perdono e della misericordia del Signore. Ci conforta la parola del Salmo “Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore”. La preghiera e soprattutto la carità coprono la moltitudine dei peccati. Dei vivi e dei defunti.