Giornata per la vita consacrata 2023

Carissimi fratelli e sorelle
La presentazione di Gesù bambino al tempio, lo abbiamo sentito nella proclamazione del Santo Vangelo, mostra la sottomissione della Santa Famiglia alla Legge mosaica e nel contempo, attraverso il tipo d’offerta presentata, mette in evidenza il profumo della loro povertà. Contestualmente viene messo anche in risalto il significato profondo che ha per noi tale gesto.
La festa della Candelora ci congiunge strettamente al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio il quale, come pronunciato dal vecchio Simeone, è Luce per illuminare le genti.
In questa circostanza celebriamo la giornata della vita consacrata, come manifestazione/espressione della bellezza e riflesso della luce di Cristo.
Di questo ricco contesto, con l’aiuto della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, desidero sottolineare quattro aspetti:
1. il Tempio.
Il profeta Malachia così si esprime: “Io manderò il mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate”.
Durante il tempo liturgico di Avvento abbiamo avuto modo di riflettere sul senso della preparazione della via; oggi lo riprendiamo nel contesto di questa bella celebrazione. Inoltre, rafforzati dalla completezza della realtà del Tempio in riferimento alla dimora dello Spirito Santo in ciascun credente, la parola di Dio ci illumina al fine di essere ulteriormente consapevoli che nella misura in cui la via è preparata, agibile, distesa, ecc. il Signore, all’istante, immediatamente, potrà fare l’ingresso e stare nel luogo della sua dimora, nel suo Tempio.
Questa via, è la vita/l’esistenza di ciascuno la quale, perciò, deve essere ben disposta. Allo stesso tempo, o prima ancora, la via è anche il Signore, il quale disse “Io sono la via”.
Operativamente questo significa che nel momento in cui si realizza la piena consonanza tra la vita di ciascuno e la persona di Gesù, Egli stesso prende immediatamente dimora in noi. Egli fa il suo ingresso nel Tempio.
Maria e Giuseppe vanno al tempio… Il tempio di Gerusalemme segna la scena, il contesto in cui si sono svolti i fatti della Presentazione. Presentare il figlio al tempio significava offrirlo a Dio, il quale però già lo aveva donato alla sua famiglia; e riscattarlo attraverso l’offerta o il sacrificio di qualche animale.
Un giorno il Signore avrebbe dichiarato: “distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”.
È in forza della realizzazione di questo mistero, della morte e risurrezione del Signore, e il conseguente dono che ci viene fatto che la nostra vita, il nostro essere tempio può essere vero, reale. All’interno di questo dinamismo si rende però necessario un lavorio continuo volto ad abbattere in noi ogni forma di muraglia che voglia arrogarsi il diritto ad essere sacrario di Dio, e che invece, impedendoci rapporti di carità, annulla/distrugge anche il nostro essere tempio abitato dallo Spirito Santo.

2. L’offerta
Nel tempio Maria e Giuseppe offrono il bambino e lo riscattano mediante l’offerta di un prodotto. Carissimi fratelli e sorelle, non dovremmo anche noi fare la stessa cosa, ossia mentre riceviamo e offriamo la vita del Signore, mentre cioè celebriamo l’Eucaristia, non dovremmo -per così dire- “riscattarci” con un gesto di partecipazione, di condivisione fraterna, mediante il quale andiamo a comporre, integrandolo, il senso anche sociale e comunionale del mistero che ci viene offerto e che celebriamo?
Non ci si può congedare dalle nostre chiese senza visitare, entrare nel tempio/vita dei nostri fratelli e sorelle e di lì condividerne sia la ricchezza dei doni ricevuti, come anche la povertà che ognuno porta con sé. Tale condivisione, come sappiamo, costituisce la base per accedere alla Comunione che il Signore ci offre nel suo Corpo donato.

3. Luce
“I miei occhi hanno visto la tua salvezza…: luce per rivelarti alle genti”.
La luce del Natale, che abbiamo contemplato nei giorni scorsi, è la luce pasquale della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Tale luce ci è data affinché essendone inondati, possiamo esserne noi stessi, come Chiesa, il riflesso benefico, così come richiamato dal magistero del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Accendiamo e teniamo sempre luminose le lampade di questa luce. Facciamo in modo che, come per le vergini sagge della parabola evangelica, esse non si spengano ma siano sempre alimentate dall’olio della fede.
La nostra vita sia sempre infiammata dalla luce del Signore; camminiamo insieme come popolo illuminato e redento; sappiamo essere punto di riferimento per quanti sono nelle tenebre o nell’ombra della morte; siamo luce non nascosta, ma ben posizionata sul lucerniere, tale da essere, anche se flebile e distante, faro sicuro di riferimento tra gli sconvolgimenti della storia e della vita di quanti ci circondano.
E sappiamo esserlo anche a vicenda, sosteniamoci perciò con la luce della carità che, in quanto è lo stesso Dio, non verrà mai meno.

4. La vita consacrata
La vita consacrata non può che essere il riflesso della luce di Cristo attraverso la manifestazione, in tutto ciò che si è, nella certezza di sentirsi amati da Dio e quindi di “essere per gli altri un segno tangibile della presenza del Regno di Dio, un anticipo delle gioie eterne del cielo”. Infatti, come spiega l’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II sull’argomento: “la vita consacrata si pone nel cuore stesso della Chiesa come elemento decisivo per la sua missione, giacché «esprime l’intima natura della vocazione cristiana» e la tensione di tutta la Chiesa-Sposa verso l’unione con l’unico Sposo”.
Carissimi fratelli e sorelle, in questo tempo caratterizzato dal percorso sinodale voi avete il singolare compito, cioè la peculiare missione, di essere l’espressione viva ed attuale dei vegliardi Simeone e Anna i quali, mossi dallo Spirito Santo, seppero anzitutto convergere verso l’unico punto vitale e da qui, interpretando i segni dei tempi, riconoscere nelle membra del piccolo Gesù il Messia atteso, la speranza del popolo, la luce delle genti.
Tutto questo rispecchia anche quanto nel programma pastorale della nostra diocesi: … in ascolto della voce dello Spirito per sperimentare la gioia del Vangelo.
Solo dal Vangelo, unicamente da Gesù dipende sia la nostra gioia sia il modo con cui sapremo comunicarla agli altri. In altre parole dobbiamo essere persuasi che la gioia e il Vangelo sono la stessa realtà. Chi vive tale dimensione non ha alcun timore di sorta; al contrario si sente spinto dal desiderio di doverlo partecipare e condividere.
Cari fratelli e sorelle siate sempre testimoni, portatori di questa gioia, di questa luce; testimoni di Gesù Salvatore, vostro amico, vostro sposo.
La vostra preghiera, il vostro continuo andare mossi dallo Spirito al Tempio, alimenti la Chiesa e la società, mediante i germi di bene che lo Spirito ininterrottamente sparge; raccoglieteli generosamente e sintetizzateli nel vostro stile di vita personale e comunitario. La vostra condotta sia così cristallina tale da far trasparire l’unica luce del mondo, NSGC.
Vi assista in tutto questo Maria Santissima, la quale come stile di vita “Conservava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.