Madonna del Ponte 2024

Carissimi fratelli e sorelle, in questa giornata nella quale celebriamo la festa della nascita della B.V. Maria, convergono per noi una cascata di doni di grazia dal cielo: primo fra tutti la celebrazione della Domenica, Pasqua settimanale, poi la festa della Madonna del ponte, con l’annuale solenne concelebrazione che sancisce anche l’inaugurazione del nuovo anno pastorale diocesano, il pellegrinaggio a piedi da Terni fino a questo santuario, il conferimento del ministero di lettore a Matteo Bergonzini; l’accoglienza ufficiale di don Jean Pierre, che ringrazio di vero cuore per la completa ed edificante disponibilità ad assumere il compito affidato.
Per tutto ciò ringraziamo il Signore.
Mentre siamo in cammino verso la celebrazione dell’Anno Santo, in questa tappa diocesana presso il santuario della Madonna del Ponte, siamo condotti dalla Vergine Maria ad ascoltare ed accogliere la Parola di questa domenica, affinché la vita di ciascuno di noi, vivificata dalla Grazia, sia pienamente significativa secondo il volere di Dio. Intorno a Maria ci sentiamo al sicuro, anche con le nostre fragilità e povertà, lei ci esorta alla preghiera come se fossimo in stato di Pentecoste, ci guida e predispone affinché lo Spirito Santo in noi sia sempre creatore delle grandi opere di Dio.
Siamo qui davanti a Maria e la Parola di Dio ci svela e mette a nudo quelle che sono le nostre fragilità, ma allo stesso tempo -e direi soprattutto- ci ricopre dei doni di grazia del Signore, affinché possiamo godere della dignità dei Figli.
Come nella situazione del popolo accennata nella prima lettura, spesso siamo anche noi oppressi dalla tristezza delle vicende umane; davanti alla quotidianità sperimentiamo anche noi la paura e l’incertezza del domani. Oggi addirittura sembra quasi che lo stato di scoraggiamento diffuso trovi difficoltà ad essere superato anche e nonostante l’abbondanza dei doni di grazia che il Signore elargisce alla Chiesa.
Comunque siano le cose, Dio pronuncia la sua parola: “Coraggio, non temete! “. Dio Non ci lascia alla deriva. Tutt’altro! Sceglie di stare con noi, “Ecco il vostro Dio. Egli viene a salvarvi”.
Con questa decisione di Dio arriva per l’umanità la realizzazione del mondo nuovo descritto attraverso i segni del superamento di ogni tipo di disabilità esteriore ed interiore: “Lo zoppo salterà come un cervo. Gli occhi dei ciechi si apriranno. Si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d’acqua”.
L’avvento di Dio, il suo essere in mezzo alla gente, origina una possibilità nuova per la terra. A condizione però che l’uomo e la donna accolgano ed amino i propri simili senza chiudersi entro i confini di visioni personali parziali; a condizione cioè che venga annullata ogni tendenza egoistica.
Secondo quanto abbiamo sentito proclamato nella seconda lettura se ne deduce che, essendo Dio padre di tutti, in lui non trovano posto “favoritismi”. Viene pertanto offerta a noi una precisa linea di comportamento, che consiste nel trasformare ogni nostro luogo di frequentazione: chiese, movimenti, associazioni, gruppi ecc. in luoghi non di chiusura o di privilegio per pochi ma di inclusione per tutti, a partire dagli ultimi.
Se così non facessimo rischieremo di fare discriminazioni e di essere, come si esprime la Scrittura: “giudici dai giudizi perversi”./ Domandiamoci pertanto: chi sono coloro che trovano accoglimento e considerazione nella nostra vita?
Dio, sta dalla parte dei poveri, di coloro cioè che sono resi tali in quanto vittime delle ingiustizie. Il Signore che sceglie i poveri, mediante l’assunzione della loro storia, freme -per così dire- davanti alla realtà umana corrotta dalle ingiustizie.
Nel racconto evangelico di questa domenica viene narrato uno dei tanti miracoli compiuti dal Signore. Gli portano un sordomuto.
