Il Cardinal Martini all’Assemblea Ecclesiale diocesana

Una riflessione che parte dai tragici eventi di New York e arriva al cuore della vita del cristiano. Questo, in breve, il contenuto della prima giornata della terza Assemblea Ecclesiale Diocesana dedicata alla domenica che si è svolta ieri pomeriggio in un Politeama traboccante di gente, richiamata anche dalla presenza di quello che è uno dei più importanti cardinali del mondo, Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano e principale esponente della corrente progressista della Chiesa Cattolica.
All’assemblea, voluta da monsignor Paglia per riunire ancora una volta il popolo della diocesi in una grande riflessione comunitaria, sono intervenuti anche un esponente del patriarcato di Mosca – Innokenti – e l’immancabile sindaco Raffaelli.
Introducendo la relazione di Martini il vescovo Paglia ha ricordato l’antica amicizia che lo lega al cardinale, risalente a quando – non ancora vescovo – Martini era Rettore del Pontificio Istituto Biblico di Roma, gli stessi anni in cui Paglia muoveva i primi passi nella Comunità di Sant’Egidio, alla quale lo stesso Martini è legato da rapporti di amicizia e di stima reciproca.
Martini, da parte sua, ha ricordato le due precedenti occasioni in cui era stato a Terni, invitato prima da Santo Quadri (“molti, molti anni fa”) e in seguito da Franco Gualdrini, vescovo emerito della Diocesi, anche lui presente all’Assemblea.
L’incontro, iniziato alle 17, è stato aperto un filmato riguardante la missione diocesana in Congo, cui sono seguiti gli interventi di Innokenti e monsignor Paglia, che ricordato i tragici fatti dell’11 settembre. E proprio da questi, e dall’altra, ancora più recente, tragedia di Linate, è partita la riflessione di Carlo Maria Martini.

“Questi due episodi – ha detto Martini – hanno dato uno schiaffo alla sicurezza, ci hanno dimostrato quanto siamo fragili. In questo contesto potrebbe sembrare presuntuosa l’affermazione che sta alla base di questi vostri incontri: “La domenica salverà il mondo” .

“Poiché siete membra di Cristo – ha proseguito il cardinale, citando la ‘Didascalia Apostolorum’- non disperdetevi dalla chiesa non riunendovi, non lacerate e non disperdete il suo corpo non partecipando all’assemblea: non vogliate anteporre alla parola di Dio i bisogni della vita temporale, ma il giorno di domenica, mettendo da parte ogni cosa, affrettatevi alla Chiesa”.
“So che la messa a Terni – ha aggiunto – ha una scarsa frequenza. Ma Milano-città, d’altra parte, la frequenza è ancora minore”.
Riprendendo il tema del terrorismo Martini si è interrogato su come si possa sconfiggere questa piaga senza scatenare nuove violenze “che si moltiplicano e ci coinvolgono”.
“E’ facile dare giudizi morali – ha detto – eppure forse c’è un messaggio che ci invita ad andare oltre, più a fondo, al di là dei giudizi politici ed etici”.
A tal proposito Martini ha citato due passi del Vangelo, uno in cui Gesù dice: “Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni non vi terrorizzate”.
“Non vuol dire – ha commentato il vescovo di Milano – che non bisogna dare un giudizio negativo, ma che bisogna capire quali atteggiamenti di ingiustizia e di incapacità a governare il mondo in maniera solidale stanno alla radice di queste violenze”.

L’altro passo è quello in cui Gesù commenta guerre e catastrofi dicendo: “Pensate forse che quelle vittime fossero più peccatori di voi, io vi dico no, ma anche voi, se non vi convertirete, perirete allo stesso modo”. “Parole difficili – ha detto il cardinale – ma che vanno in questa linea: guardare più a fondo nell’ingiustizia, nell’insincerità. Dobbiamo quindi approfondire il senso di quello che avviene”.

Ma in questo contesto di oscurità, attraversato da brevi momenti di luce, dove va la Chiesa? E chi sono i suoi profeti di oggi? Martini ne ha citati cinque: Madre Teresa di Calcutta, “profeta della carità”, don Tonino Bello, “un vescovo veramente vicino alla gente”, Giuseppe Danzati “profeta di impegno civile e cristiano” e Giuseppe Dossetti, “profeta della scrittura letta e proclamata”, ma soprattutto, Giovanni Paolo II.

“In questi giorni sono a Roma perché insieme a 250 vescovi, rappresentanti delle comunità episcopali di tutto il mondo, stiamo celebrando un sinodo universale, e abbiamo il Papa con noi tutti i giorni e io lo vedo, sofferente e affaticato eppure così partecipe, vedo il rappresentante della speranza”.

Martini ha iniziato un commento della lettera del Papa “Novo millennio ineunte” che ha alternato al commento del documento distribuito proprio ieri da monsignor Paglia e chiamato “L’eucarestia salverà il mondo”.