Giornata del Malato 2023

“La malattia fa parte della nostra esperienza umana. Ma essa può diventare disumana se vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione”.
Carissimi fratelli e sorelle queste sono le parole con le quali il santo Padre introduce il suo messaggio per questa giornata dal titolo “Abbi cura di lui. La compassione come esercizio sinodale di guarigione”.
Papa Francesco indica il prendersi cura come il criterio in forza del quale si ha la possibilità di verificare se il nostro camminare insieme sia contraddistinto dalla comunione o non piuttosto dal procedere ognuno per proprio conto.
Camminare per proprio conto è la conseguenza dell’egoismo, per noi credenti è la conseguenza del rifiuto di Dio e quindi del peccato. È quella solitudine assoluta ben descritta dal libro della Genesi, di cui abbiamo sentito nella prima lettura, con l’immagine/metafora della presa di coscienza dell’essere nudo.
Camminare a prescindere da Dio significa vivere una vita vuota; ma, diciamoci la verità, una vita vuota senza Dio è una vita non benedetta e quindi, se vogliamo dirla tutta, è una vita maledetta e a sua volta fonte di maledizione.
Il Signore –come sappiamo dal libro della Genesi- non desidera che si rimanga nello stato di maledizione perciò, viene incontro all’umanità caduta nel baratro, ci viene incontro e promette ancora la sua presenza attraverso la stirpe della donna che sarà realizzata in Maria Santissima e nel frutto del suo seno, NSGC.
Carissimi fratelli e sorelle, in questo tempo sinodale abbiamo anche appreso che sinodalità ed ecclesialità siano sinonimi, siano la stessa realtà. Pertanto il pensiero espresso da papa Francesco ci illumina sulla verifica che abbiamo modo di fare sul nostro essere Chiesa in riferimento al prenderci cura delle fragilità.
Nel Vangelo oggi proclamato abbiamo sentito pronunciata dal Signore l’espressione “Sento compassione per la folla…sono tre giorni senza mangiare. Se li rimando digiuni verranno meno lungo il cammino……”.
Questo bel brano di Vangelo esprime tutta la potenza dell’essere in cammino insieme al Signore, in comunione tra di noi, condividendo quanto abbiamo, anche se poco.
Si cammina insieme al Signore anzitutto per essere suoi discepoli: per ascoltare la sua parola di salvezza, esserne istruiti e vivere di Lui.
Essere in cammino col Signore, pertanto, non significa avere un semplice compagno di viaggio, ma colui che, al nostro fianco –così come fu per i discepoli di Emmaus- ci svela, ci spiega, ci illumina, ci fa toccare il senso del nostro vivere nel tempo con il Risorto.
È un cammino di comunione tra di noi ma insieme con Lui, che è il vincolo della comunione; condividendo quanto abbiamo, così -come nella vicenda evangelica dei pani e dei pesci- portando a Lui quanto si ha ed ottenendo così il miracolo della sovrabbondanza.

Scrive il papa nel suo messaggio per questa giornata: “l’esperienza dello smarrimento, della malattia e della debolezza fanno naturalmente parte del nostro cammino: non ci escludono dal popolo di Dio, anzi, ci portano al centro dell’attenzione del Signore, che è padre e non vuole perdere per strada nemmeno uno dei suoi figli. Si tratta dunque di imparare da Lui, per essere davvero una comunità che cammina insieme, capace di non lasciarsi contagiare dalla cultura dello scarto”. “Ciò che qui importa è riconoscere la condizione di solitudine, di abbandono. Si tratta di un’atrocità che può essere superata prima di qualsiasi altra ingiustizia, perché a eliminarla basta un attimo di attenzione, il movimento interiore della compassione”
Non siamo mai pronti alla malattia…per la fragilità non c’è spazio…..sembra chiudersi anche il Cielo. Fatichiamo infatti a rimanere in pace con Dio, quando si rovina il rapporto con gli altri e con noi stessi”. Perciò è importante per noi, per la chiesa, per il percorso sinodale che ci si confronti col modello del buon samaritano”.
Il samaritano della parabola evangelica è colui che, a differenza di altri, non passa dritto, non scansa il malcapitato, non ha paura di compromettersi né di contaminarsi.
È uno che è mosso principalmente dalla compassione. In nome della compassione egli mette in secondo piano il suo programma di viaggio perché capisce che la vita di una persona vale più di ogni altra cosa.
Si prende cura del malcapitato attraverso un intervento immediato di “pronto soccorso” e poi attraverso l’affidamento al locandiere con le parole che riassumono il suo medesimo atteggiamento: “prenditi cura di lui….”
Carissimi fratelli e sorelle Gesù è il buon Samaritano della storia e desidera che noi lo siamo gli uni per gli altri, specialmente per coloro che vivono questa particolare situazione, affinché la solitudine non aggravi ulteriormente lo stato di malattia fisica, facendo cadere in uno stato di solitudine esistenziale.
Carissimi fratelli e sorelle, molti di voi si dedicano alla cura di queste solitudini. Il Signore vi benedica e vi rafforzi in questo vostro servizio che è un vero e proprio ministero, ossia espressione del servizio di Gesù, nella Chiesa, con la Chiesa e per il bene comune.
Invochiamo l’intercessione di Maria Santissima, Nostra Signora di Lourdes, Salute degli infermi, affinché sollevando le sofferenze di quanti, ammalati nel corpo e nello spirito, si rivolgono a Lei, sappia infondere il segreto della guarigione dell’anima di modo che si possa anche avere il sollievo nell’affrontare la malattia del corpo.