Otricoli – festa di San Vittore 2022

Secondo la tradizione Vittore, originario della città di Otricoli, era soldato romano di stanza a Damasco in Siria.
Durante lo svolgimento di tale esercizio professionale ed in tale luogo geografico, Vittore ebbe modo di approfondire quanto in quel periodo nella società dell’impero romano andava via via diffondendosi, ossia la religione Cristiana.
Che cosa mai avrebbe portato di nuovo alla società e alle persone questa nuova dottrina? Proprio nella città di Damasco in quegli anni risuonavano ancora e forti le narrazioni sulle vicende dei primissimi cristiani, su come cioè vennero aspramente combattuti e crudelmente perseguitati, prima dagli stessi conterranei e quindi in maniera sistematica dai magistrati romani.
A Damasco riecheggiavano ancora le cronache sulla conversione di Saulo, dapprima acerrimo nemico e persecutore –come abbiamo sentito nella prima lettura di questa Messa- e in seguito convintissimo assertore di questa nuova fede.
Sulla scia di tale feconda eredità Vittore ebbe immediatamente modo di capire che aderire alla religione cristiana non si trattava di accedere a delle verità che, più o meno, potevano essere condivise. Sulla scia dell’esperienza di Paolo, capì che si trattava piuttosto di un incontro con la persona stessa di Cristo crocifisso, Risorto e presente sacramentalmente nella comunità della Chiesa, e che in forza di questo incontro tutta la sua vita sarebbe stata trasformata in meglio.
Come Paolo incontrò il Signore sulla via di Damasco, anche Vittore raccolse la potenza di questo incontro e lo fece proprio. Da questo momento in poi ciò che animò ogni istante della sua vita fu e rimase sino alla fine il Signore Gesù.
Vittore comprese che avrebbe dovuto dare un senso alla propria esistenza, alla propria vita e che avrebbe dovuto alimentarla con un nutrimento tutto speciale. Per questo approfondì e valorizzò la parola del Signore quale cibo essenziale, secondo quanto affermato dallo stesso Gesù: “Io sono il pane della vita”.
Carissimi fratelli e sorelle, il Signore è il nutrimento che rese viva, singolare diremmo anche, la vita del giovane Vittore; ed è per noi oggi paradigmatica, di esempio. Per tutti noi ma in modo tutto speciale per i giovani, e ancora più particolare per voi giovani di Otricoli che, in qualche modo siete suoi discendenti.
Egli vi lascia questa stupenda eredità: ricercare il Signore! Ma a ben considerare chi cerca il Signore, è come se lo avesse già trovato, in quanto egli si fa nostro prossimo, nostro fratello; ancor di più si fa nostro cibo.
Davanti alle tante immagini, alle tante notizie, alle infinite occasioni con le quali nutriamo la nostra vita, Vittore indica a noi Gesù, la sua parola come cibo vivo e vitale della nostra esistenza.
Carissimi giovani non perdete questa opportunità.
San Vittore aveva davanti a sé tante occasioni anche allettanti di facile successo, tuttavia non le considerò tali da potersi giocare la vita fino in fondo. Egli piuttosto considerando opportunamente che aveva a disposizione soltanto una vita e che avrebbe dovuto spenderla nel migliore dei modi, anche davanti alle molteplici proposte che la letteratura e la cultura di allora offrivano: dal “Carpe diem” al “divide et impera”, egli scelse l’unico nutrimento della vita, la vita vera: NSGC.
Tutto questo modo di pensare e di agire non era semplicemente un criterio qualsiasi, ma era talmente e significativamente impregnante da determinare l’essere stesso della persona.
Tale forza non solo trasformava i singoli individui, ma avrebbe avuto anche la potenza irrefrenabile di rivoluzionare l’apparato statale (romano), e quindi di rivoluzionare il mondo.
Come sappiamo così fu, e così avvenne che iniziarono le grandi persecuzioni.
Durante la persecuzione di Antonino, Vittore fu sottoposto a molteplici tormenti e decapitato nell’anno 168.
Ma anche dinanzi a tutto ciò, piuttosto che affievolirsi, la fede cresceva ed il sangue dei martiri, partecipando a quello versato da Cristo, faceva germogliare il fulgido contrasto della civiltà dell’amore.
E fu così che al nostro s. Vittore si associò nel martirio una giovane donna di nome Corona la quale, fortemente impressionata dal coraggio di Vittore nel superare le prove, si professò pubblicamente cristiana.
Carissimi fratelli e sorelle sarebbero sufficienti queste poche notizie sulla vita del nostro santo patrono per tracciare una pista luminosa sulla quale disegnare e improntare il percorso della nostra ammirazione e soprattutto della nostro fermo proposito nel volerne seguire le orme.
Così come è stato per la giovane Corona che, affascinata dall’esempio del giovane Vittore, si lasciò attrarre nel testimoniare con la vita la fede nel vero maestro e signore della storia, così possa avvenire per noi oggi: assumere nelle nostre intenzioni -e quindi nelle scelte di vita- sia la vittoria di Vittore, sia la corona di gloria della giovane Corona; nella piena consapevolezza che, tra le infinità di paure che il mondo ci riserva, di una dobbiamo averne l’assoluto terrore ossia –così come abbiamo sentito nel Vangelo- “di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo”
Carissimi fratelli e sorelle, oggi come allora -ma con maggiore consapevolezza almeno dal punto di vista della condivisione in tempo reale- si anela tutti ad un mondo diverso, più giusto, più pacificato; accogliamo perciò l’esempio di questi nostri antenati nel tempo e nella fede ed impariamo da loro.
Impariamo da Vittore; se vogliamo come lui vincere, se vogliamo rivoluzionare il mondo, questo sarà possibile solo con l’adesione personale a Cristo, solo avendo lui e la sua parola di vita come nutrimento per la nostra esistenza.
Dinanzi ai tanti alimenti nocivi che la società ci presenta, la cui assunzione porta –come avviene per la droga- ad esserne assuefatti e quindi refrattari ad ogni stimolo positivo e pertanto trascinati all’assunzione di ulteriori e più forti sostanze, Vittore ci presenta ancora e sempre Gesù come il pane di vita, attraverso le medesime parole del Signore: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”.
Carissimi giovani, oggi come ai tempi di san Vittore e di Santa Corona, anche voi siete, e noi insieme con voi, siamo alla ricerca della giustizia, alla ricerca di una certezza che possa dare fondamento alle nostre attese e alle nostre speranze.
Io credo che mai come oggi, il nostro vivere nella società da persone mature e responsabili richieda con maggiore sforzo l’adesione personale alla fede per un impegno attivo e fattivo nella società per la costruzione del bene comune.
Facciamo nostra carne l’invito di san Pietro, di cui abbiamo sentito nella seconda lettura, e che fu principio vitale dei nostri santi Patroni: “Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non sgomentatevi per paura e non turbatevi, ma rispondete a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”.
Le nostre speranze siano quelle del bene e le ragioni, ossia il fondamento, siano sempre la fede in Cristo Gesù; quella fede che i nostri Santi Vittore e Corona hanno professato, che ci hanno trasmesso e che ora dal Cielo impetrano sia viva nella nostra società attraverso l’apporto di ciascuno di noi.
Benedicano ed illuminino il cammino dei ragazzi e dei giovani; diano essi ulteriore spinta agli adulti affinché non demordano nel trasmettere con l’esempio e la tenacia necessari i valori umani e cristiani.
Siano per tutti noi, oggi e sempre, fonte di grazia e di benedizione. Amen