L’arcivescovo Paglia cittadino onorario di Terni 2012

La catena si allunga ma non si spezza, perché è una catena di acciaio inossidabile, quella che lega Vincenzo Paglia alla città di Terni. Che, anche nel suo nuovo incarico in Vaticano (dove dal 26 giugno presiede il Pontificio Consiglio per la famiglia) resterà vescovo emerito di Terni Narni Amelia. Ma, soprattutto, resterà legato alla sua unica “sposa”, la città dove ha vissuto dodici anni di servizio intenso ed esuberante. O, per meglio dire, esondante. Perché è lo stesso Paglia – nel corso della cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria ieri a Palazzo Spada – ad ammettere di aver “invaso il campo” andando oltre il ruolo di guida religiosa. Un tema, d’altra parte, che tra il serio e il faceto viene rimarcato anche dai politici presenti: se il presidente del Consiglio Regionale Eros Brega con un lapsus lo definisce “sindaco emerito”, Leopoldo Di Girolamo conia il termine di “sindaco aggiunto”. «E io sono orgoglioso – precisa il primo cittadino di Terni – di aver avuto a fianco un “sindaco aggiunto” così».

«Sin dal suo arrivo a Terni – dice Di Girolamo – Paglia ha saputo mettere insieme chiesa e città, entrando in tutte le questioni fondamentali». Il sindaco ricorda anche il proprio passato da giovane militante cattolico e l’insegnamento di don Antonio Pauselli, recentemente scomparso: «Ci diceva che chi vuole praticare il Vangelo si deve compromettere, sporcarsi le mani, essere un soggetto attivo della società. Don Vincenzo lo ha fatto». Il sindaco ricorda anche le omelie di San Valentino, spesso al centro di polemiche per la durezza con cui – negli ultimi anni – ha sferzato la classe dirigente cittadina: «Confesso che le aspettavamo con paura, ma erano uno stimolo continuo per noi». Il primo cittadino ricorda poi il contributo fornito da Paglia nel campo dell’arte sacra, nella difesa del lavoro, nel sostegno ai poveri. «È stato davvero un vescovo operaio, che non ha fatto differenza tra toga e tuta. È stato vescovo di Terni ma non si è limitato ai nostri orizzonti». Poi si rivolge al neo cittadino ternano: lo chiama “Vincenzo” e gli dà del tu. E l’arcivescovo ringrazia: «È così che voglio essere chiamato. Titoli come Sua Eccellenza reverendissima e monsignore mi confondono e basta».

Il presidente della Provincia Feliciano Polli, da parte sua, ribadisce l’impegno a tutto campo del vescovo e ricorda anche il convegno cittadino promosso nel 2008, con cui invitò l’intera città a una riflessione su sé stessa. La presidente della Regione Marini sottolinea invece il lavoro comune portato avanti negli ultimi anni anche come presidente dei vescovi umbri e la collaborazione con le istituzioni laiche per l’emergenza profughi e il Fondo di solidarietà per le famiglie. «È vero, ho invaso tutti i campi» dice il neo ministro Vaticano. «Nulla della vita di questa città mi è restato estraneo: sono andato persino allo stadio quando la Ternana è andata in serie B, che non è certo il primo compito del vescovo. Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei poveri, dei lavoratori e dei malati ternani sono state le mie». Ricorda come, il giorno dell’ingresso, arrivò in Cattedrale in ritardo perché stava visitando l’ospedale: «Perché gli ammalati vengono prima del culto». «Non ho invaso i campi per potere – continua – ma per passione, che ho esercitato senza porre limiti». «Questo riconoscimento non è per me solo un titolo, ma un impegno ad essere un bravo cittadino di questa città». «Certo – scherza – più che un fuoco di Paglia sono stato una Cascata delle Marmore e ho schizzato ovunque».

Conclude con una battuta: «Come me San Valentino è andato a Roma. Però lui, lì, lo hanno ammazzato. Io spero che se mi troverò in difficoltà mi aiuterete, perché spero, in questa città, un po’ di amore di averlo seminato».

(Arnaldo Casali)