Funerale mons. Sandro Sciaboletta

Questa celebrazione eucaristica, che ci vede radunati come chiesa nella nostra cattedrale, dove don Sandro ha esercitato le primizie del suo ministero sacerdotale (per 10 anni), vuole essere l’espressione del nostro ringraziamento al Signore per il dono di don Sandro alla Chiesa e al mondo, per il suo sacerdozio, ma anche la manifestazione della nostra personale gratitudine per un rapporto filiale, fraterno o amichevole che ci ha visti legati per lunghi o pochi anni.
Ogni esistenza racchiude un mistero, che vede coinvolta una cerchia di persone, protagonisti in vario grado, di una storia, che si può circoscrivere nella sfera familiare, civile, sociale, religiosa.

L’esistenza di un sacerdote, e di don Sandro in particolare, è quella di un cristiano, ministro di Dio e della Chiesa, che è stato protagonista in mezzo ad una generazione di uomini e donne della nostra città, del Cossovo, che la Provvidenza ha voluto si intrecciasse in una relazione di amicizia, di solidarietà e di grazia. Sia resa gloria a Dio.
Le relazioni umane e amichevoli con chiunque incontrasse, le scelte pastorali al passo col dopo concilio, la passione che poneva nell’esercizio del suo ministero sacerdotale ne hanno fatto uno dei sacerdoti più conosciuto e stimato della diocesi. Molti ne conservano il ricordo e sono meravigliati e orgogliosi di tanto dinamismo.
Ma oggi non vogliamo solo ricordare e ringraziare per le opere significative che egli ha compiuto, ma rileggere la vita di don Sandro e scoprire e riconoscere il segreto e le ragioni profonde di tanto attivismo e zelo sacerdotale. E tali ragioni possiamo far nostre per modellare la personale testimonianza umana e cristiana.

1. Le tante opere di bene e le iniziative all’avanguardia compiute da don Sandro, hanno la radice nell’amore e nell’attaccamento a Gesù. La vita di un cristiano, e soprattutto di un apostolo del Signore, ha senso e identità solo se si sviluppa con Gesù, trascorre il tempo insieme a Lui, sta con Gesù.
Nella prima lettura è espresso chiaramente questo pensiero: “Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele”.
Ogni sacerdote, pastore del popolo di Dio, ma anche ogni cristiani può avere consistenza solo se vive stretti al Signore, alla Parola di Dio, ai sacramenti, specie all’Eucarestia, il pane della vita, Gesù vivo e vero, presente in mezzo a noi.

2. L’esperienza di Don Sandro, come quella di ogni sacerdote, non è frutto della propria iniziativa, spontanea, ma deriva e nasce dalla chiamata di Gesù, dalla familiarità col Signore, come è narrato nel brano del vangelo odierno: “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due…”.
Don Sandro ha accolto la chiamata di Gesù fin dall’infanzia, ha affinato la familiarità col Signore nel Seminario di Narni e di Assisi e, giovane prete, pieno di entusiasmo e di zelo, si è donato agli uomini, alla cura delle anime, all’apostolato, ha speso la sua vita nell’annuncio del Vangelo, inviato da Gesù.
Il ricco curriculum vitae del prete don Sandro si può leggere nell’annuario diocesano ed è degno di ammirazione e di lode al Signore. Tuttavia le sottolineature e gli accenti più entusiasmanti del suo ministero si possono cogliere dalla stessa bocca di don Sandro, quando, in occasione dei 50 anni di permanenza a s. Maria Regina come parroco, egli stesso ha tratteggiato il suo ministero in una video intervista al sito “Terni in rete”, due anni fa, il 4 febbraio 2019. Vi vede don Sandro, che parlando a ruota libera, raccontava.

