Quest’anno torniamo a celebrare insieme, in presenza, la festa di san Giovenale, benché in forma contingentata e ridotta in ossequio alle norme di contrasto alla epidemia del Coronavirus. Non potremo manifestare la nostra fede con la processione e con altre manifestazioni esterne civili e religiose, ma la gioia è la stessa e possiamo cogliere più in profondità il valore spirituale della festa del nostro Patrono.
Un saluto ai canonici, confratelli sacerdoti e diaconi, alle religiose qui presenti.
Un saluto al sindaco Francesco De Rebotti, alle autorità civili e militari, agli abitanti di Narni e ai cristiani della diocesi di TNA.
Un saluto particolare ai malati, anziani, a coloro che hanno avuto sofferenze e lutti nel tempo della pandemia.
Un saluto fraterno al vescovo di Fossano e alla sua diocesi, gemellata a Narni per il comune Patrono san Giovenale.
Celebriamo e onoriamo il nostro santo patrono, facendo memoria degli eventi accaduti durante la sua esistenza terrena, in particolare in questa comunità, e approfondendo la sua identità.
Originario di Cartagine, in Africa, Giovenale maturò la sua fede e il suo amore per Gesù alla scuola del successore di Pietro, papa Damaso I, al punto che questi lo inviò a Narni nel 368 come maestro di fede, vescovo, per confermare nella fede quella comunità cristiana, già evangelizzata dai vescovi Terenziano, Feliciano e Valentino.
Egli fu il primo vescovo della Chiesa di Narni per cui ne è considerato anche fondatore.
Svolse con ardore la missione di evangelizzatore e padre della fede di questo popolo.
Nella sua qualità di Medico, ma anche di custode e guida del popolo, ne divenne il difensore, defensor civitatis: al suo tempo e ancora oggi, in tempo di pandemia, da nemici ancora più subdoli.
A lui ci rivolgiamo con fiducia: “su Narni Vigila, sui figli tuoi”, recita il canto in suo onore.
Vigila oggi: sulla salute, sul benessere; guidaci alla concordia, alla pace e alla santità di questa comunità civile ed ecclesiale.
Vogliamo brevemente fermarci sulla storia e sui percorsi di questo popolo, di questa chiesa, letti alla luce dalle letture proclamate in questa celebrazione, che sono specchio della realtà presente, modello di un progetto e della missione futura.
La prima e la seconda lettura presentano alla nostra attenzione san Paolo e la sua esperienza di discepolo e apostolo di Gesù ed evangelizzatore.
Certamente san Giovenale, nella sua azione di fondazione di questa Chiesa, si è rifatto a san Paolo e anche oggi verifichiamo la nostra fedeltà guardando all’apostolo delle genti.
Chiamato da Gesù, ha abbandonata la visione e il mondo precedente per rispondere con la stessa esuberanza e generosità alla chiamata di Gesù e alla missione, da lui ricevuta.
Una missione accolta con entusiasmo, ma che si rivelò impegnativa e irta di pericoli, sofferenze e persecuzioni, come egli stesso ricorda nella seconda lettura “perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale”.
Paolo ha annunciato Gesù Risorto quale messia e salvatore, al quale ha affidato tutta la sua esistenza. Ha proposto e invitato i suoi interlocutori e correligionari a volgere l’attenzione a Gesù, convertirsi a lui, via, verità e vita, unico salvatore del mondo, fonte della gioia e coronamento dei suoi sogni.
Questa mattina tutti noi abbiamo sentito l’impulso interiore di venire in questa cattedrale, di presentarci al cospetto di san Giovenale per incontrarlo e onorarlo. E tuttavia vogliamo dare verità al nostro incontro e rispondere al richiamo del santo, che ci propone una sterzata alla nostra vita invitandoci ad essere cristiani fedeli e autentici.