È interessante sottolineare l’atteggiamento di queste persone che portano il sordomuto, come di tante altre le quali non solo si accorgono delle povertà umane, delle loro necessità, ma sono soprattutto convinte del fatto che in Gesù vi sia l’approdo della misericordia e della tenerezza e perciò desiderano che lui intervenga imponendo la “sua” mano su “quel” povero cieco.
E Gesù interviene trasmettendo con i suoi gesti una straordinaria e inaudita delicatezza d’amore. Innanzitutto lo prende in disparte, lontano dalla folla.
È molto importante per noi cogliere già da questo particolare un insegnamento molto importante, che cioè il bene, il bene che si fa, disapprova il clamore.
In altre parole potremmo anche dire che il bene si pone controcorrente rispetto al modo di concepire gli atteggiamenti e il modo di considerare le cose, di ieri e di oggi: potremmo perciò dire che il bene non gradisce la pubblicità; non ama i fuochi d’artificio o gli applausi.
Oggi diremo che il bene fatto non viene pubblicato sui social, in modo che tutti sappiano e commentino favorevolmente i meriti della nostra o altrui solidarietà.
Gesù ha davanti a sé un sordomuto. Egli deve entrare in rapporto con lui; ma come potrà essere possibile entrare in dialogo se costui non sente e non parla?
Davanti a tutte queste questioni, in Gesù abbiamo la testimonianza luminosa in forza della quale si comprende che colui che è capace di accogliere, colui che è inclusivo non ha nessuno di questi problemi. Trova sempre il modo giusto; utilizza certo le parole, ma si serve soprattutto di quelle che vengono tradotte con gesti: nel nostro caso col tatto, con la saliva, con quella speciale intimità capace di coinvolgere anche il corpo, senza offenderlo o turbarlo.
In forza di questo dobbiamo affermare che Gesù prima ancora di comunicare col sordomuto, cerca piuttosto di entrare in comunione lui. Gesù lo tocca negli orecchi che non sentono. Con la saliva gli tocca la lingua che non parla. Quest’ultimo gesto, che potrebbe sembrare per nulla igienico, veicola invece il sapore di un bacio purissimo e colmo di luce, comunica un’intimità non descrivibile con le sole parole.
Gesù emettendo un sospiro e guardando verso il cielo, invocando il Padre e lo Spirito di Amore, dice a quell’uomo: “Effatà, Apriti!” e a questo punto si dischiude per quella persona il vasto ambito della comunicazione e delle relazioni.
Carissimi fratelli e sorelle, il Signore anche oggi, in questo momento, in questa Eucaristia tocca i nostri sensi; scioglie i nodi che ci tengono lontani da lui e i grovigli del nostro cuore spesso indurito e chiuso, per aprirlo alla relazione e condivisione tra di noi e con tutti.
Incamminati verso l’anno giubilare, nel solco del percorso sinodale, davanti a Maria Santissima, che in questo santuario veneriamo col titolo di Madonna del ponte, siamo invitati, come fu per il sordomuto del Vangelo, a farci toccare dall’amore misericordioso di Gesù, ad entrare in comunione con lui e tra di noi.
Ciascuno di noi conosce bene i propri limiti, ossia ciò che gli impedisce la buona relazione con il prossimo e con Dio; ecco proprio quelle parti sensibili dei nostri limiti richiedono di essere, per così dire, toccate dal Signore.
Lasciamoci perciò portare in disparte da lui, lasciamoci inondare dalla particolarissima tenerezza che riserva per ciascuno e, così risanati, entrare nella comunione concreta e visibile con tutti./
Carissimo Matteo, ricevendo oggi il ministero di lettore, sotto lo sguardo di Maria sei chiamato non soltanto a leggere o proclamare la parola di Dio ma, leggendola e meditandola, toccato, rivestito e formato dalla grazia che da essa promana, rendendogli anzitutto testimonianza con la tua stessa vita, dovrai essere come un ponte vivente sul quale far transitare le persone all’incontro col Cristo.

Maria Santissima sia per tutti noi il ponte sicuro su cui transitare per raggiungere il Figlio; affidiamoci a Lei perché possiamo vincere ogni resistenza e correre sicuri e leggeri verso il suo figlio Gesù e percorrere, insieme ai fratelli e sorelle, la via della salvezza.