Mercoledì delle Ceneri 2024

«Lasciatevi riconciliare con Dio! … Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza» (seconda lettura).  «Convertitevi e credete al Vangelo!»  (Mc 1,15).
Con questi due imperativi, ben messi in evidenza dalla liturgia che inaugura il tempo della Quaresima, siamo chiamati a mettere in atto due atteggiamenti corrispondenti: 1° ad accogliere l’azione misericordiosa di Dio e 2° ritornare a Lui.
Ma perché dovremmo ritornare, forse ci eravamo allontanati? Ci siamo perduti? Oppure, dove siamo stati?
Anche se non ci siamo perduti, comunque dovremmo costantemente essere consapevoli che abbiamo sempre necessità di ritornare al Signore.
Infatti attraverso le nostre più svariate faccende, sia di lavoro, di svago, di reciproche relazioni e quant’altro, siamo come quando la mattina si esce di casa e alla sera, comunque sia, si ha la necessità di rientrarvi.
In questo movimento della nostra giornata di vita ciò che deve qualificare il credente, lo abbiamo sentito espresso dalla Parola di Dio proclamata, è la penitenza.

Questa espressione, penitenza, è sempre stata ostica da digerire e oggi diremo anche non tanto di moda, per cui si
fa fatica a pronunciarla seriamente. Dico seriamente in quanto, in ambito ludico, cioè mentre si gioca, invece, è molto usata e quindi frequente… anzi, ci si diverte pure.
Nel senso ecclesiale, nel nostro contesto, la penitenza riguarda ed abbraccia ciò che di più serio, alto e nobile possa esserci, ossia la nostra stessa vita, e della vita ciò che la alimenta
In quanto tale, la penitenza, si esprime soprattutto ad iniziare dalla pratica del digiuno.
Paradossalmente per quanto concerne il digiuno, almeno nel contesto delle società occidentali, con l’abbondanza
ed esubero di cibo, si vede un qualcosa di positivo e a cui ricorrere con una certa frequenza.
Nel senso cristiano, lo sappiamo, si digiuna non per risparmiare e neanche per motivi dietetici.
Il digiuno cristiano, riguardando tutta la persona, esprime ciò che è significato con il termine “conversione del cuore”; ossia il modo di intendere sé stessi, gli altri e Dio.

In pratica dovremmo dire che se non si è disposti a cambiare il cuore, cioè a migliorarlo sempre di più, di fatto non cambia niente, anzi si peggiora. Anche se si dovesse digiunare a lungo o a giorni alterni. Se non si inizia da sé stessi e dal più intimo di sé stessi (il cuore), non si può avere la pretesa di modificare gli altri, la società e il mondo. Pertanto, se non si cambia l’intimo del nostro essere (il cuore), tutto ciò che si fa rischia di essere di facciata o perlomeno inesorabilmente provvisorio.
Ma mi chiedo: cosa significa cambiare il cuore? E di conseguenza, come si cambia il cuore?
Lo abbiamo sentito: “non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore”.
Il tempo di Quaresima ci dà la possibilità di percorrere comunitariamente, come popolo di Dio in cammino, itinerari di ascolto abbondante della Parola di Dio, del suo Vangelo, affinché possiamo progressivamente rivisitare il nostro essere battezzati e quindi riacquistare quella docilità di cuore (un cuore capace di ricevere insegnamenti) che deve caratterizzare la vita cristiana; del singolo e della comunità.

Al cuore docile si oppone il cuore indurito, a cui corrispondono tutti quegli atteggiamenti e condotte di cui abbiamo sentito nel Vangelo e che toccano la vita di tutti, a prescindere che si sia credenti o meno.
Il fatto di fare le cose con l’unico intento di essere ammirati, non esime nessuna categoria di persone e nessuna
classe sociale o lavorativa; riguarda e tocca tutti: dalla propaganda sul piano politico all’esibizionismo di facciata in tutti gli altri ambiti.
Cambiando il cuore (ossia migliorandolo) si inizia ad operare quell’avvicinamento di cui alla prima lettura: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni…laceratevi il cuore e non le vesti”. Pertanto nell’azione spirituale-ecclesiale del digiuno vi è ed emerge la presenza del Signore, senza il quale tutto ciò che nella vita si compie corrisponde a mettere sé stessi al centro del mondo, come viene ormai anche propugnato in pressoché
tutti gli spot pubblicitari, riverbero quasi di quello pronunciato nell’eden le cui conseguenze nefaste, l’umanità di ogni tempo, tocca sempre con mano. Nutrendo l’egocentrismo, in ogni luogo e contesto, quasi inavvertitamente, si
incorre nell’utilizzo violento di ogni cosa si ha o si possa avere a disposizione: dalle parole con l’uso spropositato e offensivo del linguaggio, all’utilizzo delle mani e di ogni tipo di arma.
Basti pensare alla ripetuta violenza sulle donne al bullismo devastante e al clima generale di intolleranza che si respira in più direzioni, per non parlare delle guerre che ormai insanguinano pressoché tutti i continenti.
Al contrario, La presenza di Dio nella vita delle persone, della Chiesa e della società, il far sì che questo avvenga, accompagna e sviluppa ciò di cui tutti abbiamo bisogno, ossia la speranza e quindi la prospettiva di una vera gioia.
Il tempo di Quaresima è l’esempio di ciò che dev’essere tutta la nostra vita, ossia sempre orientata a Dio con l’attenzione al prossimo, specialmente verso i più piccoli, poveri e sofferenti.
Papa Francesco, in un passaggio del messaggio per questa Quaresima così scrive: “È tempo di agire, e in quaresima agire è anche fermarsi. Fermarsi in preghiera, per accogliere la Parola di Dio, e fermarsi come il
Samaritano, in presenza del fratello ferito. L’amore di Dio e del prossimo è un unico amore. Non avere altri dèi è fermarsi alla presenza di Dio, presso la carne del prossimo. Per questo preghiera, elemosina e digiuno non sono tre esercizi indipendenti, ma un unico movimento di apertura, di svuotamento: fuori gli idoli che ci appesantiscono, via gli attaccamenti che ci imprigionano. Allora il cuore atrofizzato e isolato si risveglierà”.
Il tempo di Quaresima che oggi si apre con il rito dell’imposizione delle ceneri, accompagni, sostenga e illumini il percorso sapienziale del processo sinodale ormai iniziato e serva ad incrementare quanto, mediante la corresponsabilità, abbiamo scelto di focalizzare all’interno di ogni ambito della nostra Chiesa locale.
Affidiamo tutto noi stessi alla custodia dei nostri santi Patroni e alla materna premura della Beata Vergine Maria,
Madre di Dio e della Chiesa, affinché questa Quaresima sia per noi tempo veramente ricco di grazia. Amen