Pasqua 2024 – celebrazione nella Concattedrale di Amelia

Il giorno successivo ai fatti terrificanti della passione morte e sepoltura di Gesù, è scandito dalla annotazione: “Il primo giorno della settimana”. In quel primo giorno dopo il sabato il susseguirsi concitato degli avvenimenti dalla mattina presto si prolunga fino alla sera. Dalla mattina quando ancora era buio, con l’esperienza di Maria di Magdala, fino alla sera con l’esperienza dei 2 discepoli di Emmaus. La cosa strana della vicenda -a primo impatto- è che nonostante tutto quanto sia accaduto, raccontato e vissuto, non tocca minimamente l’animo dei due discepoli.
Da questo abbiamo subito un grande insegnamento, ossia la risurrezione di Gesù, la sua Pasqua –prima ancora di essere dimostrata- necessita di essere vissuta.
In altre parole la nostra vita cristiana si caratterizza principalmente da un incontro. Questo incontro avviene, si verifica in un percorso, se volete in un cammino. Dunque non tanto a seguito di una rivelazione statica.
Così è stato per tutti coloro che hanno sperimentato la Pasqua del Signore.
Questa è l’esperienza dei due di Emmaus, i quali, ricordiamo, sono stati posti come nostri compagni di viaggio in questa fase sapienziale del cammino sinodale.
Senza addentrarmi su ogni singolo dettaglio, a cui però rimando per la riflessione meditazione personale, metterei in risalto tre aspetti: il senso di sconfitta, il racconto e il riconoscimento.
Il senso di sconfitta dei discepoli è dichiarato dall’espressione noi speravamo….son passati 3 giorni…alcune donne dicono di avere avuto una visione di angeli ma lui non l’hanno visto.
Carissimi fratelli e sorelle, anche noi dopo aver vissuto nelle celebrazioni liturgiche i misteri della passione del Signore, siamo chiamati a vivere questo primo giorno della settimana, nella piena consapevolezza che è anche il primo e il fondamento di una vita nuova, quella battesimale: la nostra vita in Cristo.
Siamo chiamati a percorrere questo tratto di strada insieme ai discepoli di Emmaus; un tratto di strada che però dilata e prolunga, fino agli insondabili orizzonti della salvezza, l’intera esistenza di tutti coloro che nella fede sono disposti a mettere i primi passi. Passi che, come per i due di Emmaus, proseguono nella gioia della condivisione.
I due rientrano a casa con la morte nel cuore. La tomba del Signore è vuota ma il loro cuore è ancora pieno di morte. Gesù si avvicina, cammina con loro, ma essi lo riconoscono perché –così dice il vangelo- i loro occhi erano impediti. È importante questo particolare: i loro occhi erano impediti. Per questo si fa raccontare il motivo della pena e piano piano Il loro cuore si apre alla comprensione delle scritture quasi mirando a sfatare quella delusione. Il cuore inizia ad aprirsi ma i loro occhi sono ancora impediti …
Il cammino dei discepoli di Emmaus è il nostro stesso cammino di vita cristiana, molto spesso costellato da delusioni. Il Signore è sempre a fianco del nostro cammino, lo fa suo, non ha timore di perdere tempo, attende da noi che gli raccontiamo la nostra pena.
Ecco quindi il secondo elemento: il racconto. E Gesù ascolta tutta la storia, tutto il racconto. Così è per noi, raccontare le nostre pene, le nostre delusioni; ma come fu per i discepoli sarà anche necessario ascoltare la sua voce, che si fa presente attraverso la sua Parola e tutte le mediazioni di cui la Chiesa dispone e mette a disposizione.
Il riconoscimento arriva alla fine, quando il viaggio è finito e Gesù fa finta di andare oltre. L’invito “resta con noi perché si fa sera…” ci è donato come criterio di comportamento, prima ancora che vi possa essere il riconoscimento. Nei due non vi è nessuna attesa se non il desiderio di essere cortesi nei confronti di uno sconosciuto che ha condiviso la strada, che ha ascoltato che ha dato la sua chiave di interpretazione.
Alla cena, durante lo spezzare del pane avviene il riconoscimento, ma…avviene anche la sparizione.
Questo significa che Il Risorto non può essere considerato alla stregua di un reperto storico o archeologico ritrovato e da custodire; egli è colui che con la sua passione e morte (con quello che era il motivo di afflizione dei discepoli) ha vinto il peccato e la morte.
Dall’incontro con lui, da questa esperienza viva e vera, che avviene nello spezzare il pane e che può essere eucaristico e diventare di condivisione, nasce la vita nuova trasformandosi in testimonianza
È questo il Battesimo: morti al peccato, rinati a vita nuova ed esserne testimoni.
L’esperienza degli apostoli raccontata e tramandata da s. Pietro di cui abbiamo sentito nella prima lettura parla chiaramente della testimonianza; ripete questo per 4 volte: “noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute…; volle che apparisse a testimoni prescelti…; ci ha ordinato di annunciare e testimoniare…; tutti i profeti danno questa testimonianza.
come si fa a dire di poter essere testimoni della risurrezione di Gesù? nessuno ha assistito a quell’ evento per cui sotto questo punto di vista sarebbe azzardato affermare di essere testimoni di un avvenimento a cui nessuno è potuto essere presente. Gli apostoli stessi non ci tramandano una notizia del genere, che cioè essi assistettero…. E paradossalmente questo è un elemento importantissimo per attestare la veridicità di quanto riportato nei Vangeli.
La testimonianza in questo senso riguarda il senso pieno della vita non racchiuso e mai limitata a una esperienza esclusivamente sensoriale. Essa parte dalla fede e in forza della fede gli apostoli ricevettero le apparizioni, e il dono di riconoscerlo. In forza della fede essi ricevettero tutti i doni dei misteri di Cristo: lo Spirito santo e la forza di partecipare alle sofferenze di Cristo per la vita e la salvezza del mondo. “chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”.
Certamente si potrebbe storcere il naso, come di fatto anche molti cristiani tendono a fare, rinnegando le proprie radici ed abdicando a quanto di più sacro possa esserci nel profondo del cuore umano.
Nel nostro tempo, per fare un esempio, si cercano vie percorribili affinché si possa arrivare alla conclusione delle guerre e a instaurare la pace.
Sarà per questo necessario porre il fondamento di una pacificazione autentica che parta però dalla riconciliazione, pena l’accrescimento degli egoismi e delle violenze. Sarà necessario affidarsi al Signore della vita: “chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”.
È necessario che tutti, ad iniziare da ciascuno di noi, facciamo il percorso dei primi testimoni: Maria di Magdala, Pietro e Giovanni, i discepoli di Emmaus. I sepolcri della violenza umana continuano a moltiplicarsi in tutte le nazioni, in tutte le città, in tutte le vie; sembra quasi non ci sia alcun freno o limite alla violenza e alla crudeltà.
Le strategie politiche in merito, si riducono più che altro a ripetere dichiarazioni spesso senza alcun fondamento. Per il cristiano, per noi il fondamento della rinascita è Cristo. Non è possibile altra via.
Pertanto: “se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù”. La ricerca dei primi testimoni passa attraverso la via e, nella condivisione del pane spezzato (Eucaristico), prosegue nelle “cose di lassù”.
Affidiamo a Maria Santissima questo giorno affinché possa in noi e per mezzo nostro diventare l’alba di un mondo nuovo, laddove le cose di lassù non sono “cose appese o sospese nel vuoto”, ma sono la realtà di Dio che si è calato nella nostra umanità e nella morte e risurrezione del Figlio l’ha redenta.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo. Alleluia