– La parrocchia di S. Maria Regina è stata la sua vita: una delle parrocchie più grandi della diocesi, piena di giovani famiglie, che egli ha accompagnato e animato come Gesù, buon pastore. Lo zelo del sacerdote si è unito all’entusiasmo e alle novità del primo post concilio, che egli ha saputo cogliere e mettere in atto nelle espressioni più vivaci: catechesi, ministerialità, animazione della gioventù nei campi a Castel del Monte, ecc.
– Gli occhi di don Sandro si illuminano quando parla del suo apostolato tra i lavoratori, specie alle acciaierie, per 10 anni (1969-1979). Ha appreso e esercitato rispetto per il lavoro, amore per i lavoratori, per i quali aveva attrezzato ambienti di prima ospitalità e per il tempo libero. Questa relazione, come egli stesso dice, lo segnerà in tutto il suo apostolato parrocchiale.
– Altro nucleo di impegno sociale e di carità è iniziato l’11 novembre 2002 con l’esperienza del Cossovo, in cui ha coinvolto tutta la parrocchia. Un gemellaggio a tutto tondo da parte di famiglie della parrocchia a favore di famiglie cossovare, dei bambini e dei giovani studenti, accompagnati e sostenuti negli studi accademici a Terni e in Italia.

– Un aspetto di don Sandro, che molti non conoscono e che ha modellato la sua sensibilità e il suo cuore di prete è la spiritualità francescana. E’ lui stesso a rivelarlo a conclusione dell’intervista: “San Francesco e il suo carisma, Assisi e i santuari francescani mi hanno affascinato dalla giovinezza”. Ricorda con orgoglio la sua professione come terziario francescano, emessa 65 anni fa in Assisi, nella Basilica della Porziuncola. Parla della povertà francescana, dell’amore immenso di san Francesco alla chiesa e al papa, ai sacerdoti: “essi sono miei signori che mi danno il perdono l’Eucarestia”; parla della fraternità e della chiesa del Concilio. A questi valori e a questi riferimenti ha improntato il suo apostolato con i giovani e gli adulti, con i ragazzi del catechismo, che ogni anno accompagnava in pellegrinaggio in Assisi.

– Infine con grande calore ripete all’intervistatore le parole di Gesù, che lo hanno sempre accompagnato: “Amatevi come io vi ho amati”. Amate il vostro prossimo chiunque esso sia; chi non lo accoglie non accoglie Dio perché è sua immagine. Senza differenze.

L’ultima volta che ho parlato con don Sandro è stato il 14 gennaio 2021 h. 17.41. Mi parla del covid, ma mi dice che può farcela. Avevamo messo in programma un’altra riunione del Consiglio pastorale, ma era da rinviare. Poi il giorno 16 è trasferito nel reparto Covid dell’ospedale S. Maria, da cui non sarebbe più uscito, vivo, dopo una passione e agonia asfissiante, come quella di Gesù sulla croce. So che ha ricevuto i sacramenti e che ha annuito al cappellano che gli porgeva i saluti e gli auguri della parrocchia e del vescovo domenica 31 gennaio. Ma il Signore, che conosce i tempi del nascere e del morire, lo ha preso con sé, lasciando a noi la consegna di un cristiano e un ministro di Dio, testimone del buon pastore e dell’amore del Padre verso tutti.
Don Sandro, in un discernimento profondo e costante, ha cercato la volontà di Dio, ha interpretato i segni dei tempi, le provocazioni del Concilio in maniera originale ed ha cercato di coinvolgere generazioni di bambini, di giovani e di adulti.
Ora affida a voi, fedeli della parrocchia di s. Maria Regina non di ripetere quanto ha fatto lui, ma di interpretare a vostra volta la volontà di Dio e i segni dei tempi attuali, particolarmente difficili, travolti dalla pandemia e da indifferenza religiosa generalizzata. Di don Sandro dobbiamo mutuare le motivazioni profonde della sua personalità e del suo agire: l’amore per Gesù e la Vergine, la passione instancabile per le persone e le anime, le sottolineature apprese dalla spiritualità francescana, che lo hanno accompagnato in tutta la sua vita.
Grazie, don Sandro a nome della nostra chiesa diocesana, a nome di tutti. La nostra gratitudine si esprimerà nella preghiera di suffragio e nel continuare la missione a servizio del Regno di Gesù.