Allora, diamo uno sguardo alla nostra identità di cristiani, seguaci e discepoli di Gesù Cristo: quale consistenza ha? Dallo scorso anno, quali variazioni e miglioramenti ha registrato la nostra fede e il nostro amore per il Signore?
San Giovenale ha annunciato Gesù ai nostri avi e ha fondato questa comunità, edificata su Gesù e sugli apostoli. Di generazioni in generazione è stata trasmessa la fede delle famiglie, della comunità cristiana cittadina… fino a noi, che abbiamo accolto questo tesoro.
Ci chiediamo: quale convinzione, consapevolezza, testimonianza abbiamo e viviamo in riferimento alla nostra identità di cristiani, alla fede e all’amore per Gesù?
Abbiamo un tesoro… lo sappiamo?
Le rilevazioni statistiche, ma anche l’osservazione comune dicono che la frequenza alla messa domenicale, la partecipazione alla vita della chiesa e la coerenza con i principi e valori cristiani è scemata. Il tesoro di conoscenze, convinzioni, amore, ricevuto per l’opera di san Paolo e di san Giovenale si va dilapidando, smarrendo.
La seconda lettura ci mette in guardia: “Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta”. La nostra generazione non è all’altezza di proteggere e custodire il tesoro della fede, dell’amicizia con Gesù, la nostra tradizione cristiana, la solidità della nostra chiesa.
Adulti indifferenti, giovani distratti e ammaliati da lucciole e surrogati di felicità, famiglie scombinate dalle fragilità dei tempi, dalla indifferenza spirituale, da malsana laicità, …
Il tesoro in vasi di creta può conservarsi intatto e custodirsi se la nostra responsabilità fa affidamento sulla grazia di Dio, ed è riconosciuto come dono di Dio.
Gesù, durante l’ultima cena, prima della passione e morte, ha pregato per noi (Vangelo).
“Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te”.
Gesù ci affida la consegna dell’unità tra di noi, dell’amore vicendevole e della comunione con Lui e di conseguenza con Dio Padre.
San Giovenale, pur di trasmettere questo messaggio, ha donato la sua vita come ha fatto Gesù. I cristiani di quella iniziale comunità e dei secoli successivi hanno accolto questa consegna e hanno edificato, in una corale impresa coraggiosa, la chiesa: quella spirituale, questa cattedrale e tanti altri segni ed espressioni della loro fede, che hanno consegnato alle odierne generazioni.
E noi? Cristiani del 21° secolo?
Siamo afflitti e mortificati perché la festa esterna di san Giovenale si celebra solo on line, virtualmente, la corsa all’anello, momento altro di questa festa non si può mettere in atto… la tradizione si raffredda e i gli interessi (profitti) sono annullati..
Credo sia il momento di porre mano a rafforzare la vera tradizione legata a san Giovenale: la conversione ad una vita cristiana più autentica e la testimonianza cristiana più concreta e visibile.
La pandemia ha condotto molti ad una riflessione sul senso della vita.
Molti, di fronte alla sofferenza e alla morte di propri cari ed amici sono stati indotti a riflessioni esistenziali più sentite e a considerazioni sul valore della vita nella sua consistenza e durata.
Oggi volgiamo leggere tutto questo alla luce di Gesù Risorto, che dà senso all’esistenza, e di san Giovenale che ci incoraggia a non asciarci andare allo scoraggiamento e alla china di una indifferenza religiosa che sembra di moda, e al disimpegno civile ed ecclesiale.
Ci incoraggiamo vicendevolmente e preghiamo coralmente, come chiesa per invocare ed accogliere lo Spirito Santo, consolatore e guida per la nostra esistenza personale, della città e della chiesa.
Maria Santissima, madre della Chiesa e aiuto dei cristiani, sostenga vescovo, sacerdoti, diaconi, religiosi e fedeli tutti ad aiutarci vicendevolmente, ad ascoltare e a seguire quanto Gesù continua ad annunciarci nel suo vangelo.
Narni, 3 maggio 2021
+ P. Giuseppe Piemontese OFM Conv