Natale 2022 – celebrazione della Natività nella concatterdale di Narni

Carissimi fratelli e sorelle, tutte le volte che viene proclamato il vangelo che abbiamo appena sentito ci sentiamo inondati dalla incommensurabile presenza di Dio che si fa carne in un bambino.
È il mistero del Natale; e mentre ci viene donato questo grande mistero, il Vangelo ci descrive anche la modalità entro la quale esso è avvenuto.
A ben vedere è la modalità dello svolgersi stesso della storia, dentro la quale però il mistero, la presenza di Dio si fa carne. All’interno della storia mondiale di allora, segnata dal decreto di Cesare Augusto che ordinava il censimento di tutta la terra. Siamo condotti dal Vangelo ad essere concentrati verso un preciso fuoco visivo, che però non coincide col palazzo dell’imperatore, di cui si era parlato a proposito del decreto imperiale, quanto piuttosto verso una semplice povera coppia di sposi, i quali, come tanti era in viaggio per farsi registrare; e siamo anche invitati a compiere questo percorso insieme ai pastori.
La nascita del Signore Gesù si è collocata all’interno della storia; e anche oggi all’interno della nostra storia, quella mondiale, nazionale, regionale, il Signore ci esorta a porre, a puntare il fuoco della vista, dell’attenzione del nostro cuore, affinché, tra gli innumerevoli movimenti, possiamo essere in grado di individuare la presenza della carne viva di Nostro Signore. E di qui fare la grande scoperta, anzi il grande passaggio dalle tenebre alla luce: “oggi la luce splende su di noi”
La luce di cui ci parla la Parola di Dio, lo sappiamo, è Nostro Signore Gesù Cristo.
Alle tenebre, nelle quali siamo comunque continuamente immersi, si contrappone il fulgore di una luce singolare, che dilegua le tenebre, anzi le distrugge.
Che meraviglia, carissimi fratelli e sorelle l’annuncio di questa verità natalizia che è essenzialmente annuncio pasquale: Le tenebre sono vinte dalla luce.
Quali sarebbero quindi le tenebre che da ora in avanti oserebbero non dare spazio alla luce? Certamente esistono e sono quelle generate dalla cecità di quanti se le procurano; di quanti si rinchiudono a riccio; sono le tenebre di coloro che ignorando la vasta immensità degli orizzonti disvelati dalla luce, si barricano nel buio del proprio piccolo mondo ed hanno anche la presunzione di inglobare, in questo piccolo mondo, tutta la realtà circostante, dando così origine a una sorta di vortice catalizzatore negativo, di buco nero –diremo- che, come sappiamo, fagocita tutto e che divora perfino la luce.
Un popolo che continua a camminare nelle tenebre, che insiste nel permanere in questo stato, non vedendo e non potendo orientarsi, inevitabilmente rischia di smarrire la strada del proprio percorso; oltretutto, non riconoscendo i volti dei suoi simili va incontro alla dissoluzione di sé e alla propria autodistruzione. In pratica si riduce a non essere più un popolo ma una “cozzaglia” di individui non meglio definiti, in continuo contrasto ora con una parte ora con l’altra.
La luce di Cristo, carissimi fratelli e sorelle, ci svela le coltri che dovremmo rimuovere dal nostro essere, dalla società, dal mondo; ci fornisce i criteri e ci concede i doni attraverso cui operare un autentico rinnovamento.
È inutile che ce lo nascondiamo: oggi le tenebre sembra abbiano preso il sopravvento su tutto, e l’umanità sembra stia andando incontro a una catastrofe senza ritorno.
Ebbene proprio per questo il messaggio di questo giorno è ancor più pertinente e quindi più forte; attende sia sempre più incisivo a partire dalla nostra persona (dal nostro comportamento) e, a cerchi concentrici, svilupparsi fino all’incontro con quanti riconoscono ed accolgono la medesima forza rinnovatrice di questa luce.
“oggi la luce risplende su di noi”.
Il popolo inondato da una tale luce non può chiudere gli occhi davanti a tanta grazia; non può rinchiudersi in un prolungato inverno privo di vita, tra gli eterni freddi ghiacciai che, ibernando l’esistente, lo consegnano a un futuro senza data. Al contrario, sciogliendo la durezza dei cuori, li apre a una prospettiva primaverile di promettenti germogli di bene, che già profumano e si realizzano in abbondanti frutti di grazia.
Gesù è il sole di giustizia; Colui che assumendo la natura umana diviene con essa pienamente solidale e la innalza fino a Dio salvandola ed affrancandola dalle tenebre eterne del peccato e della morte.
Facciamo in modo che questa grande luce, a causa della nostra negligenza, della nostra mancanza di desiderio di luce non si affievolisca mai nei nostri rapporti interpersonali ma sia accolta ed alimentata dalla carità operosa.
Accogliamo anche noi quanto abbiamo sentito dalla seconda lettura nella raccomandazione dell’apostolo Paolo a Tito. Accogliere la luce di Cristo comporta l’assunzione di precisi atteggiamenti di vita: “rinnegare l’empietà e i desideri mondani, vivere con sobrietà, con giustizia e con pietà” in altre parole allontanando con decisione dalla nostra vita tutto ciò che non è confacente a Dio, l’attaccamento incontrollato dei desideri e vivere con misura, onestà e benevolenza.
Cristo è luce delle Genti. Egli risplende sul volto della Chiesa -così siamo ammaestrati dal magistero del Concilio Ecumenico Vaticano II- ; perciò la Chiesa dev’essere più che mai impegnata, ciascuno di noi dobbiamo più che mai essere impegnati, affinché contrastando le tenebre del mondo, mediante l’accoglienza continuata di questa luce divina, tutti possiamo godere sia dell’universo, della creazione che ci circonda, come delle persone che camminano con noi; con le quali abbiamo la possibilità, anzi direi di più, abbiamo l’obbligo morale di stringere legami di fraternità, di amicizia, di concordia e di pace.
La luce Divina del Signore Gesù non viene mai meno, non si spegne e non si affievolisce mai. Abbiamo fede in questo e non saremo mai colti impreparati negli inverni bui e freddi delle nostre esperienze personali, familiari e sociali.
Come abbiamo sentito, l’accoglienza di questa luce, di questo dono di luce, produce gioia e letizia. Queste non sono circoscritte in un particolare momento o speciale circostanza ma, tale gioia e letizia, illuminate da Cristo hanno la capacità di generare ulteriore gioia e letizia, così come abbiamo sentito dalla Parola di Dio: “hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia…”.
“Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. Carissimi fratelli e sorelle, anche noi, insieme ai pastori, primi depositari di questo grande annuncio, mettiamoci in cammino fino all’incontro con la carne viva del Signore. Maria Santissima e san Giuseppe ci accolgano e soprattutto ci indichino come contemplare ed adorare nel nostro tempo e nella nostra società le fragili membra del bambino Gesù nei poveri del nostro tempo. È questa la luce di salvezza, l’unica capace di generare in noi speranza e gioia.